Omelia per la XXI domenica del T.O. (21 agosto): "La porta stretta e la porta chiusa"
Se nella prima lettura il profeta Isaia sogna un tempo in cui tutti i popoli giungono a Gerusalemme riconoscendo la grandezza di Dio (e dunque che tutti, ma proprio tutti sono chiamati alla salvezza), Gesù risponde a chi gli chiede - in forma impersonale - se "sono pochi quelli che si salvano", invitando - in forma personale ed esortativa - a sforzarti ad "entrare per la porta stretta, perché molti cercheranno di entrare, ma non vi riusciranno".
Per salvarsi (da cosa? Da una vita senza senso, senza speranza e senza futuro, destinata a marcire sulla terra) occorre SORZARSI (= lottare) di passare per la PORTA STRETTA. Cosa significa?
Da una porta stretta si passa solo inchinandoci e lasciando ciò che ci ingolfa: richiede UMILTA' e FARCI PICCOLI: è la porta stretta della conversione, del Vangelo vissuto, del perdono, dell'amore gratuito e verso tutti...
Occorre decidersi subito, sfruttare il tempo (= la vita) che abbiamo, perchè arriverà il momento in cui la PORTA STRETTA sarà CHIUSA e allora chi è dentro è dentro e chi è fuori e fuori.
Inutile illuderci di aver diritto comunque di entrare per il fatto che abbiamo mangiato con lui e lo abbiamo ascoltato, ovvero, tradotto per noi, che abbiamo partecipato a molte Messe e abbiamo subito anche tante prediche: se tutto questo lo abbiamo vissuto come spettatori passivi, senza arrivare a cambiare la nostra vita, senza cercare di passare per quella porta stretta, se non abbiamo realmente incontrato e accolto il Signore, rimaniamo nei suoi confronti degli ESTRANEI ("Non so di dove siete").
Al contrario tanti altri che sembrano esclusi dalla salvezza giungono da ogni luogo e da ogni condizione sociale a far parte del Regno e a condividere il banchetto: vivono in comunione. Sono gli ultimi che ci sono passati avanti, che hanno fatto quei passi che noi non abbiamo saputo (e voluto) fare, rimanendo "operatori di ingiustizia".
I superbi, gli orgogliosi, gli egoisti hanno un io troppo ingombrante per passare per la porta stretta e le potature che la vita ci invita a fare (seconda lettura) ci risultano troppo dolorose e a volte inaccettabili.
Occorre essere umili, piccoli, cercare l'ultimo posto (non in Chiesa, ma nelle occasioni mondane), essere poveri in spirito, puri di cuore, amanti della giustizia, operatori di pace... C'è da sforzarsi, da combattere, ma con le energie di Dio e con le armi che ci mette a disposizione.
Per star bene abbiamo bisogno di poche cose: "un pò di pane, un pò di affetto, di un luogo dove sentirci a casa" (don Luigi Verdi). Dio ci offre tutto questo in abbondanza.