La Quaresima al tempo del coronavirus


Torno sull'argomento che continua ad angosciare tutti gli italiani e che ha costretto quasi tutto il nord Italia ad eliminare anche la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri che da inizio alla Quaresima.

La questione della Messa "a porte chiuse" contrappone chi ritiene sacrosanto attendere alle norme anticontagio e chi, come Costanza Miriano, si appella ai martiri del passato che si sono fatti uccidere perchè "Sine Dominica non possumus" (Senza domenica, senza la celebrazione eucaristica, non possiamo vivere), dimenticando forse che la situazione non è paragonabile: a rischio non è solo la nostra vita, ma quella di tanti altri fedeli che possono essere contagiati a causa della nostra poca attenzione (e dunque poca carità?).
Così la Miriano:
(...) mi permetto di supplicare, visto che in alcune regioni fra pochi giorni si prenderanno decisioni per il periodo a venire: cari vescovi, vi prego, provate a pensare a soluzioni alternative alla chiusura totale ai fedeli. Nelle messe feriali a Roma la gente è pochissima, e anche quando mi è capitato di andare a Milano non ho mai visto la ressa, neppure una persona per panca, direi. Ieri a Roma dove sono andata io c’erano 104 panche e 18 persone, un numero più elevato del solito. Ci potevamo mettere uno ogni quasi sei panche.Le chiese sono i luoghi meno affollati che frequento, durante la settimana. Ci vado anche a riposarmi. Che senso ha, come ha giustamente chiesto Mons. Nosiglia, chiudere le messe al pubblico e lasciare aperti negozi e trasporti?Allora, cari padri, ricordate che siete protetti innanzitutto dalla sempre citata Costituzione, in particolare dall’articolo 7, e dall’articolo 2 comma 1 dell’Accordo di Villa madama del 1984 (<<1. La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica>>).Insomma nessuno in Italia può proibire la celebrazione della messa aperta ai fedeli, e fatta salva la prudenza non abbiate fretta di obbedire a un’ordinanza che non credo proprio essere vincolante per voi (e chi lo sostiene dovrebbe discuterne al Tar, se non sbaglio). Se la situazione lo richiedesse sì, certo, il buon senso deve prevalere. Ma la messa deve essere l’ultima cosa soppressa, dopo centri estetici, bar, parrucchieri, centri commerciali, supermercati, mezzi pubblici, che mi risultano tranquillamente aperti anche nelle regioni dove non si celebra più la messa…Ma se deve davvero essere sospesa, prima proviamo soluzioni alternative: messe a numero contingentato, come ho visto in tv si sta facendo nei paesi lombardi ed emiliani ad altissimo rischio (ma solo in quelli!) per far entrare la gente a fare la spesa. Il nutrimento dell’anima non è meno importante, giusto? Che so, nella mia parrocchia entrano solo i primi 104, uno per panca. O i primi 52, uno ogni 2 panche, se vogliamo esagerare. Ma anche se entrassero i primi 26, uno ogni 4 panche, nessuno rimarrebbe fuori alle messe feriali, purtroppo. E se rimane la gente in fila, celebriamo più messe. Brevi, senza omelia. Oppure messe all’aperto. Oppure messe giorno e notte, magari si rendessero necessarie!Ovviamente messe senza scambio della pace, comunione in bocca, acquasantiere. Va bene tutto.So che in certi paesi si fanno messe fuori orario, in modo che chi capita va. Il Signore disporrà che chi ne ha necessità venga a saperlo. In altri paesi si fanno messe carbonare, e neppure questo dovrebbe essere reso necessario. La Chiesa difenda il suo diritto di guardare a quello che sta succedendo sub specie aeternitatis (cioè dal punto di vista dell’ eternità), non come guarda il mondo. Noi pensiamo che la vita del corpo sia preziosa, ma non il bene assoluto. Pensiamo ai martiri, pensiamo a quelli che in Nigeria o in Egitto, per dire i primi casi che mi vengono, muoiono per andare a messa!Il tasso di mortalità della vita umana è del 100%, come mi ha detto un amico oggi, ed è esattamente per questo che ci interessa uno che è risorto. Non perché ci garantisca salute, né soldi né successo.E’ vero che in tanti luoghi dove le messe sono state chiuse ai fedeli (ma, voglio sperare, almeno comunque celebrate), le famiglie, gli amici stanno riscoprendo la bellezza della preghiera in comune nelle case (che se dal punto di vista virologico immagino non sia il massimo, è comunque un dono). Niente come la mancanza di qualcosa ci fa scoprire quanto è preziosa. Tanti cuori ardenti di sete e fame di Cristo forse si saranno risvegliati grazie a questa circostanza. Ma penso alle mie amiche di messa, le vecchiette. Non hanno gruppi whatsapp, non hanno reti comunitarie e di amici, è così