Proposta di un itinerario verso la Cresima
di Andrea Lonardo (in dialogo con padre Maurizio Botta e don Davide Lees)
http://www.gliscritti.it/
Nota bene. Queste brevi note hanno l’unica intenzione di accompagnare i video proposti sul canale Youtube catechisti Roma, aiutando a comprendere l’itinerario generale della proposta. Non sono pertanto esaustivi.
La prima parte sugli incontri iniziali e la terza sui sette doni dello Spirito sono debitrici ai lunghi dialoghi che ho avuto con padre Maurizio Botta, mentre la seconda sulle tre virtù teologali è debitrice ad un lungo confronto con don Davide Lees.
Due video sono stati preparati per presentare questa prima tappa (tutti i video proposti in questo articolo sono disponibili sul Canale You Tube Catechisti Roma):
1 - Raccontare ai ragazzi la forza della Confermazione - Prima parte
2 - Raccontare ai ragazzi la forza della Confermazione - Seconda parte
Decisivo è spiegare fin dall’inizio cosa è la Cresima. Essa non è la conferma che i ragazzi danno al “sì” dei loro genitori, altrimenti la Confermazione non sarebbe un sacramento, non sarebbe un dono, bensì solo un impegno. Presentare in questa maniera la Cresima, come una conferma che i ragazzi danno, è presentare il cristianesimo in maniera moralistica.
La Confermazione è, invece, essere confermati da Dio Padre che ripete il suo sì al nostro essere figli. Dio, dopo averci generato nel Battesimo, ci ridice il suo sì, ci dice che non si è pentito di averci dato la vita, anzi ci dona la sua forza, perché possiamo essere sicuri che nella vita riusciremo a vivere una vita bella se accetteremo il suo aiuto.
Un’immagine che mi sembra efficace per mostrare ai ragazzi il vero significato della Confermazione è sempre quella di un giorno nel quale stavo camminando e mi è venuto in mente mio padre dal cielo – i miei sono morti da anni – che mi guardava e mi diceva: “Bravo, sono fiero di te, è bello quello che stai facendo, quello che dici, il modo in cui stai facendo il prete. Ce la farai, vai avanti così, che la tua vita serve agli altri, non la stai sprecando”.
Nonostante le apparenze, io sono abbastanza insicuro e questo sguardo mi ha dato forza. I ragazzi che iniziano il cammino della Confermazione sono molto insicuri. Con il dono dello Spirito Santo, con il dono della Confermazione e della sua forza, Dio vuole dire loro che ce la faranno a divenire un giorno sposi, padri, cittadini cristiani.
Confermazione evoca l’idea della forza, del coraggio, della sicurezza di essere in grado di fare il bene, se Dio ce ne da la forza.
Ho fatto riferimento al diventare grandi, al diventare un giorno padri, perché i ragazzi hanno bisogno che si alzi l’asticella, che non si banalizzi il cammino della vita, che non si parli di cose basse e banali.
Ma certo c’è anche la forza di essere fin da ora all’altezza della parola data, di saper difendere gli amici più deboli, di saper amare gli amici e le ragazze e così via. Serve forza per amare. Ecco perché abbiamo bisogno della Cresima.
Nei video troverete un’immagine simile molto potente in Harry Potter, che ha bisogno di essere confermato per affrontare il male, la morte, Voldemort. Non dobbiamo dimenticare che ai ragazzi piace la mitologia, da Tolkien a Lewis (che hanno inventato una mitologia cristiana), ecc. perché restituisce loro l’idea della lotta per il bene e della necessità di essere cavalieri che vivono con onore, dinanzi alle grandi questioni della vita.
Quanto detto è vero anche se lo si pensa al contrario, cioè a partire dalla difficoltà di proporre la Confermazione a tutti coloro che hanno celebrato la Comunione. In realtà, la crisi della Confermazione è espressione oltre che di una crisi sacramentale, anche della crisi di un mondo adulto che non sa più confermare i giovani e che dinanzi alle grandi dice: “Boh. Non lo so, I don’t know, decidi tu”.
Dio invece vuole confermare tutto ciò che ha già donato. In fondo la Cresima non aggiunge apparentemente nulla al Battesimo. Lo Spirito è già stato dato. Ma la Cresima aggiunge, da un altro punto di vista, tantissimo: perché Dio conferma ciò che ha donato. Non basta che Dio sia nostro Padre, ma vuole che ne siamo veramente convinti, che non dubitiamo dell’amore che ci ha dato e che ci darà.
Questa Confermazione è proprio opera dello Spirito. Fare esperienza dello Spirito non è come fare per sbaglio una sola volta un gesto evangelico. Fare esperienza dello Spirito è essere così permeati dallo Spirito che qualsiasi cosa accade noi – ed i ragazzi – sappiamo amare, sperare, credere. Se si tentasse un paragone con uno sport, ad esempio il tennis, avrà esperienza del tennis non uno che prende per la prima volta in mano la racchetta e dopo una ventina di tentativi manda la pallina dall’altra parte del campo e casomai, fa anche punto per sbaglio. No! Ha esperienza del tennis uno come Roger Federer che risponde con un colpo straordinario dovunque tu gli piazzi la pallina. Così è di chi è guidato dallo Spirito: dinanzi ai momenti sempre cangianti della vita, sempre risponde vivendo la forza e la gioia cristiana.
Si potrebbero qui leggere i testi paolini che spiegano che lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo, quello che unisce la nostra vita alla sua, rendendoci cristiani.
Video aggiuntivi
Suggerisco anche altri video che possono aiutare a riflettere con i ragazzi su cosa sia la Confermazione. Sul canale Youtube Gli scritti si possono vedere:
- Giovanni Falcone: “Importante non è stabilire se uno ha paura, ma imparare a non farsene condizionare”
- Andrea Lonardo. King's Cross Station, Harry Potter e il Binario 9 e 3/4
Qui il video che presenta l’intero itinerario sulle tre virtù ( i successivi presenteranno invece l’itinerario articolato su ognuna di esse):
10 - Fede, speranza, carità, itinerario di preparazione alla Cresima
La nostra proposta nasce innanzitutto dalla consapevolezza che il cammino deve avere un cuore, deve essere ordinato in maniera da poter essere ricordato: serve insomma uno schema che non sia arido, ma nemmeno disordinato e poco chiaro.
In secondo luogo deve essere evidente una differenza rispetto all’itinerario vissuto da bambini per prepararsi alla mensa eucaristica. Lì era più centrale l’aspetto più “oggettivo” della fede, perché i bambini amano conoscere. Qui serve un grande cambiamento, perché i ragazzi vogliono comprendere tutto in maniera più “personale”, anche se non si deve mai dimenticare la verità della fede. Proprio la fede, la speranza e la carità, permettono di riprendere tutto ciò che si è conosciuto e vissuto nel cammino cristiano da bambini, in maniera radicalmente nuova e più personale.
Infine, le tre virtù teologali sono estremamente importanti per la Sacra Scrittura. Se le si confronta, ad esempio, con i doni dello Spirito, questi ultimi appaiono una sola volta nella Scrittura. Invece le virtù emergono con grande forza nell’insegnamento degli apostoli, fin dal primo scritto del Nuovo Testamento, la prima lettera ai Tessalonicesi, che ne parla al capitolo primo. Ma si pensi soprattutto al famoso inno alla carità in 1 Cor 13 (“tre sono le cose che restano, la fede, la speranza e la carità”) o ai passaggi della lettera ai Romani.
