III Domenica di Avvento, anno B: "Gioite!"
Vegliate- preparate- gioite- accogliete: sono i quattro imperativi
classici dell’Avvento.
Oggi, III domenica di Avvento, è la domenica della GIOIA, o
meglio della TESTIMONIANZA gioiosa:
dopo aver risvegliato la nostra fede assopita, aver ricominciato a preparare la
strada al Signore che viene, occorre sempre metterci in cammino condividendo
questo percorso con altri fratelli.
Il cristiano non è un solitario, ma è un fratello che ha a cuore gli altri fratelli e che desidera, ha bisogno di condividere la sua fede. Da qui il dovere di testimoniare, di annunciare in modo credibile, il motivo per cui rallegrarci (“gioisci” diceva l’angelo a Maria): “perché il Signore è vicino”, ti sta accanto, ti protegge, vuole il tuo bene, gli interessi, ha a cuore la tua felicità…
I personaggi biblici di riferimento sono quelli della domenica scorsa: Isaia e Giovanni Battista, testimoni scomodi, ma credibili che invitano a prepararci e ci chiedono di fare come loro: annunciare il Signore che viene a cambiare la storia.
Isaia (1L) testimonia la sua gioia nel Signore, l’esultanza della sua anima in Dio, nel Dio che lo ha rivestito, avvolto, conquistato come uno sposo e che gli permette di guardare al futuro con speranza: la terra arida produce i suoi germogli, sta per far germogliare i suoi semi di salvezza e di giustizia. Affida questa nuova primavera ad un personaggio misterioso inviato da Dio (e da lui consacrato con lo Spirito che è su di sé) per portare il lieto annuncio ai miseri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamerà la libertà per gli schiavi e i prigionieri. Sono le parole che, in una Sinagoga, Gesù si troverà a leggere e commentare scandalizzando l’assemblea: “Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito”.
Giovanni Battista è presentato dall’evangelista omonimo soprattutto come il TESTIMONE (è la parola che più volte viene ripetuta in questo brano), colui che introduce la persona di Gesù, ma che, interpellato, insiste nel dire quello che lui NON E’: non è il Cristo, non è Elia, non è il profeta. Egli è solo una voce che grida nel deserto. Una voce che è consapevole del suo posto e dei suoi limiti: il fatto che tante persone lo cercano e ascoltano con interesse le sue parole non lo portano a dimenticare di essere testimone di qualcun altro, di dover indicare questo, di mettersi in ombra perché costui sia illuminato. E’ una voce inoltre che “ci insegna una verità di fede fondamentale: per arrivare alla fede in Gesù, all’incontro con lui, abbiamo bisogno di testimoni. Nessuno accede alla fede direttamente, ma ciascuno di noi incontra il Signore attraverso la mediazione di altri e, ciascuno di noi, a sua volta, deve diventare testimone di Gesù perché altri lo possano incontrare” (D.Scaiola).
Il cristiano non è un solitario, ma è un fratello che ha a cuore gli altri fratelli e che desidera, ha bisogno di condividere la sua fede. Da qui il dovere di testimoniare, di annunciare in modo credibile, il motivo per cui rallegrarci (“gioisci” diceva l’angelo a Maria): “perché il Signore è vicino”, ti sta accanto, ti protegge, vuole il tuo bene, gli interessi, ha a cuore la tua felicità…
I personaggi biblici di riferimento sono quelli della domenica scorsa: Isaia e Giovanni Battista, testimoni scomodi, ma credibili che invitano a prepararci e ci chiedono di fare come loro: annunciare il Signore che viene a cambiare la storia.
Isaia (1L) testimonia la sua gioia nel Signore, l’esultanza della sua anima in Dio, nel Dio che lo ha rivestito, avvolto, conquistato come uno sposo e che gli permette di guardare al futuro con speranza: la terra arida produce i suoi germogli, sta per far germogliare i suoi semi di salvezza e di giustizia. Affida questa nuova primavera ad un personaggio misterioso inviato da Dio (e da lui consacrato con lo Spirito che è su di sé) per portare il lieto annuncio ai miseri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamerà la libertà per gli schiavi e i prigionieri. Sono le parole che, in una Sinagoga, Gesù si troverà a leggere e commentare scandalizzando l’assemblea: “Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito”.