nelle grandi città: che farebbero loro senza messa? E io, che farei senza l’unica cosa che mi tiene vagamente sana di mente, non dico centrata su Dio, ma che almeno frena la forza centrifuga della mia mente distratta e vanitosa (nel senso che si dimentica che tutto è vanità)?Sono certa che i vescovi abbiano voluto offrire collaborazione e fare comunione con tutte le altre parti della società civile, sono certa della fede e della buona fede, ovviamente, e delle rette intenzioni, ma noi siamo nel mondo, non del mondo. I fedeli hanno bisogno che anche di fronte a questa brutta situazione qualcuno ricordi loro che la vita non finisce qui, che la prudenza è sacrosanta, ma con intelligenza e raziocinio (metro aperte, chiese chiuse? Chiedere, pretendere che in caso di estrema necessità le chiese chiudano per ultime, se proprio si deve, è il minimo!).Qualcuno mi ha detto di non mormorare e di non discutere le decisioni dei vescovi. Se mi sono espressa in modo poco rispettoso, chiedo scusa. Quello che voglio davvero fare è portare una supplica da figlia ai miei padri, come ho fatto quando almeno una parte di loro si è mostrata prona alle logiche del mondo, benedicendo la legge sulle unioni civili. Voi siete il sale del mondo, e dovete aiutare noi a esserlo. Il sale è diverso, e davanti alla paura delle malattie non reagisce come il resto della pasta! 
Indirettamente gli risponde don Mauro Leonardi con un articolo pubblicato su AGI: "Andare a Messa durante un'epidemia":
(...) I cattolici che si lamentano di queste decisioni hanno ben poco di cattolico. I preti – anzi i santi – di una volta, facevano esattamente lo stesso. Ho presente il caso del venerabile Angelo Ramazzotti, vescovo di Pavia di cui è in corso la causa di beatificazione, che nel 1854 durante l’epidemia di colera decise che non si desse ai moribondi la comunione in punta di morte (il cosiddetto “viatico”) perché, anche se la medicina ancora non sapeva spiegarlo, era evidente ai suoi occhi che il colera si contagiasse.
Quand’anche i vescovi della Toscana dovessero decidere che non si faccia la messa in pubblico, non è che “si smette di dire messa”, si smetterebbe di celebrarla in pubblico: i sacerdoti, cioè, continuerebbero a celebrare il sacrificio e a offrirlo per la Chiesa e, poiché la messa è atto del popolo di Dio a prescindere dalla quantità di persone che vi assistono, una messa con un solo prete è sempre messa di tutta la Chiesa: vale come se tutti i vescovi del mondo la celebrassero assieme al Papa a San Pietro. Oltretutto, è regola generale che il precetto domenicale della messa non vale in caso di necessità: figurarsi quando la Chiesa decide di non celebrare la messa.
C’è anche chi, volendo ricevere la comunione in bocca o volendo farsi a tutti i costi il segno della Croce con l’acqua benedetta, si scandalizza perché pensa “Gesù è buono, non può farci del male: il suo Corpo purissimo ci preserva da ogni malattia”. Questa è magia. L’Eucarestia è, per il credente, nella sostanza, Cristo, ma negli accidenti è il normale pane e vino: tanto è vero che i celiaci devono usare un particolare tipo di ostia. Secondo la fede cattolica, il male – anche le malattie – è entrata nel mondo a causa del peccato originale, e ora il male c’è e Dio lo permette. Obbligare Dio a “togliere” il virus da un’ostia qualora ci fosse, è l’essenza del pensiero magico: quella mentalità che “comanda” al divino, non che chiede umilmente “sia fatta la tua Volontà”.
I cristiani che sentono l’anelito al martirio volendo la Comunione in bocca se il vescovo dice di prenderla in mano, che vogliono abbracciarsi in una messa gremita di gente per scambiarsi il segno della pace, ricordino che martire è colui che offre la propria vita, non quella degli altri: quest’ultimo si chiama kamikaze che vuole uccidere stando in mezzo alla folla.
Nei casi in cui le nostre liturgie comunitarie venissero temporaneamente sospese o cambiate in qualche particolare è molto opportuno alimentare la propria carità pregando nella propria stanza (come dice il Vangelo – cfr Mt 6,6) e manifestando una particolare attenzione verso le singole persone: soprattutto i più anziani, che non possono essere lasciati soli, e gli ammalati; stando vicini a quanti operano nel campo della sanità esponendo le loro persone al rischio di contagio, e a tutti coloro che, con la ricerca scientifica, cercano di individuare cure e vaccini adatti.
Così Avvenire: "Coronavirus. Messe sul web e preghiera personale: è la Chiesa che non s'arrende":