Estremamente importante è sottolineare, a livello educativo, che la virtù è qualcosa di diverso da un singolo atto. Una cosa, ad esempio, è fare un atto azzardato, una cosa è essere persone che affrontano la paura sempre; una cosa è fare un gesto di carità, un’altra è essere buoni. La virtù è, insomma, un habitus, un’abitudine, nel senso più alto della parola. Con i ragazzi è bello scoprire che la virtù matura poco a poco – e così anche il vizio – e che anche la coscienza si addormenta o si desta a seconda della vita che si vive.
Ancora più importante è scoprire con loro che la vita in Cristo non è un fare, ma un essere. Essere generosi, essere persone di speranza o essere persone egoiste e tristi è essere persone diverse, non solo fare cose diverse.
Le tre virtù sono presentate nell’itinerario tenendo sempre a mente il “punto” della vita del ragazzo dove è presente un’apertura verso di esse, consapevoli che noi siamo fatti per Dio e che la nostra vita è come un grido che attende che Dio si riveli, rivelandoci così la grandezza della nostra umanità.
La nostra proposta è che:
Ben tre encicliche, una di papa Francesco (Lumen fidei) e due di papa Benedetto XVI (Deus catitas est e Spe salvi), sono state dedicate in anni recenti alle virtù teologali. La loro grande ricchezza è decisiva nell'aiutare nella preparazione dell'itinerario.
Questi i video già disponibili on-line sulla fede, sempre sul Canale Youtube Catechisti Roma
11 - La fede (I) Cosa desidero conoscere?
12 - La fede (II) “Bucare” il cielo?
13 - La fede (III) è un dono?
14 - La fede (IV) di Abramo e Maria
15 - La fede (V) cambia la vita?
Trovate di seguito la traccia di un possibile itinerario sulla virtù della fede. Leggendolo, potrete vedere come si sottolinea con esso che l’uomo – e il ragazzo stesso – è l’unico essere che desidera conoscere e conoscere tutto. Vuole sapere da dove ha origine l’universo, quali siano le leggi che lo regolano. Si insiste sulla bontà della scienza e sulle sue origini ebraiche e cristiane, sul fatto che la maggior parte degli scienziati sono credenti, ma si sottolinea soprattutto che la scienza non basta. La scienza, infatti, non dice cosa è bene o male, cosa possiamo sperare, se vale la pena sposarsi e diventare padri, se è triste non avere amici e così via. Ci si sofferma sul fatto che esiste una conoscenza peculiare che è quella personale, quella delle persone che amiamo: è conoscenza pur essendo diversa dalla conoscenza scientifica. I ragazzi desiderano conoscere gli amici, conoscere se stessi, conoscere il cuore della ragazza che amano, conoscere il proprio padre: la conoscenza personale avviene per “rivelazione”.
Si apre così il parallelo con la fede. Dio non si può conoscere se non per rivelazione. Dio trascende talmente l’uomo che a maggior ragione non può essere conosciuto con la nostra ricerca, se egli non si rivela. Dio si rivela perché ha un volto. Chi ci rivela il volto di Dio è Gesù. Quanti idoli ha costruito l’uomo nella storia, finché non è venuto il Figlio di Dio a farsi carne!
Dalla fede come risposta d’amore a Dio che si è rivelato nell’amore si giunge poi ai modi in cui è possibile oggi incontrare Dio (il discorso proseguirà poi con la carità e con la presenza di Dio nel volto del bisognoso). Si propone così ai ragazzi la preghiera personale e si riscoprono con loro la Confessione e l’Eucarestia domenicale. L’itinerario potrebbe aprirsi qui ad una riflessione sul Credo, non necessariamente considerandolo articolo per articolo, ma piuttosto aiutandoli a percepire l’unità della professione di fede e le sue conseguenze per la vita. Se Dio è Padre e si è rivelato in Cristo, può non darci la vota eterna? D’altro canto come può esistere la vita eterna, se Dio non esiste o non è Padre? E così via sui tanti annunci di grazia che il Credo implica.
Purtroppo non siamo ancora riusciti a girare i video sulla speranza e sulla carità, ma trovate di seguito lo schema che seguiremo.
B/ La speranza sia presentata in relazione alla scoperta del desiderio che si misura con la necessità delle scelte. Noi desideriamo tante cose, ma alcune sono per noi più importanti di altre. Mille capricci non valgono un desiderio vero. Il desiderio vero non riguarda le cose, ma le persone, l’amore, Dio. Per raggiungere un desiderio sono obbligato a scegliere. Ma scegliere e rinunciare a tante cose non è brutto, se amo veramente ciò che raggiungerò. Scoprire che tutto è un inganno, alla fine dei conti, o sperare? Il vero nome della speranza è il nome di Dio. Ma il Dio vero vuole che noi non amiamo solo lui, bensì ci impegniamo a realizzare la nostra vocazione a servizio dei fratelli.
C/ La carità sia presentata in relazione al desiderio di imparare ad amare. I ragazzi sanno quanto è importante l’amore. Lascerebbero tutto per la possibilità di parlare un’ora con un amico o con una ragazza. Ma pian piano scoprono che l’amore deve essere purificato. Che spesso chiamiamo amore l’egoismo. E che non appena l’altro ci delude o ci tradisce, l’amore si muta in indifferenza o addirittura in odio. L’amore non deve solo essere purificato, deve anche essere salvato da un perdono più grande, che superi gli errori e i peccati.
L’itinerario vuole far emergere il bisogno che l’amore sia illuminato e guarito sia nell’amicizia, sia nel rapporto con i propri genitori, sia nei rapporti con l’innamorata/o, sia nell’amore verso se stessi. L’incarnazione e la croce rivelano per la prima volta nella storia l’esistenza di un amore che è amore, proprio quando non è amato. Quell’amore ci fa desiderare di essere alla sua altezza.
Può aiutarci allora la tradizione della Chiesa che ha sempre spiegato i doni non a se stanti, ma mostrandone il legame con i vizi e le virtù. I doni dello Spirito, infatti, aiutano l’uomo a vincere i vizi e a raggiungere le virtù che desideriamo. A Roma San Filippo Neri era solito utilizzare questa trilogia: dono, vizio, virtù. I ragazzi sono all’inizio più interessati ai vizi che alle virtù, ma, vedendone gli opposti, riescono ad innamorarsi delle virtù e dei doni.
Sette video accompagnano questo itinerario:
3 - Gola, Astinenza, Timor di Dio. I 7 doni dello Spirito Santo
4 - Ira, Pazienza, Pietà. I 7 doni dello Spirito Santo
5 - Lussuria, Castità, Scienza. I 7 doni dello Spirito Santo
6 - Avarizia, Liberalità, Consiglio. I 7 doni dello Spirito Santo
7 - Accidia, Fervore di spirito, Fortezza. I 7 doni dello Spirito Santo
8 - Invidia, Carità fraterna, Intelletto. I 7 doni dello Spirito Santo
9 - Superbia, Umiltà, Sapienza. I 7 doni dello Spirito Santo
Nel pellegrinaggio alle sette chiese San Filippo Neri utilizzava gli antichi settenari dei doni dello Spirito Santo, dei vizi e delle virtù per la catechesi che si svolgeva durante l’itinerario. Questi settenari sono stati ripresi con sapienza oggi nello stesso itinerario (si vedano, ad esempi, gli itinerari guidati da d. Fabio Rosini e da p. Maurizio Botta dell’Oratorio di San Filippo). Ne forniamo alcuni tratti, perché possono essere utili anche per strutturare il cammino di catechesi in preparazione alla Cresima.
