"Percorsi per avvicinarsi a Dio". 2 - La ricerca della felicità
Dopo i dubbi e la ricerca di senso della vita, un altro percorso che ci può avvicinare a Dio passa attraverso la ricerca della felicità.
Lo scrittore svedese
Stig Dagerman scriveva nel 1945:
Mi manca la fede e
non potrò mai, quindi, essere un uomo felice, perché un uomo felice non può
avere il timore che la propria vita sia solo un vagare insensato verso una
morte certa[1].
ATTIVITA’
-
Il
mercato della felicità: ogni
gruppo (2 o 3 in base al numero dei partecipanti) ha a disposizione 1.000 euro
per acquistare all’asta ciò che ritiene possa dargli la felicità. All’asta un
portavoce, consultato il suo gruppo, può rilanciare l’offerta degli altri
alzando il prezzo o rinunciare all’ “ingrediente”.
-
Vengono
“venduti”:
GENITORI, FRATELLI, COMPAGNI, AMICO DEL CUORE, VACANZE, PRESTIGIO,
CARRIERA, SESSO, PATNER AMABILE, PATNER CHE CI AMA, FIGLI, AUTO E MOTO DI LUSSO,
VILLA DI LUSSO, SALUTE, FEDE, ALTRUISMO, MUSICA, SPORT, CULTURA …
Il costo indica il valore che diamo a queste cose. Alla fine si ragiona su quale
gruppo ha maggiore possibilità di essere felice e se è possibile, con quanto si
è acquisito, essere felici.
Si può invitare a leggere e commentare il “Decalogo della felicità” di papa
Francesco o un testo falsamente attribuito a papa Francesco e più volte
rilanciato come tale nei social.
DECALOGO DELLA
FELICITA’
Mi limito a riportare in maniera sintetica un “decalogo”
tratto da alcune riflessioni di papa Francesco proposto da Vaticanews[1] per la
Giornata mondiale della felicità (il 20 marzo) e che aprono questa sezione dei
“piccoli consigli”:
1. L’inizio della gioia è cominciare ad essere attenti
agli altri: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35);
2. Cacciare la malinconia: «Figlio, per quanto ti è possibile, trattati bene … Non privarti
di un giorno felice» (Sir 14,11.14). “Il cristianesimo - ricorda il
Papa - non consiste in una serie di divieti che soffocano i nostri desideri di
felicità, ma in un progetto di vita capace di affascinare i nostri cuori”[2].
3. Non il potere, il successo o il denaro, ma l’amore dà gioia: “Quando
cerchiamo il successo, il piacere, l’avere in modo egoistico e ne facciamo
degli idoli, possiamo anche provare momenti di ebbrezza, un falso senso di
appagamento; ma alla fine diventiamo schiavi, non siamo mai soddisfatti, siamo
spinti a cercare sempre di più”[3].
4. Coltivare il senso dell’umorismo: diceva Benedetto XVI
citando Chesterton: “Sapete perché gli angeli volano? Perché si
prendono alla leggera”. E Papa Ratzinger aggiungeva: “Perché non si prendono
troppo sul serio” e “noi forse potremmo anche volare un po’ di più, se non ci
dessimo così tanta importanza”.
5. Saper ringraziare per i doni che si ricevono ogni giorno.
Dedichiamo
molte energie nel lamentarci per quello che ci manca, per quello che non va, ma
sarebbe opportuno soffermarci soprattutto a considerare le cose che abbiamo,
che arricchiscono la nostra esistenza. Ricordo spesso la testimonianza di Alex
Zanardi: risvegliatosi dopo il primo gravissimo incidente d’auto che gli costò
l’amputazione di entrambe le gambe, disse: «Mi sono concentrato su quello che era rimasto di me non su quello
che avevo perso nell’incidente» perché «se ogni giorno fai una
cosa, anche piccola, col tempo puoi muovere le montagne»[4].
6. Saper perdonare e chiedere perdono: “In un cuore pieno di rabbie e rancori non c’è posto per la
felicità. Chi non perdona fa male anzitutto a sé stesso. L’odio genera
tristezza”.
7. La gioia dell’impegno e del riposo: “Il Papa invita a sperimentare la gioia di lavorare con gli
altri e per gli altri per costruire un mondo più giusto e fraterno…E sanno
riposare con Lui per riprendere con gioia il cammino.