Le Messe sospese per evitare il contagio da coronavirus, la liturgia del Mercoledì delle ceneri rinviata nella maggior parte delle diocesi del Nord, le attività pastorali e catechistiche congelate fino a nuova disposizione aprono la strada a percorsi di fede meno consueti ma che possono aiutare a riscoprire buone prassi di spiritualità come la preghiera personale e in famiglia, il senso di prossimità e di comunione, il ringraziamento e la lode.
La Chiesa al tempo del coronavirus non chiude le porte per la paura – anche perché tutte le chiese rimangono aperte – ma coglie l’occasione provvidenziale per riattingere dal suo millenario patrimonio tesori di devozione e di pratiche oranti forse un po’ trascurati. Sono gli obiettivi dei vescovi delle diocesi più colpite dal contagio, ma non solo, che in questi giorni invitano i fedeli a momenti di riflessione e di preghiera, anche in assenza di liturgie partecipate.
È il caso dell’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, che oggi alle 12 si recherà da solo al santuario di Nostra Signora della Salute, in Borgo Vittoria, a pregare il Rosario e rinnovare alla Vergine Maria la richiesta di proteggere la popolazione della città e del territorio. Una scelta che ottempera al divieto di celebrazioni religiose pubbliche deciso dalle autorità civili fino a sabato 29, accettato da molte altre diocesi del Piemonte. Nel giorno del digiuno quaresimale Nosiglia ha chiesto agli Istituti e alle famiglie religiose di riunirsi in preghiera per i bisogni e le necessità di chi vive nel territorio torinese.
E il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia – che stasera celebra in San Marco a “porte chiuse” – nella sua lettera per l’inizio della Quaresima, sottolinea che «come discepoli del Signore, siamo chiamati a vivere la comunione ecclesiale in una specie di diaspora (dispersione), intensificando il rapporto personale col Signore attraverso momenti significativi di preghiera personale, come pure in famiglia e tra gli amici».
Tra le tante diocesi che si affidano alle trasmissioni televisive anche quella di Reggio Emilia-Guastalla. I fedeli potranno seguire la liturgia delle Ceneri su due tv locali in orari diversi, «per dare al maggior numero di persone la possibilità di raccogliersi in preghiera, rimanendo nella propria abitazione, per partecipare alla liturgia che dà inizio al tempo della Quaresima». Invito alla preghiera ma anche sentimenti di gratitudine per i medici che stanno combattendo sul fronte del contagio da parte della diocesi di Bolzano-Bressanone. «Come cristiani – osserva il vescovo Ivo Muser – con la preghiera siamo vicini in particolare alle persone malate e ai loro familiari, ma anche a quanti si stanno impegnando con competenza e professionalità per la salute pubblica e soprattutto per le persone più deboli e anziane. Li ringraziamo per il loro lavoro». (...)
Una sinfonia di attenzioni concrete e di indicazioni pastorali che, nella logica di comunione che sottolinea l’impegno di non cedere al disorientamento in questo momento difficile, appare ben riassunto dalla preghiera dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini. «Invoco la benedizione di Dio su questa nostra terra e su tutte le terre del pianeta. Invoco la benedizione di Dio per tutti: la benedizione di Dio – spiega l’arcivescovo ambrosiano – non è una assicurazione sulla vita, non è una parola magica che mette al riparo dai problemi e dai pericoli. La benedizione di Dio è una dichiarazione di alleanza: Dio è alleato del bene, è alleato di chi fa il bene. Invoco la benedizione di Dio sugli uomini di scienza e sui ricercatori». E, dopo aver ricordato che la maggior parte delle persone fa fatica a seguire l’evoluzione delle notizie che riguardano la diffusione del virus, le indicazioni che riguardano i pericoli e i rimedi di fronte al contagio, Delpini assicura che «il Signore è alleato degli uomini di scienza che cercano il rimedio per sconfiggere il virus e il contagio. In momenti come questi si deve confermare un giusto apprezzamento per i ricercatori e per gli uomini e le donne che si dedicano alla ricerca dei rimedi e alla cura dei malati». Ma non tutte le difficoltà di questi giorni vanno lette in senso solo negativo. Anzi, la buona prassi cristiana di cogliere il bene dal male, suggerisce all’arcivescovo di Milano di cogliere lo spunto della sospensione dalle attività ordinarie «per giorni meno frenetici: per pregare, pensare, cercare forme di prossimità con i fratelli e le sorelle».
Seguono alcuni messaggi dei vescovi delle zone più a rischio:
  • mons. Claudio Cipolla diocesi di Padova
Messaggio del vescovo Claudio per l’inizio di questa Quaresima “particolare”