Le preghiere preparate espressamente da san Filippo, invocano il perdono dei sette peccati capitali, chiedendo con la forza dei sette doni dello Spirito Santo, di poter vivere le sette virtù contrarie.
Ogni tappa sottolinea così, da un lato, che il nostro cuore è inclinato al vizio, che senza la grazia nessuno riesce a sfuggire alla bruttezza di quel vizio. Ma, dall’altro, si sottolinea per ognuna delle sette tappe che ogni uomo ha un desiderio di virtù. Tutti, senza esclusione alcuna, desiderano la virtù, desiderano ogni virtù.
Cristo, soprattutto, è colui che possiede tali virtù perché ha il dono dello Spirito. I sette doni dello Spirito che Cristo ci offre non sono che sette modalità della possibilità di vivere una vita nuova.
Nel riferimento del vizio alla virtù e della virtù al dono dello Spirito, emerge così con più evidenza, nella pedagogia di san Filippo come di molti maestri spirituali del tempo, il significato di ognuno di essi.
- 1/ Dalla Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella) a San Pietro, san Filippo proponeva di meditare su timor di Dio, gola e astinenza. Con termini moderni si potrebbe dire che l’astinenza è la capacità di porsi dei confini. Senza confini, in realtà, non si è liberi. Una nazione è libera solo quando sa difendere i propri confini. L’aver paura di uscire dai limiti è una cosa sana. Esiste, cioè, una valenza positiva del timore. Così la gola è l’incapacità di porsi dei confini, mentre l’astinenza è la capacità di essere liberi, sapendo porre dei limiti. Chi ha vissuto pienamente il timor di Dio è il Cristo. Egli aveva il timore di non fare la volontà di Dio. Perciò nella sua vita sapeva godere delle cose, ma anche rinunciare ad esse, nella piena disponibilità alla volontà del Padre.
- 2/ Camminando verso San Paolo fuori le Mura, san Filippo proponeva la riflessione su pietà, ira e pazienza. Anche qui il vizio è tutto dell’uomo che, nell’ira, bestemmia ciò che gli manca. Infatti, ci sono persone che si lamentano sempre. La virtù della pazienza, invece, è la capacità di benedire l’esistente, attendendo la pienezza che Dio darà. La virtù della pazienza è un nostro reale desiderio e nessuna cultura approva, in realtà, l’ira. Cristo ha il dono della pietà, ha una vita intrisa di pietà, benedice tutto ciò che esiste. Lo si vede, per esempio, nella moltiplicazione dei pani. Non si adira, bensì pazientemente trasforma ciò che esiste in bene. Così la pietà corrobora la virtù della pazienza.
- 3/ Giungendo a San Sebastiano era la volta di scienza, lussuria e castità. Si potrebbe dire, con termini moderni, che il dono della scienza è la capacità di conoscere e guardare l’altro come Cristo lo guarda. Nella lussuria noi facciamo, invece, dell’altro un oggetto, una nostra proiezione. Nella castità, invece, lo amiamo realmente. Si comprende il valore della castità non appena si diventa padri di una ragazza: un padre non può tollerare che sua figlia sia guardata solo come un oggetto da chicchessia. L’amore guarda all’altro così come lo guarda Dio. La scienza, così, corrobora la virtù e insegna a guardare la donna e l’uomo così come Cristo li guardava.
- 4/ A San Giovanni in Laterano, san Filippo ricordava il consiglio, l’avarizia e la prodigalità. Dinanzi ad ogni bivio della vita serve un consiglio per decidersi. Cristo ha avuto il dono del consiglio che guida le decisioni. L’uomo è spesso schiavo dell’avarizia: non prende una decisione perché questo vorrebbe dire rinunciare a qualcosa. Nel momento vocazionale molti sono paralizzati dalla rinuncia. Invece la prodigalità è la virtù del saper rinunciare quando si è stati ben consigliati, quando si è compresa la volontà di Dio.
- 5/ A Santa Croce era la volta di fortezza, accidia e fervore. Si potrebbe dire oggi che Cristo ha il dono della fortezza. Ha il dono di essere come una quercia, di sostenere ogni situazione. Il vizio dell’accidia, invece, si manifesta nelle disavventure: quando esse arrivano tanti si ritirano dal gioco. Il fervore è il desiderio di non arrendersi, che viene a mancare, se non ci sostiene Cristo con il dono della fortezza.
- 6/ A San Lorenzo fuori le Mura, Filippo insisteva su intelletto, invidia e carità fraterna. Si potrebbe spiegare ricordando che il dono dell’intelletto consiste nell’accorgersi della presenza dell’altro, nel saper vedere la sua vita, il suo bisogno. Nell’invidia, invece, l’altro è visto come un nemico. Solo nell’amore fraterno si riesce a vederlo come fratello. Cristo ha il dono dell’intelletto e ci spinge ad amarci gli uni gli altri: «Come io vi ho amati».
- 7/ Infine giungendo a Santa Maria Maggiore, era la volta di sapienza, superbia e umiltà. Cristo è la sapienza e dice: «Imparate da me che sono umile e mite di cuore». Egli è umile mentre noi siamo superbi. È nostro desiderio sconfiggere la superbia: non appena qualcuno ha anche solo una venatura di superbia ci appare repellente. L’umiltà è già teologica, ma il dono della sapienza la porta a compimento.
Attività che può accompagnare la presentazione dei tre settenari
Pellegrinaggio dei cresimandi e dei cresimandi nella notte con p. Maurizio Botta e d. Andrea Lonardo
Quest’anno venerdì sera (19.00-23.00 circa) 16 ottobre 2015.
Si parte da Santa Francesca Romana al Colosseo e si raggiunge Santa Croce in Gerusalemme passando per Santo Stefano Rotondo, i Santi Quattro Coronati, San Giovanni in Laterano
Ulteriori testi che possono aiutare ad approfondire i vizi, le virtù e i doni su www.gliscritti.it
A/L’eucarestia domenicale non più con i bambini, ma con i giovani. I ragazzi fanno esperienza della Chiesa innanzitutto nell’Eucarestia domenicale. Sarebbe bene che il sacerdote responsabile del cammino delle Cresime animasse con i ragazzi ogni domenica l’Eucarestia, presiedendola. I ragazzi amano staccarsi dalla Messa animata dalle famiglie dei bambini per inserirsi progressivamente in una liturgia animata dalla comunità giovanile di quella parrocchia. Senza la scoperta della liturgia domenicale e senza l’appassionarsi ad essa imparando ad animarla, il cammino di catechesi manca del suo elemento più importante.
B/ I campi estivi. I ragazzi fanno esperienza della Chiesa quando vengono aiutati a vivere momenti intensi come nell’esperienza dei campi estivi, che uniscono al gioco, la serietà della catechesi e della liturgia e del servizio reciproco e la scoperta della meraviglia del creato. Dedicare tempo ed energie a questi momenti è decisivo nell’accompagnare i ragazzi ad un’esperienza di fede viva e vera.
