Fazioni in Vaticano
Ha fatto recentemente un certo scalpore la decisione di "quattro porporati emeriti, - così ricostruisce la vicenda Rodari - e cioè privi di qualsiasi incarico, di chiedere pubblicamente al Papa di chiarire alcuni dubbi riguardanti l’interpretazione dell’esortazione post-sinodale Amoris laetitia sul matrimonio e la famiglia.
Sono i cardinali Walter Brandmüller, già presidente del Pontificio comitato di scienze storiche; Raymond L. Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, e gli arcivescovi emeriti Carlo Caffarra (Bologna) e Joachim Meisner (Colonia).
La lettera, consegnata nelle mani del Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il 19 settembre è stata pubblicata lunedì 14 novembre dal blog del vaticanista Sandro Magister e dal quotidiano web La Nuova Bussola quotidiana.
I quattro fanno parte dei tredici che, un anno fa, all’inizio della seconda sessione del Sinodo, consegnarono a Francesco un’altra famosa lettera che molti media interpretarono come lettera contro il Papa. E proprio per non incorrere nel medesimo errore i quattro mettono oggi le mani avanti. "Vogliamo sperare - scrivono - che nessuno ci giudichi, ingiustamente, avversari del Santo Padre e gente priva di misericordia. Ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo nasce dalla profonda affezione collegiale che ci unisce al Papa, e dall’appassionata preoccupazione per il bene dei fedeli".
I cardinali affermano di aver constato "un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione in merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa. Abbiamo notato che anche all’interno del collegio episcopale si danno interpretazioni contrastanti del capitolo ottavo di Amoris laetitia. La grande Tradizione della Chiesa ci insegna che la via d'uscita da situazioni come questa è il ricorso al Santo Padre, chiedendo alla Sede Apostolica di risolvere quei dubbi che sono la causa di smarrimento e confusione".
E ancora: a seguito della pubblicazione della Amoris laetitia, "sono state proposte da parte di teologi e studiosi interpretazioni non solo divergenti, ma anche contrastanti, soprattutto in merito al cap. VIII. Sono i fedeli a chiedere che venga fornita una corretta interpretazione".
Il documento esprime quindi cinque dubia che riguardano sia la tanto discussa questione della comunione ai divorziati risposati, sia, soprattutto, il valore delle norme morali in rapporto alla concezione della vita cristiana. Si chiede in particolare se, stando a quanto affermato in Amoris laetitia, sia divenuto ora possibile concedere l'assoluzione nel sacramento della penitenza e quindi ammettere all'eucaristia una persona che, essendo legata da vincolo matrimoniale valido, convive more uxorio con un'altra, senza che siano adempiute le condizioni previste da Familiaris consortio.
Continua ad essere valido l'insegnamento dell'enciclica di San Giovanni Paolo II Veritatis splendor circa l'esistenza di norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi? È ancora possibile affermare che una persona che vive abitualmente in contraddizione con un comandamento della legge di Dio, come ad esempio quello che proibisce l'adulterio, si trova in situazione oggettiva di peccato grave abituale?
Gli altri due interrogativi riguardano la validità dell'insegnamento della Veritatis splendor sul fatto che "le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta". E nel punto in cui esclude un'interpretazione creativa del ruolo della coscienza e afferma che la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto. I cinque dubia sono accompagnati da una nota che li argomenta uno ad uno in maniera dettagliata".