Una Quaresima che inizia senza la solenne convocazione della comunità è per lo meno strana. Pone domande, sollecita considerazioni, indebolisce le nostre consolidate tradizioni: è un inizio provocatorio. La sospensione della celebrazione ci induce a ripensare al senso stesso del Mercoledì delle Ceneri e alla sua rilevanza nella vita spirituale. Per molti era una consuetudine che non poneva più interrogativi, per altri era stata trascurata semplicemente per distrazione: ora ritorna all’attenzione!

Questo vuoto, che nella musica si chiama pausa, arricchisce la melodia; nella pittura una piccola macchia di colore in un campo uniforme diventa richiamo, ad esempio un punto bianco su sfondo nero. Queste pause e questi punti attirano l’attenzione. Si tratta di tramutarli in ricami: è un’arte!

Anche questo Mercoledì delle Ceneri e questa prima domenica di Quaresima, vissuti in modo tanto strano, possono essere un’occasione di grazia perché «tutto concorre al bene di coloro che il Signore ama».

L’assenza della comunità convocata. Educati ad una visione troppo individualistica della nostra fede, adesso che viene a mancare l’assemblea convocata percepiamo che senza una comunità si perde qualcosa di importanteÈ una comunità che celebra l’inizio del tempo che prepara alla Pasqua e Pentecoste; è una comunità che si dà, da secoli, tempi e riti per ritrovarsi e continuare il proprio cammino, rinnovando l’appello a tutti di seguire Gesù e il suo Vangelo; è una comunità che ogni anno desidera far memoria della sua lunga storia di relazione con Dio Padre, della sua identità dovuta all’opera che Gesù ha compiuto proprio per lei, della sua preziosità in un mondo sedotto dalla autoreferenzialità che è sempre chiamato, invece, ad attendere da Dio la sua salvezza; è una comunità che celebrando i sacramenti e facendo memoria del Battesimo, si riconsegna al Signore per essere segno, luce e sale, della sua misericordia e del suo amore.

Non abbiamo voluto noi disposizioni così restrittive, ma vivendole impariamo a sentirci solidali con il nostro territorio e la sua organizzazione civile e sociale di cui vogliamo essere interlocutori responsabili e affidabili, avendo la certezza che il Signore onnipotente arriva ovunque e comunque con la sua grazia. Con questa fiduciosa certezza possiamo straordinariamente privarci con dolore anche delle cose più preziose che possediamo, come i sacramenti e la domenica.

Quella che viviamo è un’occasione per riscoprirci personalmente responsabili del nostro cammino di fede, o meglio della risposta che ciascuno di noi è chiamato a dare al Signore. Egli sempre ci chiama, continuamente ci aspetta anche quando, come il figlio prodigo, siamo lontani dalla sua casa. Ci aspetta rispettando la nostra libertà. La convocazione sarà quest’anno per un incontro con Lui nel nostro cuore. E, se siamo in grado, nella nostra casa, parlandone rispettosamente e autorevolmente con il nostro coniuge , i nostri figli e i nostri cari.