C/ Il servizio di animatori nei GREST. I ragazzi hanno bisogno non solo di attenzioni, ma anche di scoprire che possono servire, possono dare una mano, possono iniziare a testimoniare il Signore. Sentono che un cammino che non li rende protagonisti è, in fondo, inutile. Uno dei momenti in cui è possibile coinvolgerli progressivamente perché scoprano che c’è bisogno di loro e che sono in grado di servire i fratelli è l’esperienza degli oratori estivi (GREST, ORES; oratori estivi, ecc.) così come dei campi estivi dei bambini più piccoli. In questi momenti essi sono chiamati a mettersi a disposizione perché altri, i più piccoli, crescano. Ma, vivendo intensamente queste esperienze e vivendole animandone anche i momenti esplicitamente liturgici (non ci deve mai essere un GREST senza la messa domenicale, anche se celebrata alla sera e non più al mattino perché la domenica le famiglie si recano fuori Roma, per animatori, bambini e genitori dei bambini), scoprono che quel servizio serve anche a loro per crescere.
http://www.gliscritti.it/
Nota bene. Queste brevi note hanno l’unica intenzione di accompagnare i video proposti sul canale Youtube catechisti Roma, aiutando a comprendere l’itinerario generale della proposta. Non sono pertanto esaustivi.
La prima parte sugli incontri iniziali e la terza sui sette doni dello Spirito sono debitrici ai lunghi dialoghi che ho avuto con padre Maurizio Botta, mentre la seconda sulle tre virtù teologali è debitrice ad un lungo confronto con don Davide Lees.
Raffaello, Fede, speranza e carità, Predella della Pala Baglioni, presso i Musei Vaticani
Premessa
L’itinerario, pur essendo molto dettagliato in alcuni suoi punti, non ha l’intenzione di offrire delle tappe pre-definite. Vuole piuttosto essere uno stimolo ad elaborare un itinerario ad hoc, realizzato insieme da sacerdoti e catechisti, che si adatti alla specifica comunità nella quale viene proposto. Le singole tappe sono quindi puramente indicative e, ovviamente, modificabili da parte di ognuno.1/ GLI INCONTRI INIZIALI: DIRE SUBITO PERCHE’ PROPONIAMO LORO LA CONFERMAZIONE
È bene che fin dall’inizio e non alla fine si mostri perché abbiamo bisogno dello Spirito Santo, perché la Confermazione è un dono grandissimo.Due video sono stati preparati per presentare questa prima tappa (tutti i video proposti in questo articolo sono disponibili sul Canale You Tube Catechisti Roma):
1 - Raccontare ai ragazzi la forza della Confermazione - Prima parte
La Confermazione è, invece, essere confermati da Dio Padre che ripete il suo sì al nostro essere figli. Dio, dopo averci generato nel Battesimo, ci ridice il suo sì, ci dice che non si è pentito di averci dato la vita, anzi ci dona la sua forza, perché possiamo essere sicuri che nella vita riusciremo a vivere una vita bella se accetteremo il suo aiuto.
Un’immagine che mi sembra efficace per mostrare ai ragazzi il vero significato della Confermazione è sempre quella di un giorno nel quale stavo camminando e mi è venuto in mente mio padre dal cielo – i miei sono morti da anni – che mi guardava e mi diceva: “Bravo, sono fiero di te, è bello quello che stai facendo, quello che dici, il modo in cui stai facendo il prete. Ce la farai, vai avanti così, che la tua vita serve agli altri, non la stai sprecando”.
Nonostante le apparenze, io sono abbastanza insicuro e questo sguardo mi ha dato forza. I ragazzi che iniziano il cammino della Confermazione sono molto insicuri. Con il dono dello Spirito Santo, con il dono della Confermazione e della sua forza, Dio vuole dire loro che ce la faranno a divenire un giorno sposi, padri, cittadini cristiani.
Confermazione evoca l’idea della forza, del coraggio, della sicurezza di essere in grado di fare il bene, se Dio ce ne da la forza.
Ho fatto riferimento al diventare grandi, al diventare un giorno padri, perché i ragazzi hanno bisogno che si alzi l’asticella, che non si banalizzi il cammino della vita, che non si parli di cose basse e banali.
Ma certo c’è anche la forza di essere fin da ora all’altezza della parola data, di saper difendere gli amici più deboli, di saper amare gli amici e le ragazze e così via. Serve forza per amare. Ecco perché abbiamo bisogno della Cresima.
Nei video troverete un’immagine simile molto potente in Harry Potter, che ha bisogno di essere confermato per affrontare il male, la morte, Voldemort. Non dobbiamo dimenticare che ai ragazzi piace la mitologia, da Tolkien a Lewis (che hanno inventato una mitologia cristiana), ecc. perché restituisce loro l’idea della lotta per il bene e della necessità di essere cavalieri che vivono con onore, dinanzi alle grandi questioni della vita.
Quanto detto è vero anche se lo si pensa al contrario, cioè a partire dalla difficoltà di proporre la Confermazione a tutti coloro che hanno celebrato la Comunione. In realtà, la crisi della Confermazione è espressione oltre che di una crisi sacramentale, anche della crisi di un mondo adulto che non sa più confermare i giovani e che dinanzi alle grandi dice: “Boh. Non lo so, I don’t know, decidi tu”.
Dio invece vuole confermare tutto ciò che ha già donato. In fondo la Cresima non aggiunge apparentemente nulla al Battesimo. Lo Spirito è già stato dato. Ma la Cresima aggiunge, da un altro punto di vista, tantissimo: perché Dio conferma ciò che ha donato. Non basta che Dio sia nostro Padre, ma vuole che ne siamo veramente convinti, che non dubitiamo dell’amore che ci ha dato e che ci darà.
Questa Confermazione è proprio opera dello Spirito. Fare esperienza dello Spirito non è come fare per sbaglio una sola volta un gesto evangelico. Fare esperienza dello Spirito è essere così permeati dallo Spirito che qualsiasi cosa accade noi – ed i ragazzi – sappiamo amare, sperare, credere. Se si tentasse un paragone con uno sport, ad esempio il tennis, avrà esperienza del tennis non uno che prende per la prima volta in mano la racchetta e dopo una ventina di tentativi manda la pallina dall’altra parte del campo e casomai, fa anche punto per sbaglio. No! Ha esperienza del tennis uno come Roger Federer che risponde con un colpo straordinario dovunque tu gli piazzi la pallina. Così è di chi è guidato dallo Spirito: dinanzi ai momenti sempre cangianti della vita, sempre risponde vivendo la forza e la gioia cristiana.
Si potrebbero qui leggere i testi paolini che spiegano che lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo, quello che unisce la nostra vita alla sua, rendendoci cristiani.
Video aggiuntivi
Suggerisco anche altri video che possono aiutare a riflettere con i ragazzi su cosa sia la Confermazione. Sul canale Youtube Gli scritti si possono vedere:
- Giovanni Falcone: “Importante non è stabilire se uno ha paura, ma imparare a non farsene condizionare”
2/ LE TRE VIRTÙ TEOLOGALI, FEDE, SPERANZA E CARITÀ
Dopo gli incontri iniziali sul significato della Confermazione e sulla bellezza di vivere un’ “esperienza spirituale”, cioè di vivere come cristiani, la nostra proposta è che un tempo lungo e disteso (anche di un anno e mezzo) del cammino può essere dedicato alle tre virtù teologali, fede, speranza e carità.Qui il video che presenta l’intero itinerario sulle tre virtù ( i successivi presenteranno invece l’itinerario articolato su ognuna di esse):
10 - Fede, speranza, carità, itinerario di preparazione alla Cresima
In secondo luogo deve essere evidente una differenza rispetto all’itinerario vissuto da bambini per prepararsi alla mensa eucaristica. Lì era più centrale l’aspetto più “oggettivo” della fede, perché i bambini amano conoscere. Qui serve un grande cambiamento, perché i ragazzi vogliono comprendere tutto in maniera più “personale”, anche se non si deve mai dimenticare la verità della fede. Proprio la fede, la speranza e la carità, permettono di riprendere tutto ciò che si è conosciuto e vissuto nel cammino cristiano da bambini, in maniera radicalmente nuova e più personale.