Giovanni Battista è presentato dall’evangelista omonimo soprattutto come il TESTIMONE (è la parola che più volte viene ripetuta in questo brano), colui che introduce la persona di Gesù, ma che, interpellato, insiste nel dire quello che lui NON E’: non è il Cristo, non è Elia, non è il profeta. Egli è solo una voce che grida nel deserto. Una voce che è consapevole del suo posto e dei suoi limiti: il fatto che tante persone lo cercano e ascoltano con interesse le sue parole non lo portano a dimenticare di essere testimone di qualcun altro, di dover indicare questo, di mettersi in ombra perché costui sia illuminato. E’ una voce inoltre che “ci insegna una verità di fede fondamentale: per arrivare alla fede in Gesù, all’incontro con lui, abbiamo bisogno di testimoni. Nessuno accede alla fede direttamente, ma ciascuno di noi incontra il Signore attraverso la mediazione di altri e, ciascuno di noi, a sua volta, deve diventare testimone di Gesù perché altri lo possano incontrare” (D.Scaiola).
Giovanni si presenta come TESTIMONE DELLA LUCE: vale molto di più accendere una lampada che
maledire mille volte la notte. Vale molto di più “essere annunciatore non del
degrado, dello sfascio, del peccato, che pure assedia il mondo, ma testimone di
speranza e di futuro, di sole possibile, di un Dio sconosciuto e innamorato che
è in mezzo a noi, guaritore delle vite” (E. Ronchi). Siamo troppo spessi
spenti in un mondo dove prevalgono le tenebre, ma siamo luce, “luce del mondo”,
risplendenti di una ricchezza umana che portiamo dentro e di cui non siamo
pienamente consapevoli.
“Chi sei tu?” La domanda è rivolta anche a noi. Siamo chiamati anche noi,
come Giovanni, a confessare
sfrondando la nostra identità da apparenze ed illusioni: “Io non sono l'uomo
prestigioso che vorrei essere ne il fallito che temo di essere. Io non sono ciò
che gli altri credono di me, né un santo, né solo peccatore. Io non sono il mio
ruolo o la mia immagine. La mia identità ultima è Dio” (E. Ronchi), è essere figlio
amato e fratello chiamato ad amare i propri fratelli.
E venne un uomo mandato da
Dio. Anch'io sono un uomo mandato da Dio, anch'io
testimone di luce, ognuno un profeta. “Oggi,
più che in altre epoche della storia, ci domandiamo come mai sia così scarsa la
presenza di profeti o almeno perché sia tanto difficile individuarli. Forse
dipende dal fatto che abbiamo spento la profezia o non le abbiamo dato
sufficiente ascolto” (D. Scaiola). Forse abbiamo lasciato che la nostra fede si
sia intiepidita, l’abbiamo lasciata inerte, senza alimentarla?
A volte noi sacerdoti, ma penso ugualmente ai genitori con i figli,
ci sentiamo un po’ come Giovanni che grida nel deserto: chi ci ascolta?
Urliamo, ma ben altre voci trovano ascolto. Non solo: mette paura il dover
essere testimoni: chi può sentirsi capace, degno di annunciare Cristo? E come
testimoniare Cristo in famiglia, a lavoro e con chiunque incontriamo quando la
nostra fede è continuamente messa alla prova da fragilità, dubbi, mezze misure,
ipocrisie? E chi può dire con coraggio: ho incontrato il Cristo, il vivente e
non posso tenermi per me questa notizia? Era questa l’esplosione piena di gioia
dei primi cristiani: la gente li vedeva e già si sentiva attratta: “guarda come
si vogliono bene”. Li sentiva annunciare e veniva presa dallo stesso loro
ardore.
La
risposta ai nostri timori ce la offre San Paolo il
quale ci invita ad essere sempre lieti: la gioia è uno dei frutti dello
Spirito, un segno esteriore che conferma le scelte fatte per la nostra vita.
Paolo offre ai Tessalonicesi e oggi a noi un PROGRAMMA DI VITA caratterizzato da un’estrema libertà: ci dice
solo: “non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è
buono. Astenetevi da ogni specie di
male” sapendo pregare
interrottamente (trasformando la nostra vita, ogni suo istante, in preghiera,
in rapporto fiducioso con Dio) e
ringraziare il Signore per ogni cosa. Così saremo Santi, cioè persone
felici, realizzate: perché è Dio, se glielo permettiamo, che farà tutto questo!