IV Domenica di Avvento: "Il Re Davide e la fanciulla di Nazareth"
Questa IV domenica di Avvento, vicinissima al Natale, è
dominata dall’immagine di Maria che, inconsapevolmente, realizza le promesse fatte
al Re Davide secoli prima. Abbiamo così due scenari: quello descritto nella
prima lettura, con Davide che, a Gerusalemme, vuole suggellare il suo potere politico
costruendo una casa per Dio e, dall’altra, una ragazzina sconosciuta di un
paese periferico, visitata nella quotidianità della sua casa da un Angelo che
le annuncia il progetto che Dio ha su di lei e le chiede il permesso di
renderla dimora di Dio, tabernacolo del suo Figlio.
Ciò che un uomo potente vuole fare a
Dio, Dio lo realizza in modo molto più grande attraverso una giovane e povera donna.
E lo fa non nel Tempio o nei grandi palazzi di Gerusalemme, ma in periferia,
nell’umile casa di una fanciulla. E’ Dio che opera per noi e compie “grandi
cose” in coloro che lo accolgono e gli permettono di agire. Non siamo noi i
protagonisti: è Dio che chiama, è Dio che compie, Dio che guida: ma noi
dobbiamo accogliere, collaborare, essere come Maria “servi”: titolo non di
umiltà, ma di consapevolezza del privilegio che Dio ci dona nel poter
collaborare con Lui.
Al Tempio Dio preferisce la casa, la
quotidianità della vita ordinaria. Ed è nella quotidianità che deve avvenire l’incontro
col Signore: qui, oggi, sempre.
L’Angelo entra da lei, o forse è
meglio dire che entra in lei: è un incontro spirituale di difficile descrizione
La
prima parola dell'angelo non è un semplice saluto, ma: Chaîre, sii lieta, gioisci, rallegrati! Non ordina: fa' questo o
quello, inginocchiati, vai, prega... Ma semplicemente, prima ancora di ogni
risposta: gioisci, apriti alla gioia, come una porta si spalanca al sole. Dio
parla il linguaggio della gioia per questo seduce ancora. E subito aggiunge il
perché della gioia: piena di grazia, riempita di tenerezza, di simpatia,
d'amore, della vita stessa di Dio. Il nome di Maria è «amata per sempre». Il
suo ruolo è ricordare quest'amore che dà gioia e che è per tutti. Tutti, come
lei, amati per sempre. (…)
Maria
fu molto turbata. Allora l'angelo le disse: Non temere, Maria. Non temere se
Dio non sceglie la potenza, non temere, l'umiltà di Dio, così lontana dalla
luci della scena, dai riflettori, dai palazzi; non temere questo Dio bambino
che farà dei poveri i principi del suo regno. Non temere l'amore. Ecco
concepirai e darai alla luce un Figlio, che sarà Figlio di Dio. La risposta di
Maria non è un "sì" immediato, ma una domanda: come è possibile?
Porre domande a Dio non è mancanza di fede, è stare davanti a Lui con tutta la
dignità di creatura, con maturità e consapevolezza, usare tutta l'intelligenza
e dopo accettare il mistero. Solo allora il "sì" è maturo e creativo,
potente e profetico. (E. Ronchi)
Il nostro TURBAMENTO, la nostra
PAURA spesso nasce da un atto di superbia, come se dovessi contare solo sulle
mie forze, sulle mie capacità. Temiamo di non essere all’altezza delle
situazioni in cui ci troviamo: ma dobbiamo fare davvero tutto noi? E Dio? La
differenza tra Davide e Maria è che il primo vuole fare qualcosa per Dio, Maria
lascia che Dio faccia tutto per lei e per noi. La fede sta tutta qui (e non è
poco): mettere da parte i nostri progetti, anche i più nobili e santi e
permettere a Dio di essere Dio, perché lui faccia grandi cose.
E le cose annunciate dall’angelo sono incomprensibili oltre che enormi: Dio, il grande, l’onnipotente che genera in lei un Figlio, SUO figlio (opera dello Spirito Santo[1]: nato dall’incontro fecondo tra Dio e l’umanità), il Messia atteso, la realizzazione della profezia di Natan fatta a Davide.
E le cose annunciate dall’angelo sono incomprensibili oltre che enormi: Dio, il grande, l’onnipotente che genera in lei un Figlio, SUO figlio (opera dello Spirito Santo[1]: nato dall’incontro fecondo tra Dio e l’umanità), il Messia atteso, la realizzazione della profezia di Natan fatta a Davide.
Lo chiamerà Gesù:
Dio salva (da cosa? Dal peccato, dalla di-sperazione, dalla mancanza di senso,
di gioia…).Non solo: tutto ciò comporta per Maria un RISCHIO non indifferente:
quello di perdere il promesso sposo, di essere considerata ragazza-madre, di
essere scacciata come adultera. Tutti i suoi progetti (piccoli come i nostri)
sono in pericolo. Maria si fida: sono al suo servizio, Lui mi indicherà la
strada. Si sente amata, ama Dio: qui trova la forza per dare il suo si, per
rispondere come prima di lei hanno fatto i grandi profeti: eccomi.
Anche a noi è richiesto il nostro ECCOMI: ci sto, non scappo, non cerco vie di fuga (neanche in progetti futuri fantasiosi): accetto questa situazione, i miei limiti, la ferialità della vita.Dio non mi chiede di rinunciare ai sogni (anzi, offre a Maria dimensioni future ben più ampie di quelle che lei si potesse immaginare), ma ai MIEI sogni, al fatto che siano solo miei e siano fonte di frustrazioni perché sempre lontani dal realizzarsi.
Anche a noi è richiesto il nostro ECCOMI: ci sto, non scappo, non cerco vie di fuga (neanche in progetti futuri fantasiosi): accetto questa situazione, i miei limiti, la ferialità della vita.Dio non mi chiede di rinunciare ai sogni (anzi, offre a Maria dimensioni future ben più ampie di quelle che lei si potesse immaginare), ma ai MIEI sogni, al fatto che siano solo miei e siano fonte di frustrazioni perché sempre lontani dal realizzarsi.
[1] “Se
Gesù risultasse dall’amore di Giuseppe e Maria, per quanto grande e santificato
fosse questo amore, il frutto sarebbe stato unicamente umano…Gesù sarebbe reso
figlio da Dio solo per adozione…In nessun modo saremmo davanti al mistero che
la Scrittura rivela e la fede confessa: quello del Figlio effettivo di Dio
fatto uomo per l’Incarnazione” (G:Martelet).Ma al momento il dato più rilevante
rimane questo: Dio si è scelto la DIMORA , Maria. E’ lei che si fa tabernacolo,
casa accogliente ed è con lei che siamo chiamati a farci dimora anche noi di
Dio che viene ad abitare in mezzo a noi e, attraverso di noi, in questa società
che ha sempre più bisogno di Lui.