Infine, le tre virtù teologali sono estremamente importanti per la Sacra Scrittura. Se le si confronta, ad esempio, con i doni dello Spirito, questi ultimi appaiono una sola volta nella Scrittura. Invece le virtù emergono con grande forza nell’insegnamento degli apostoli, fin dal primo scritto del Nuovo Testamento, la prima lettera ai Tessalonicesi, che ne parla al capitolo primo. Ma si pensi soprattutto al famoso inno alla carità in 1 Cor 13 (“tre sono le cose che restano, la fede, la speranza e la carità”) o ai passaggi della lettera ai Romani.
Estremamente importante è sottolineare, a livello educativo, che la virtù è qualcosa di diverso da un singolo atto. Una cosa, ad esempio, è fare un atto azzardato, una cosa è essere persone che affrontano la paura sempre; una cosa è fare un gesto di carità, un’altra è essere buoni. La virtù è, insomma, un habitus, un’abitudine, nel senso più alto della parola. Con i ragazzi è bello scoprire che la virtù matura poco a poco – e così anche il vizio – e che anche la coscienza si addormenta o si desta a seconda della vita che si vive.
Ancora più importante è scoprire con loro che la vita in Cristo non è un fare, ma un essere. Essere generosi, essere persone di speranza o essere persone egoiste e tristi è essere persone diverse, non solo fare cose diverse.
Le tre virtù sono presentate nell’itinerario tenendo sempre a mente il “punto” della vita del ragazzo dove è presente un’apertura verso di esse, consapevoli che noi siamo fatti per Dio e che la nostra vita è come un grido che attende che Dio si riveli, rivelandoci così la grandezza della nostra umanità.
La nostra proposta è che:
- A/ La fede sia presentata in relazione al nostro desiderio di conoscere
- B/ La speranza sia presentata in relazione alla scoperta del desiderio che si misura con la necessità delle scelte
- C/ La carità sia presentata in relazione al desiderio di imparare ad amare.
Ben tre encicliche, una di papa Francesco (Lumen fidei) e due di papa Benedetto XVI (Deus catitas est e Spe salvi), sono state dedicate in anni recenti alle virtù teologali. La loro grande ricchezza è decisiva nell'aiutare nella preparazione dell'itinerario.
Questi i video già disponibili on-line sulla fede, sempre sul Canale Youtube Catechisti Roma
11 - La fede (I) Cosa desidero conoscere?
Si apre così il parallelo con la fede. Dio non si può conoscere se non per rivelazione. Dio trascende talmente l’uomo che a maggior ragione non può essere conosciuto con la nostra ricerca, se egli non si rivela. Dio si rivela perché ha un volto. Chi ci rivela il volto di Dio è Gesù. Quanti idoli ha costruito l’uomo nella storia, finché non è venuto il Figlio di Dio a farsi carne!
Dalla fede come risposta d’amore a Dio che si è rivelato nell’amore si giunge poi ai modi in cui è possibile oggi incontrare Dio (il discorso proseguirà poi con la carità e con la presenza di Dio nel volto del bisognoso). Si propone così ai ragazzi la preghiera personale e si riscoprono con loro la Confessione e l’Eucarestia domenicale. L’itinerario potrebbe aprirsi qui ad una riflessione sul Credo, non necessariamente considerandolo articolo per articolo, ma piuttosto aiutandoli a percepire l’unità della professione di fede e le sue conseguenze per la vita. Se Dio è Padre e si è rivelato in Cristo, può non darci la vota eterna? D’altro canto come può esistere la vita eterna, se Dio non esiste o non è Padre? E così via sui tanti annunci di grazia che il Credo implica.
2.1/ LA FEDE E IL DESIDERIO DI CONOSCERE
Tema | Punti centrali | Possibile attività | Testi ecc. |
1. La differenza dell’uomo dall’animale | Ampiezza della conoscenza: il suo orizzonte è illimitato! (cioè è aperto a Dio). “Conoscenza” è un concetto “analogo”, che copre tante realtà, e che non si limita né al mero contenuto “digitalizzabile” e neanche al “concettuale”. Segnalare le particolarità della conoscenza personale (analogatum princeps). Emerge la differenza fra l’uomo e l’animale | Brainstorming su cosa viene in mente ai ragazzi quando si parla di conoscenza (deve essere un po’ sintetizzato per gruppi tematici) | Gb 38-40 (38,1-12.16-18.22-27.33-41; 39,19s. 26s; 40,1-5) |
2. La conoscenza non è solo informazione | L’enorme espansione di Internet, l’aumento illimitato di dati disponibili on-line, può far perdere di vista che la conoscenza non è il puro accumulo di dati. Bisogna, invece, andare al cuore dei problemi, saper capire cosa vale davvero, dove c’è bellezza e dignità | Si può vedere qualche video della Playlist Educare all’uso dei social network del Canale Youtube Catechisti Roma | 1 Sam 16: l’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore |
3. La conoscenza personale | La conoscenza che amiamo, oltre a quella scientifica, è quella personale che avviene per rivelazione. Emerge la differenza tra la conoscenza quantitativa e qualitativa delle persone (le due realtà sono collegate, ma anche diverse). Emerge la differenza fra scienza e conoscenze umane, altrettanto necessarie. Dovrebbero emergere: - l’ascoltarsi, il parlare insieme, lo stare insieme, il condividere esperienze, perdonarsi, aiutarsi, ecc. | Gioco su quanto si conoscono. Attività: far emergere punti principali su come si conosce bene una persona? | Brani dei libri sapienziali sul cuore; Manzoni: “il cuore è un guazzabuglio” |
4. È possibile conoscere Dio? | Il grande desiderio dell’uomo: “bucare il cielo”. Far prendere coscienza ai ragazzi che è impossibile conoscere Dio, assolutamente trascendente. È impossibile conoscere Dio alle sole forze dell’uomo. | Lc 10,21-22 (“nessuno conosce chi è il Figlio se non il Padre...”) 1 Cor 2 | |
5. La conoscenza di Cristo | Si può conoscere Dio solo perché lui si è rivelato e si rivela a noi, pienamente nel Figlio Gesù Cristo. Gesù Cristo mediatore e pienezza della rivelazione (sono i due termini biblici scelti dalla Dei Verbum, che non sceglie né una cristologia dogmatica, né una narrativa, bensì vuole prima presentare il ruolo di Gesù nella rivelazione di Dio). Cristo rivela il volto della misericordia di Dio. | Fargli indicare degli amici di Dio (anche gente semplice). Com’è che conoscono così bene Dio? | - Gv 1 Dio nessuno l’ha mai visto, il Figlio ce lo ha rivelato - Mt 16,13-20 - Madre Teresa, Chi è Gesù per me |
6. La fede è un dono | Si può accogliere questa rivelazione solo per un dono di Dio: LA FEDESulla conoscenza di Dio gli si fa poi riprendere le cose dette sulla conoscenza delle persone. | Si può riflettere sul fatto che i dono sono oggettivi, anche se noi li rifiutiamo: se nasce un bambino, è un fatto, anche se non ci commuovessimo… così è del dono della venuta di Gesù | |