L’inizio della Quaresima può essere solenne ugualmente anche se non secondo le consuetudini, ma secondo lo Spirito, nell’interiorità di ciascuno. Il Signore ci chiama a convergere su di Lui e a rinnovare la nostra fraternità con la sua comunità non a partire da una grande assemblea, ma nel nostro segreto. «E il padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà».

Non perdiamo dunque questa occasione per sentirci provocati personalmente ad accogliere la grazia della Quaresima.

Il punto di colore diventa disegno, la pausa musica.

Perché non tentare di mutare questa mancanza di convocazione comunitaria in ricamo ecclesiale impreziosendo e rifinendo con arte spirituale una situazione imprevista?

+ Claudio Cipolla, vescovo

  • mons. Piero Delbosco diocesi di Cuneo - Fossano

Insieme al messaggio mons. Delbosco offre sette consigli per contrastare il virus della tristezza e indica sette passi lungo il cammino che porta a Pasqua


L’inizio della Quaresima in questo anno 2020 coincide con una settimana particolare, in cui le nostre comunità sono cariche di apprensione per la diffusione di un virus pericoloso per la salute. Tra le precauzioni adottate ci sono anche quelle che riguardano le celebrazioni pubbliche, con assembramento di persone, che potrebbero favorire la diffusione del contagio. Sono previste, perciò, misure precauzionali che limitano le celebrazioni. Questa circostanza dolorosa può trasformarsi in occasione di conversione. Mette in risalto la nostra estrema vulnerabilità, come afferma il rito delle ceneri: “Ricordati che sei polvere …”.
La Quaresima inizia ugualmente, anche con la difficoltà a celebrarne i riti. Inizia nell’impegno personale di ogni fedele nella vita ordinaria e con la propria famiglia. Ciascuno potrà trovare i modi adatti per dedicare qualche momento apposito alla preghiera in casa, alla lettura della Parola del Vangelo (a partire da Mt 6,1-6.16-18), a momenti di silenzio e riflessione nel segreto dalla propria stanza.
La Quaresima è una quarantena essenziale per la salute dello spirito. Ci aiuta a contrastare i virus spirituali, di cui il più pericoloso è la tristezza. Insieme ad essa vengono tutti gli altri virus che contaminano lo spirito, tolgono forza al cuore, rendono arida la vita quotidiana e ci rendono insensibili a quanti oggi attraversano la passione delle sofferenze e delle ingiustizie.
Buona quarantena a tutti, per ritrovarci un po’ più sani almeno per la Pasqua!

Piero Delbosco, vescovo

Insieme al messaggio per la Quaresima il vescovo offre sette consigli per contrastare il virus della tristezza e indica sette passi lungo il cammino che porta a Pasqua.

Sette consigli per contrastare il virus della tristezza

1) Umiltà e desiderio sincero di lasciarsi cambiare interiormente.
2) Preghiera quotidiana per chiedere l’aiuto di Dio per compiere fino alla fine il cammino intrapreso.
3) Moderarsi nel mangiare, nel bere, nel divertimento, nelle continue attività, nelle parole, nei pettegolezzi, nelle lamentele…
4) Staccare ogni tanto telefono, televisore, pensieri per stare in silenzio, ringraziare Dio, riflettere.
5) Confessarsi, dicendo con sincerità i propri peccati, le proprie paure, la propria miseria.
6) Compiere piccole opere di misericordia nella propria casa e nel proprio ambiente di vita.
7) Staccarsi un po’ dai propri soldi e dai propri beni donando con generosità e senza farsi vedere.