8. Preghiera e fraternità: se le prove e i fallimenti della
vita inducono allo scoraggiamento, perseverare nella preghiera e camminare con
dei compagni di strada ci aiuterà a non perdere la speranza e a non mollare.
9. Abbandonarsi nelle mani di Dio: solo così sperimentiamo
quella gioia profonda.
10.
Sapere di essere amati:
“siamo nati per non morire mai più, siamo nati per godere la felicità di Dio!”[5].
Sul web circola da tempo un discorso che Papa Francesco avrebbe fatto in un
fantomatico "Congresso delle famiglie" o in altre occasioni. È
generalmente intitolato "Non rinunciate mai alla felicità", ma è una
bufala, nel senso che non è di Papa Francesco. Tuttavia il messaggio è efficace
e vale la pena leggerlo:
Puoi aver difetti, essere ansioso e vivere qualche volta irritato, ma non
dimenticate che la tua vita è la più grande azienda al mondo. Solo tu puoi
impedirle che vada in declino. In molti ti apprezzano, ti ammirano e ti amano.
Mi piacerebbe che ricordassi che essere felice, non è avere un cielo senza
tempeste, una strada senza incidenti stradali, lavoro senza fatica, relazioni
senza delusioni.
Essere felici è trovare forza nel perdono, speranza nelle battaglie,
sicurezza sul palcoscenico della paura, amore nei disaccordi. Essere felici non
è solo apprezzare il sorriso, ma anche riflettere sulla tristezza. Non è solo
celebrare i successi, ma apprendere lezioni dai fallimenti. Non è solo sentirsi
allegri con gli applausi, ma essere allegri nell’anonimato. Essere felici è riconoscere che vale la pena vivere la
vita, nonostante tutte le sfide, incomprensioni e periodi di crisi. Essere
felici non è una fatalità del destino, ma una conquista per coloro che sono in
grado viaggiare dentro il proprio essere. Essere felici è smettere di sentirsi
vittima dei problemi e diventare attore della propria storia. È attraversare
deserti fuori di sé, ma essere in grado di trovare un’oasi nei recessi della
nostra anima. È ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita. Essere
felici non è avere paura dei propri sentimenti. È saper parlare di sé. È aver
coraggio per ascoltare un “No”. È sentirsi sicuri nel ricevere una critica,
anche se ingiusta. È baciare i figli, coccolare i genitori, vivere momenti
poetici con gli amici, anche se ci feriscono. Essere felici è lasciar vivere la
creatura che vive in ognuno di noi, libera, gioiosa e semplice. È aver la
maturità per poter dire: “Mi sono sbagliato”. È avere il coraggio di dire:
“Perdonami”. È avere la sensibilità per esprimere: “Ho bisogno di te”. È avere
la capacità di dire: “Ti amo”. Che la tua vita diventi un giardino di
opportunità per essere felice. Che nelle tue primavere sii amante della gioia.
Che nei tuoi inverni sii amico della saggezza. E che quando sbagli strada,
inizi tutto daccapo. Poiché così sarai più appassionato per la vita. E
scoprirai che essere felice non è avere una vita perfetta. Ma usare le lacrime
per irrigare la tolleranza. Utilizzare le perdite per affinare la pazienza.
Utilizzare gli errori per scolpire la serenità. Utilizzare il dolore per
lapidare il piacere. Utilizzare gli ostacoli per aprire le finestre
dell’intelligenza. Non mollare mai, non rinunciare mai alle persone che ami.
Non rinunciare mai alla felicità, poiché la vita è uno spettacolo incredibile!”.
[1] https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2019-03/papa-francesco-decalogo-vera-felicita-gioia.html
[2] Papa
Francesco, Messaggio per la GMG del 2015
[3] Papa
Francesco, Messaggio per la GMG del 2014
[4] https://www.vanityfair.it/sport/altri-sport/2021/09/15/alex-zanardi-venti-anni-fa-incidente-paralimpiadi-vita-campione
[5] Papa
Francesco, Angelus, 1° novembre 2018
[1] S. Dagerman, Il nostro
bisogno di consolazione, Iperborea, 1991, 17.