7. La fede è la risposta a Dio, la giusta risposta. L’obbedienza della fede. Abramo e Maria | “GUARDA LE STELLE DEL CIELO” Portarli a sentire la chiamata di Dio e a chiedere la fede per rispondere, per obbedire, per fidarsi. | Testimonianza di un catechista che racconti dell’essersi fidato di Dio e testimonianza al contempo delle sue difficoltà. Sotto un cielo stellato, la lettura di Gen 15,1-6 | Gen 15,1-6 Lc 1-2 |
8. Il dialogo con Dio | Introduzione alla preghiera. È personale ed ecclesiale. Parola nostra e di Dio. Spontanea e ricevuta. La vita interiore. La sua differenza con Internet e con la sua superficialità. Poter ascoltare la Parola di Dio non come un testo scolastico o storico, bensì come Parola che Dio dice oggi a te, una parola viva ed efficace | Cosa è la bellezza? Esperienze di silenzio in cui li coinvolgiamo con momenti vissuti insieme di silenzio. Un’esperienza di porsi davanti alla Scrittura come Parola di Dio rivolta a loro: “Cosa mi dice Dio?” Proporre un dialogo in un monastero di clausura | Sap: Desiderare la sapienza più della salute e della bellezza |
9. Lo stare con Dio | Eucarestia e Confessione. Comunità non come semplice amicizia, ma come relazione che ha al centro il Cristo. Riprendere il sacramento della Riconciliazione in chiave interpersonale. Potrebbe essere positivo fargli prendere coscienza del legame tra la riconciliazione con Dio e quella coi fratelli. | ||
10. Eccomi | La Parola di Dio interpella. Si accoglie rispondendo. Si risponde con la nostra persona: “Eccomi!” La fede che credo, la fede con la quale mi abbandono a Dio. Mostrare il legame fra il Simbolo di fede ed il mio sì, il mio abbandono alla volontà di Dio. | PICCOLO RITO CONCLUSIVO SULLA FEDE Mostrare l’unità dei 3 Simboli di fede, quello pasquale interrogativo battesimale, il Simbolo degli apostoli e quello niceno-costantinopolitano |
B/ La speranza sia presentata in relazione alla scoperta del desiderio che si misura con la necessità delle scelte. Noi desideriamo tante cose, ma alcune sono per noi più importanti di altre. Mille capricci non valgono un desiderio vero. Il desiderio vero non riguarda le cose, ma le persone, l’amore, Dio. Per raggiungere un desiderio sono obbligato a scegliere. Ma scegliere e rinunciare a tante cose non è brutto, se amo veramente ciò che raggiungerò. Scoprire che tutto è un inganno, alla fine dei conti, o sperare? Il vero nome della speranza è il nome di Dio. Ma il Dio vero vuole che noi non amiamo solo lui, bensì ci impegniamo a realizzare la nostra vocazione a servizio dei fratelli.
2.2. LA SPERANZA E LA SCOPERTA DEL DESIDERIO CHE SI MISURA CON LA NECESSITA’ DELLE SCELTE
Tema | Punti centrali | Possibili attività | Testi ecc. |
1. Voglio e non voglio: la contraddittorietà del cuore umano: spesso non so bene cosa voglio veramente! | Rendersi conto di come la loro volontà sia sempre attiva, ogni minuto della loro attività conscia. Questo anche perché esiste il peccato; nel cuore si compie una lotta. | Mappare la giornata secondo ciò che si vuole o non si vuole | Mc 1,32-38: una giornata di Gesù Qo 8 O giovane, segui pure i desideri del tuo cuore |
2. Dove voglio arrivare? Cosa voglio veramente? | Cogliere la differenza tra ciò che vogliono quotidianamente e il dinamismo della loro volontà, che non è mai appagato da qualsiasi cosa raggiunta. La differenza fra capricci, bisogni e desideri. Tanti passatempi e la loro diffrenza dai veri desideri | ||
3. Sei condizionato? | Capire che la loro volontà è sempre contestualizzata: - condizionata: dai genitori, dagli amici? - storicamente situata: la società, il tuo luogo, ecc. Accogliere questa condizione, come luogo dove vivere il desiderio realisticamente. L’essere condizionati impedisce la libertà? | Gioco: “Come ti vedono...” | |
4. L’imbarazzo della scelta | L’impasse: desiderio di tutto, ma dover lasciare qualcosa (decidere è recidere!) | ||
5. Come scegliere? | Riflessione sui criteri della scelta: - quel che mi piace - quel che è veramente buono - ciò che conta per l’eternità | Esercizio di scelta: cosa prendere in diverse situazioni (se ti manca un mese di vita, cosa fai?) | |
6. Il mio forte è... | Riflettere sul valore delle proprie capacità, del proprio modo di essere, per le scelte della vita. Abbiamo dei doni e si tratta di farli fruttificare di moltiplicarli, di metterli al servizio | I carismi | |
7. Signore, cosa vuoi che io faccia? | Se c’è anche Dio, lui vuole qualcosa da me? Lui mi ha creato... Quale è la sua volontà su di me? Nella sua volontà è la nostra pace (Dante: “In sua voluntade è nostra pace”)! Nella determinatezza limitata della sua volontà per me vi è il mio “tutto”! | Gv La verità vi renderà liberi Cf. Teresa di Lisieux | |
8. Camminare nella speranza: sequela di Cristo | Con il testo del giovane ricco presentare la sequela di Cristo come il nostro vivere nella volontà di Dio, nella speranza e non nella visione, vedendo solo un passo alla volta | Lc 18,18-23 J.H. Newman, Lead kindly light | |
9. “Non fatevi rubare la speranza” | Le false speranze del mondo: speranza fasulle e piatte | Video di papa Francesco | Lc 18,24-27 |
10. “100 volte tanto e la vita eterna” | 2 livelli di speranza. La speranza cristiana è fondamentalmente la speranza del paradiso, della vita eterna. E nel cercare il Regno di Dio anche tutto il resto ci sarà dato, 100 volte tanto. La grande speranza e le piccole speranze altrettanto importanti (Spe salvi) | Lc 18,28-30 | |
11. Seminare nello Spirito | La semina come immagine della speranza. Capire che possiamo scegliere dove riporre la nostra speranza: nella carne o nello Spirito. | Domande: Dove semino? Cosa spero di raccogliere? RITO DI SEMINA sulla speranza | Gal 6,7-10 |
C/ La carità sia presentata in relazione al desiderio di imparare ad amare. I ragazzi sanno quanto è importante l’amore. Lascerebbero tutto per la possibilità di parlare un’ora con un amico o con una ragazza. Ma pian piano scoprono che l’amore deve essere purificato. Che spesso chiamiamo amore l’egoismo. E che non appena l’altro ci delude o ci tradisce, l’amore si muta in indifferenza o addirittura in odio. L’amore non deve solo essere purificato, deve anche essere salvato da un perdono più grande, che superi gli errori e i peccati.
L’itinerario vuole far emergere il bisogno che l’amore sia illuminato e guarito sia nell’amicizia, sia nel rapporto con i propri genitori, sia nei rapporti con l’innamorata/o, sia nell’amore verso se stessi. L’incarnazione e la croce rivelano per la prima volta nella storia l’esistenza di un amore che è amore, proprio quando non è amato. Quell’amore ci fa desiderare di essere alla sua altezza.