Sette passi nel cammino dalla Quaresima alla Pasqua

Mercoledì 26 febbraio (le ceneri) - Primo passo: «Convertitevi, e credete al Vangelo!». Siamo invitati ad avere fiducia nell’amore misericordioso di Dio, senza avvilirci per il male che c’è dentro di noi e nel nostro mondo.
Domenica 1 marzo - Secondo passo: «Non cedete alle seduzioni di avere tante cose, di far bella figura, di dominare!». Siamo invitati a smascherare gli inganni del diavolo nella vita quotidiana per non lasciarci ingannare da falsità che poi lasciano tristezza.
Domenica 8 marzo - Terzo passo: «Guardate avanti al di là di ogni croce!». Siamo invitati a intravedere già la luce della risurrezione anche nei momenti di buio e di sofferenza!
Domenica 15 marzo - Quarto passo: «Attingete al pozzo della fede!». Siamo invitati a riconoscere e valorizzare i doni che abbiamo per il fatto di essere cristiani, di ascoltare il Vangelo, di partecipare ai Sacramenti, di avere una comunità cristiana.
Domenica 22 marzo - Quinto passo: «Aprite gli occhi!». Siamo invitati a non ostinarci e restare ciechi, chiusi nella tristezza, nella delusione, nella malizia interiore.
Domenica 29 marzo - Sesto passo: «Preparatevi alla risurrezione!». Siamo invitati a superare l’angoscia di fronte alla morte, di fronte alle esperienze che finiscono, di fronte ai fallimenti. Dio ha il potere di risollevarci ogni volta dalla morte del corpo e da quella dello spirito.
Domenica 5 aprile (le Palme) - Settimo passo: «Seguite Cristo nella sua passione per condividere con lui la Risurrezione!». Siamo invitati a seguire il Signore passo dopo passo nella sua sofferenza, lasciandoci condurre fino alla gioia della Risurrezione.
Domenica 12 aprile - «È Pasqua!». In chiesa si canterà: «Alleluia!». E nel nostro cuore diremo anche: «Grazie, Signore, di avermi creato, fatto cristiano, conservato fino ad oggi in questo mondo!».
Mons. Tremolada, vescovo di Brescia: "Dio non ci abbandona"
Le indicazioni del vescovo Tremolada, a fronte del delicato momento di emergenza dovuto al Coronavirus, sino a domenica 1° marzo. La Messa delle Ceneri e l'apertura del Giubileo delle Sante Croci avverranno a porte chiuse, come da disposizioni, in diretta televisiva.
Carissimi fedeli della Chiesa di Brescia,
il momento che stiamo vivendo ci vede giustamente preoccupati. La diffusione crescente del “Coronavirus” domanda seria considerazione e grande attenzione. Il pensiero va anzitutto a coloro che sono stati colpiti dall’infezione e a coloro che, con grande generosità, si stanno prodigando ad assisterli, ma anche a coloro che, con serietà e competenza, si stanno adoperando per arginare la diffusione del contagio.
Siamo preoccupati, sì, ma non spaventati: ci sostiene la convinzione che la Provvidenza di Dio non ci abbandona: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” – ci ha promesso il Signore. Non facciamoci dunque derubare la fiducia che viene dalla fede.
Occorre poi vigilare per non dare spazio a allarmismi che possono provenire da idee sbagliate o informazioni scorrette. Per questo sarà molto importante che ci atteniamo alla valutazione di persone competenti e autorevoli. E qui colgo l’occasione per esortare i mezzi della comunicazione ad assumere con responsabilità il loro compito di mediatori corretti e onesti delle notizie e delle informazioni.
In momenti come questi ci rendiamo meglio conto di che cosa significa essere tutti insieme cittadini e prima ancora essere parte di un’unica umanità. Siamo necessariamente uniti gli uni agli altri, abbiamo un comune destino che ci lega e abbiamo bisogno dell’aiuto vicendevole.
In questo spirito di solidarietà sociale, che per noi attinge direttamente alla fede, desidero vengano accolte e rispettate le indicazioni che mi appresto a dare e che riguardano la vita della nostra Chiesa diocesana in questo momento particolarmente delicato. Mi preme che vengano recepite con grande rispetto le direttive che le autorità civili hanno trasmesso, al fine di fronteggiare la diffusione del virus. Sono disposizioni che domandano anche dei sacrifici, ma che al momento appaiono necessarie.
