«Non ti crucciare, don Camillo»
«Non ti crucciare, don Camillo» sussurrò il Cristo. «Lo so che il vedere uomini che lasciano deperire la grazia di Dio è per te peccato mortale… Ma bisogna perdonarli perché non lo fanno per offendere Dio.
Essi cercano affannosamente la giustizia in terra perché non hanno più fede nella giustizia divina, e ricercano affannosamente i beni della terra perché non hanno fede nella ricompensa divina. E perciò credono soltanto a quello che si tocca e si vede… È la troppa cultura che porta alla ignoranza, perché se la cultura non è sorretta dalla fede, a un certo punto l’uomo vede soltanto la matematica delle cose. E l’armonia di questa matematica diventa il suo Dio, e dimentica che è Dio che ha creato questa matematica e questa armonia. Ma il tuo Dio non è fatto di numeri, don Camillo, e nel cielo del tuo Paradiso volano gli angeli del bene.
Il progresso fa diventare sempre più piccolo il mondo per gli uomini: un giorno, quando le macchine correranno a cento miglia al minuto, il mondo sembrerà agli uomini microscopico, e allora l’uomo si troverà come un passero sul pomolo di un altissimo pennone e si affaccerà sull’infinito, e nell’infinito ritroverà Dio e la fede nella vera vita. E odierà le macchine che hanno ridotto il mondo a una manciata di numeri e le distruggerà con le sue stesse mani. Ma ci vorrà del tempo ancora, don Camillo…»
Il Cristo sorrise, e don Camillo lo ringraziò di averlo messo al mondo.
Giovanni Guareschi
da “Don Camillo”
Giovanni Guareschi
da “Don Camillo”