2.3. LA CARITA’ E IL DESIDERIO DI IMPARARE AD AMARE
Tema | Punti centrali | Possibili attività | Testi ecc. |
1. Far le cose con amore | L’amore compare fin dalle cose più piccole della vita. Le cose si possono fare per paura di una punizione, in vista di un altro bene, oppure “con amore”, scoprendo in tutte il loro senso, un valore intrinseco; questo aiuta a vivere il presente. Si può accennare che viene dal rapportare a Dio ciò che si fa! | La stessa cosa può essere fatta con amore oppure così, tanto per farla (p.e. apparecchiare una tavola!) | Col 3,23 |
2. Amicizia e amore | Far capire che l’amicizia è una cosa molto delicata, che facilmente viene ferita o deformata. Chi troverà un vero amico? Gesù, amico dell’uomo L’amicizia come realtà altissima | Sir 6,5-17 Aelredo di Riveaux, Amicizia Spirituale (qualche estratto) | |
3. Amore in famiglia | Gioie e fatiche. Guardare con riconoscenza al dono di essere stati amati… guardare se gli adulti riescono a guardarsi con riconoscenza l’un l’altro, ad esempio marito e moglie | Ascoltare la testimonianza di due sposi da molto tempo | |
4. Scoprire il mistero dell’altro sesso | L’intensità e la fragilità dell’amore. Intuiamo che nell’amare e essere amati vi è la felicità, il senso della vita. L’amore comporta anche sofferenza. Amare non è guardarsi negli occhi, ma guardare insieme nella stessa direzione | ||
5. Amare se stessi | Amarsi si distingue dall’egoismo. Amare Dio Creatore, scoprire che Dio mi ha voluto e mi vuole. “Cerchi una prova e sei tu stesso la prova” (Balthasar). Noi siamo la prova dell’esistenza di Dio, eppure non ci amiamo! | ||
6. Dio ci ama? | Annuncio dell’amore di Dio in Cristo Gesù (una specie di kerygma). Dio ci ha predestinati prima della creazione del mondo (Ef 1,4) | Riprendere Genesi 1-2 Cfr. articolo sulla creazione di Andrea Lonardo e video sulla creazione per le Comunioni su Catechisti Roma Youtube | |
7. “Come io ho amato voi” | L'annunzio che Dio è misericordia: esiste il vero Dio e gli altri sono idoli, ma la sua verità non offende, perché è quella del bambino di Betlemme e del Crocifisso di Gerusalemme Amore disinteressato. Perdono. Amare i nemici. Appare una nuova forza di amore, la sua sorgente! | Perché l'Islam rifiuta la verità storica della morte in croce di Gesù e afferma che la croce è un'invenzione di ebrei e cristiani e Gesù è asceso al cielo in corpo e anima senza prima morire | Lc 6,27-38 |
8. Amare Cristo nel volto del povero | Dio si è nascosto nel volto del povero. Scoprire la fraternità con tutti, a partire da chi è più debole, è scoprire l’amore gratuito, l’amore preferenziale per chi ha più bisogno. Amore vuol dire esattamente non partire dal nostro punto di vista, ma dal bisogno di chi ha bisogno. Un amore che non scoprisse il povero non sarebbe amore. Ma non si tratta solo di donare, perché questo può offendere ancor più chi è nel bisogno. Si tratta di valorizzare la presenza dell’altro. | Attraverso esperienze comunitarie, come il digiuno del Mercoledì delle Ceneri e del Venerdì Santo o come la partecipazione alle Raccolte del cibo per gli Empori della Caritas, si possono vivere prime esperienze di servizio. È fondamentale invitare persone che raccontino le loro storie di vita. Ma anche insegnare che bisogna mettere mano al proprio portafoglio e non solo a quello dei genitori | Mt 25 |
9. La carità è eterna | Con l’inno alla carità si può parlare della carità come “forma di tutte le virtù”, ciò che rende bene ogni cosa che è bene. | Gioco: cambiare il termine “carità” in 1 Cor 13 con il nome dei ragazzi | 1Cor 13 |
10. La carità è sostenuta dalla Chiesa | La comunità cristiana. La differenza tra la comitiva, l’amicizia, e la comunità cristiana. Non siamo amici, ma fratelli che si amano | Dio è amore e noi ci amiamo 1Gv 4,8-16 | |
11. Nei nostri cuori | Lo Spirito Santo ci fa partecipi dell’amore che Dio è, dell’amore tra il Padre e il Figlio, della natura di Dio | RITO CONCLUSIVO: invocazione dello Spirito Santo. | Rom 5,1-5 |
3. I sette doni dello Spirito Santo, i 7 vizi e le 7 virtù
Alla presentazione delle tre virtù teologali (che può prendere un anno più di cammino) può seguire la presentazione dei sette doni dello Spirito e del Rito stesso della Confermazione. Ma è importante dire subito che spesso la presentazione dei 7 doni a se stanti a volte non riesce ad incidere. Spesso i ragazzi la sentono come astratta.Può aiutarci allora la tradizione della Chiesa che ha sempre spiegato i doni non a se stanti, ma mostrandone il legame con i vizi e le virtù. I doni dello Spirito, infatti, aiutano l’uomo a vincere i vizi e a raggiungere le virtù che desideriamo. A Roma San Filippo Neri era solito utilizzare questa trilogia: dono, vizio, virtù. I ragazzi sono all’inizio più interessati ai vizi che alle virtù, ma, vedendone gli opposti, riescono ad innamorarsi delle virtù e dei doni.
Sette video accompagnano questo itinerario:
3 - Gola, Astinenza, Timor di Dio. I 7 doni dello Spirito Santo
Le preghiere preparate espressamente da san Filippo, invocano il perdono dei sette peccati capitali, chiedendo con la forza dei sette doni dello Spirito Santo, di poter vivere le sette virtù contrarie.
Ogni tappa sottolinea così, da un lato, che il nostro cuore è inclinato al vizio, che senza la grazia nessuno riesce a sfuggire alla bruttezza di quel vizio. Ma, dall’altro, si sottolinea per ognuna delle sette tappe che ogni uomo ha un desiderio di virtù. Tutti, senza esclusione alcuna, desiderano la virtù, desiderano ogni virtù.
Cristo, soprattutto, è colui che possiede tali virtù perché ha il dono dello Spirito. I sette doni dello Spirito che Cristo ci offre non sono che sette modalità della possibilità di vivere una vita nuova.
Nel riferimento del vizio alla virtù e della virtù al dono dello Spirito, emerge così con più evidenza, nella pedagogia di san Filippo come di molti maestri spirituali del tempo, il significato di ognuno di essi.
- 1/ Dalla Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella) a San Pietro, san Filippo proponeva di meditare su timor di Dio, gola e astinenza. Con termini moderni si potrebbe dire che l’astinenza è la capacità di porsi dei confini. Senza confini, in realtà, non si è liberi. Una nazione è libera solo quando sa difendere i propri confini. L’aver paura di uscire dai limiti è una cosa sana. Esiste, cioè, una valenza positiva del timore. Così la gola è l’incapacità di porsi dei confini, mentre l’astinenza è la capacità di essere liberi, sapendo porre dei limiti. Chi ha vissuto pienamente il timor di Dio è il Cristo. Egli aveva il timore di non fare la volontà di Dio. Perciò nella sua vita sapeva godere delle cose, ma anche rinunciare ad esse, nella piena disponibilità alla volontà del Padre.