Dovendo limitare al massimo gli assembramenti di persone, sia in luoghi chiusi che all’aperto – stando all’ordinanza emanata dal Presidente della Regione Lombardia, ripresa dalla Prefettura di Brescia – sarà necessario sospendere da oggi fino al 1 marzo (in attesa poi di successive precisazioni) iniziative, incontri e riunioni presso i nostri ambienti parrocchiali, nonché convegni, pellegrinaggi, incontri di formazione presso i nostri centri diocesani. Penso in particolare alla riunione delle congreghe e all’incontro dei presbiteri e diaconi previsto con me a Salò per giovedì 27 febbraio. Gli oratori potranno essere aperti durante la giornata per singoli o piccoli gruppi che vorranno utilizzarne gli ambienti, ma non per iniziative che prevedano una sensibile concentrazione di persone (es. catechesi, allenamenti, feste, gruppi associativi, ecc.). Si valuti l’opportunità che i bar degli oratori rimangano aperti durante il giorno, fermo restando che anch’essi, come gli altri bar commerciali, sono tenuti alla chiusura prevista per le ore 18.00.
Gli uffici della Curia Vescovile resteranno aperti secondo gli orari consueti.
Per quanto riguarda le celebrazioni liturgiche, mi preme anzitutto raccomandare che le nostre chiese siano regolarmente aperte durante il giorno, per consentire la preghiera personale, in questo momento particolarmente preziosa. All’Eucaristia di ogni giorno non potrà partecipare il popolo, ma esorto i sacerdoti di celebrarla regolarmente a nome di tutta la comunità, facendola precedere dal consueto suono delle campane: in questo modo la nostra gente idealmente si unirà. Laddove è possibile, ci si colleghi via radio o in altro modo a quanti si trovano nelle proprie case. Si mantengano i contatti con i fedeli portando la comunione nelle case ai malati e ad altri che vorranno cogliere l’occasione per riceverla. Si abbia l’avvertenza di distribuirla sulla mano.
Siamo alle soglie della Quaresima. La Santa Messa con il Rito delle Ceneri non potrà avvenire con concorso di popolo: i sacerdoti, tuttavia, la celebrino a nome di tutti. Il Mercoledì delle Ceneri è un giorno molto caro alla nostra tradizione: giorno di preghiera e digiuno. Viviamolo così anche nelle nostre case. Per quanto mi riguarda, il giorno di Mercoledì 26 febbraio alle ore 20,30 celebrerò l’Eucaristia che inaugura la Quaresima in Cattedrale a porte chiuse. La si potrà tuttavia seguire in diretta televisiva su Teletutto, Super TV e in diretta radiofonica su Radio Voce (Canale 720 del Digitale Terrestre e streaming). Esprimo sincera gratitudine a queste reti televisive e radiofoniche per la loro preziosa collaborazione.
In questa settimana è previsto per noi un appuntamento molto importante: l’apertura del Giubileo straordinario delle Sante Croci, Venerdì 28 febbraio alle ore 20.30 in Duomo Vecchio. Purtroppo anche questo momento, che abbiamo così tanto atteso e preparato, non potrà essere condiviso direttamente dalle persone. Lo si potrà tuttavia seguire, in reciproca comunione e con intensità di fede, di nuovo attraverso la radio e le televisioni.
Anche la celebrazione eucaristica prefestiva di Sabato 29 febbraio alle ore 18.30 e quella di domenica 1 marzo delle ore 10.00, quest’ultima presieduta da me, potranno essere seguite sulle due emittenti televisive e su quella radiofonica. Non avendo altra possibilità, esorto tutti di partecipare in questo modo alla S. Messa della prima domenica di Quaresima, dispensando dal precetto festivo.
Quanto alle celebrazioni dei matrimoni e dei funerali, dovranno avvenire con un concorso minimo di persone: ci si limiterà ai parenti più stretti. La comunità venga tuttavia informata e faccia sentire la sua presenza attraverso la preghiera.
Mi affido alla sapienza dei sacerdoti per quanto riguarda la celebrazione del Sacramento della Penitenza, che vorrei non mancasse al popolo di Dio. Se i confessionali non garantiscono una condizione ritenuta adeguata, ci si sposti sulle panche della Chiesa o in ambienti più idonei.
Come detto, tutto ciò vale per una prima settimana, cioè fino a domenica 1 marzo compresa. In base all’evoluzione della situazione sarà mia premura fornire ulteriori indicazioni per i giorni successivi, in stretto e costante contatto con le autorità civili.
Non abbiamo mai vissuto un’esperienza come questa. Ci conceda il Signore di raccogliere con umiltà e saggezza l’insegnamento che essa reca con sé. Siamo fragili, nonostante la nostra presunzione. Siamo legati gli uni agli altri, nonostante la nostra tendenza a fare da soli. Guardiamo al nostro Creatore e ritorniamo ad affidarci a lui con fiducia, per ritrovare la gioia di sentirci fratelli e sorelle nell’unica famiglia umana.
La Madre di Dio, Madonna delle Grazie, stenda su di noi il suo manto di misericordia e ci custodisca nella pace.
Tutti di cuore benedico. 