- 2/ Camminando verso San Paolo fuori le Mura, san Filippo proponeva la riflessione su pietà, ira e pazienza. Anche qui il vizio è tutto dell’uomo che, nell’ira, bestemmia ciò che gli manca. Infatti, ci sono persone che si lamentano sempre. La virtù della pazienza, invece, è la capacità di benedire l’esistente, attendendo la pienezza che Dio darà. La virtù della pazienza è un nostro reale desiderio e nessuna cultura approva, in realtà, l’ira. Cristo ha il dono della pietà, ha una vita intrisa di pietà, benedice tutto ciò che esiste. Lo si vede, per esempio, nella moltiplicazione dei pani. Non si adira, bensì pazientemente trasforma ciò che esiste in bene. Così la pietà corrobora la virtù della pazienza.
- 3/ Giungendo a San Sebastiano era la volta di scienza, lussuria e castità. Si potrebbe dire, con termini moderni, che il dono della scienza è la capacità di conoscere e guardare l’altro come Cristo lo guarda. Nella lussuria noi facciamo, invece, dell’altro un oggetto, una nostra proiezione. Nella castità, invece, lo amiamo realmente. Si comprende il valore della castità non appena si diventa padri di una ragazza: un padre non può tollerare che sua figlia sia guardata solo come un oggetto da chicchessia. L’amore guarda all’altro così come lo guarda Dio. La scienza, così, corrobora la virtù e insegna a guardare la donna e l’uomo così come Cristo li guardava.
- 4/ A San Giovanni in Laterano, san Filippo ricordava il consiglio, l’avarizia e la prodigalità. Dinanzi ad ogni bivio della vita serve un consiglio per decidersi. Cristo ha avuto il dono del consiglio che guida le decisioni. L’uomo è spesso schiavo dell’avarizia: non prende una decisione perché questo vorrebbe dire rinunciare a qualcosa. Nel momento vocazionale molti sono paralizzati dalla rinuncia. Invece la prodigalità è la virtù del saper rinunciare quando si è stati ben consigliati, quando si è compresa la volontà di Dio.
- 5/ A Santa Croce era la volta di fortezza, accidia e fervore. Si potrebbe dire oggi che Cristo ha il dono della fortezza. Ha il dono di essere come una quercia, di sostenere ogni situazione. Il vizio dell’accidia, invece, si manifesta nelle disavventure: quando esse arrivano tanti si ritirano dal gioco. Il fervore è il desiderio di non arrendersi, che viene a mancare, se non ci sostiene Cristo con il dono della fortezza.
- 6/ A San Lorenzo fuori le Mura, Filippo insisteva su intelletto, invidia e carità fraterna. Si potrebbe spiegare ricordando che il dono dell’intelletto consiste nell’accorgersi della presenza dell’altro, nel saper vedere la sua vita, il suo bisogno. Nell’invidia, invece, l’altro è visto come un nemico. Solo nell’amore fraterno si riesce a vederlo come fratello. Cristo ha il dono dell’intelletto e ci spinge ad amarci gli uni gli altri: «Come io vi ho amati».
- 7/ Infine giungendo a Santa Maria Maggiore, era la volta di sapienza, superbia e umiltà. Cristo è la sapienza e dice: «Imparate da me che sono umile e mite di cuore». Egli è umile mentre noi siamo superbi. È nostro desiderio sconfiggere la superbia: non appena qualcuno ha anche solo una venatura di superbia ci appare repellente. L’umiltà è già teologica, ma il dono della sapienza la porta a compimento.
Attività che può accompagnare la presentazione dei tre settenari
Pellegrinaggio dei cresimandi e dei cresimandi nella notte con p. Maurizio Botta e d. Andrea Lonardo
Quest’anno venerdì sera (19.00-23.00 circa) 16 ottobre 2015.
Si parte da Santa Francesca Romana al Colosseo e si raggiunge Santa Croce in Gerusalemme passando per Santo Stefano Rotondo, i Santi Quattro Coronati, San Giovanni in Laterano
Ulteriori testi che possono aiutare ad approfondire i vizi, le virtù e i doni su www.gliscritti.it
- I vizi e le virtù dipinti da Giotto nella Cappella degli Scrovegni. Brevi testi da Roberto Filippetti
- Fede, speranza, carità: le tre virtù teologali nell’opera di Raffaello Sanzio ai Musei Vaticani, di Andrea Lonardo
- Le virtù e l'uomo virtuoso negli affreschi di Pietro Perugino nel Collegio del Cambio a Perugia, di Andrea Lonardo
- Virtù, da C.S. Lewis
- I cardini della vita buona (1) - La prudenza. Trascrizione di una riflessione di don Fabio Rosini
- I vizi capitali (meditazioni in file audio mp3), di Achille Tronconi I/Introduzione II/ La superbia III/ L'invidia IV/ L'ira V/ L'accidia
- I vizi capitali: la gola, di Andrea Lonardo
- I vizi capitali. Lussuria: l'eros senza pienezza, di Gianfranco Ravasi
- L’accidia: il vizio nella vita spirituale e la lotta contro di esso, di Angelo De Donatis
- I vizi capitali. Accidia: il demone della notte, di Pierangelo Sequeri
- Un super-io contro Dio, di Rino Fisichella
- Orgoglio e umiltà, di C.S. Lewis
- Vizi, da S. Agostino
4/ La Chiesa come madre
Se i tre punti precedenti presentano l’itinerario tematico ed alcune attività, non si deve però dimenticare che la forza della catechesi è legata alla testimonianza di una comunità che accoglie i ragazzi.A/L’eucarestia domenicale non più con i bambini, ma con i giovani. I ragazzi fanno esperienza della Chiesa innanzitutto nell’Eucarestia domenicale. Sarebbe bene che il sacerdote responsabile del cammino delle Cresime animasse con i ragazzi ogni domenica l’Eucarestia, presiedendola. I ragazzi amano staccarsi dalla Messa animata dalle famiglie dei bambini per inserirsi progressivamente in una liturgia animata dalla comunità giovanile di quella parrocchia. Senza la scoperta della liturgia domenicale e senza l’appassionarsi ad essa imparando ad animarla, il cammino di catechesi manca del suo elemento più importante.
B/ I campi estivi. I ragazzi fanno esperienza della Chiesa quando vengono aiutati a vivere momenti intensi come nell’esperienza dei campi estivi, che uniscono al gioco, la serietà della catechesi e della liturgia e del servizio reciproco e la scoperta della meraviglia del creato. Dedicare tempo ed energie a questi momenti è decisivo nell’accompagnare i ragazzi ad un’esperienza di fede viva e vera.
C/ Il servizio di animatori nei GREST. I ragazzi hanno bisogno non solo di attenzioni, ma anche di scoprire che possono servire, possono dare una mano, possono iniziare a testimoniare il Signore. Sentono che un cammino che non li rende protagonisti è, in fondo, inutile. Uno dei momenti in cui è possibile coinvolgerli progressivamente perché scoprano che c’è bisogno di loro e che sono in grado di servire i fratelli è l’esperienza degli oratori estivi (GREST, ORES; oratori estivi, ecc.) così come dei campi estivi dei bambini più piccoli. In questi momenti essi sono chiamati a mettersi a disposizione perché altri, i più piccoli, crescano. Ma, vivendo intensamente queste esperienze e vivendole animandone anche i momenti esplicitamente liturgici (non ci deve mai essere un GREST senza la messa domenicale, anche se celebrata alla sera e non più al mattino perché la domenica le famiglie si recano fuori Roma, per animatori, bambini e genitori dei bambini), scoprono che quel servizio serve anche a loro per crescere.