IL VESCOVO DI PAVIA: "AFFIDIAMOCI A DIO: È TEMPO DI RECITARE IL ROSARIO IN FAMIGLIA"

24/02/2020  Monsignor Corrado Sanguineti scrive alla diocesi dopo la sospensione delle messe per l'allarme Coronavirus: «Il clima di grande allarme sociale, d'insicurezza e d'ansia che rischia di diffondersi è anche il frutto di una visione che vorrebbe avere tutto sotto controllo»

Carissimi fedeli e cari confratelli nel sacerdozio,
Con questo messaggio intendo offrire alcune indicazioni che ci aiutino a vivere la situazione che si sta creando, anche nel territorio della nostra Diocesi, per l’infezione virale del “Coronavirus”.
Ovviamente, siamo tenuti a osservare le disposizioni emanate e aggiornate dalle competenti Autorità che hanno lo scopo di fronteggiare la diffusione del virus, evitando allarmismi esagerati e la crescita di un clima sociale di sfiducia e di paura.
Dovendo purtroppo sospendere, fino a nuova indicazione, la celebrazione delle sante Messe, dispongo che le chiese rimangano aperte, per la preghiera personale dei fedeli, e chiedo che anche nei giorni feriali, i sacerdoti celebrino la Messa quotidiana, a porte chiuse, pregando a nome di tutta la comunità, segnalando con il suono della campane che l’Eucaristia è offerta per i vivi e i defunti: anche se non possiamo celebrare pubblicamente, non deve venire meno la preghiera liturgica che per noi sacerdoti è appuntamento quotidiano di vita ed è sorgente inesauribile di grazia per tutto il popolo di Dio. I sacerdoti mantengano i contatti con i fedeli, e non manchino di continuare la loro presenza presso i malati e gli anziani nelle case e nelle strutture di accoglienza.
Questa situazione di prova, che siamo chiamati a vivere, può essere un tempo di purificazione e di maturazione della nostra fede, se ci porta ancora di più a stringerci a Cristo Salvatore, con la preghiera personale e nelle famiglie: come facevano i nostri vecchi, quando si trovavano ad affrontare ben peggiori epidemie e malattie, senza togliere nulla all’impegno prezioso dei medici e degli operatori sanitari, e senza venire meno alle indicazioni di prudenza e d’igiene, prendiamo in mano il Rosario e affidiamoci alla tenerezza e all’intercessione potente di Maria, invochiamo la protezione di nostri Santi, di San Siro, di Sant’Agostino, di San Riccardo Pampuri.
Tra pochi giorni entreremo nella Quaresima: alla preghiera, uniamo il gesto della penitenza, del digiuno, delle opere di carità e accettiamo di vivere questi giorni delicati e difficili come tempo di conversione. Rimane sempre la possibilità di seguire la Messa anche quotidiana via radio o Tv.
Concludo con una semplice riflessione: il clima di grande allarme sociale, d’insicurezza e d’ansia che rischia di diffondersi è anche il frutto di uno sguardo sulla vita che vorrebbe avere tutto sotto controllo, che fa fatica ad accettare la condizione umana fragile e vulnerabile e che, in fondo, ha cancellato Dio dall’orizzonte dell’esistenza. Pensavamo di poter controllare tutto, ma la realtà è più grande di noi e forse dobbiamo imparare a unire al giusto e appassionato impegno per vincere il male e le malattie, l’affidamento al vero Signore del mondo, creatore e Padre, nel gesto umile e intelligente della preghiera: “I conti sull’uomo, senza Dio, non tornano, e i conti sul mondo, su tutto il vasto universo, senza di Lui non tornano” (Benedetto XVI).
Invochiamo il Signore della vita per le persone coinvolte da questa infezione, stiamo vicini alle loro famiglie, evitiamo ogni forma di distanza e di sospetto nelle relazioni sociali: che questi giorni ci facciano essere più uniti e attenti, solleciti del bene di ogni fratello e sorella in umanità.
Tutti benedico e tutti affido alla dolce Madre di Dio!
Pavia, 23 febbraio 2020
+ Il vostro vescovo Corrado

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