Entusiasmo per don Matteo (Zuppi), nuovo presidente della CEI
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Il Papa ha scelto, come aveva già anticipato, un cardinale di alto profilo, il romano Matteo Zuppi, vescovo di Bologna, ma prima ancora vescovo ausiliare a Roma e assistente spirituale della Comunità di Sant'Egidio di cui fa parte dagli anni '70.
E' una bella figura umana e di pastore: molto attento ai poveri e alle questioni sociali, ma nella semplicità di rapporti diretti, senza fronzoli.
La sua nomina è stata accolta con un coro di lodi. Poche riserve provengono dal mondo politico di destra e dai giornali che li rappresentano.
Credo che la maniera migliore di commentare la nomina del cardinale Matteo Zuppi a presidente della Conferenza episcopale italiana sia di istituire un confronto tra lui e coloro che l'hanno preceduto in quella carica. Assumendo il governo del cardinal Bassetti come un periodo che definirei di transizione, penso che il vero confronto vada istituito con il duo Ruini-Bagnasco che per ben 26 anni, precisamente dal 1991 al 2017, hanno guidato la Cei in stretta continuità tra loro.
Ebbene, se mettiamo in parallelo le personalità Ruini-Bagnasco e quella del neopresidente Zuppi il risultato che emerge, a mio avviso, è il seguente: da un lato l'istituzione, dall'altro il movimento; da un lato la politica, spesso declinata anche come "partitica", dall'altro la società; da un lato la forma e talora la formalità, dall'altro la spontaneità e la fantasia; da un lato la tradizione, dall'altro l'innovazione; da un lato la sicurezza, dall'altro la volontà di infondere coraggio (il che è un'altra cosa dal dare sicurezza, perché chi dà sicurezza toglie la libertà, mentre chi infonde coraggio toglie la paura mantenendo la libertà). Insomma, da un lato il potere della Chiesa gerarchica, dall'altro il servizio della Chiesa comunità. Da un lato la Chiesa di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, dall'altra quella di Francesco. So bene che in ambito ecclesiale non si amano queste contrapposizioni e si tende a sottolineare ovunque lo svilupparsi lineare e concorde dell'unica tradizione e dell'unico carisma, ma ci sono duemila anni di storia ecclesiastica a mostrare nel modo più evidente che le differenze esistono e che spesso si esplicitano proprio nelle contrapposizioni sopra evidenziate. E come l'elezione di Bergoglio ha determinato la leadership dell'ala profetica e progressista nella Chiesa cattolica, così la nomina di Zuppi fortemente voluta da Bergoglio è destinata a introdurre anche nella Chiesa italiana il primato della profezia e di quelle evoluzioni che genericamente chiamiamo progresso.
Non è facile il compito della Chiesa italiana oggi, come non è facile in genere il compito di essere cristiani in Occidente. Non lo è perché le nostre società apprezzano l'anti-istituzionalità, la ribellione, il no più del sì, premiano le alternative e gli alternativi, e quindi istintivamente non amano le istituzioni portatrici di una lunga e pesante tradizione, tra le quali primeggia la Chiesa cattolica. Papa Francesco risulta tanto popolare esattamente per la sua carica alternativa, un Papa non papale, quasi laico con quelle sue scarpe nere del tutto normali, e il cardinal Zuppi oggi alla guida della Chiesa italiana ha uno stile personale del tutto simile, senza minimamente atteggiarsi a "bergogliano" perché egli è proprio così di suo, e anzi complessivamente è più dolce e più mite di Bergoglio che invece, da antico gesuita, sa essere talora aspro e direttivo.
Ma il punto vero riguarda il mondo, non la Chiesa, perché la Chiesa esiste per il mondo, non per sé, e anzi quando è in funzione di sé e non del mondo tradisce la missione per cui venne fondata. E all'interno di un mondo come l'attuale risentito verso il passato e spaventato ancora più del futuro, un mondo privo di certezze se non quelle del denaro e del piacere che nulla hanno a che fare con l'etica e che per questo non sanno infondere il bene più prezioso che è la pace interiore, un mondo in cui sono sempre di più coloro che risultano completamente analfabeti in materia religiosa, in questo mondo delle pandemie e delle guerre, dell'emergenza climatica e delle migrazioni, in questo mondo che sembra appartenere più al diavolo che a Dio, qual è il contributo che può dare la Chiesa?
Me lo chiedo pensando a Matteo Zuppi che da anni conosco personalmente e con il quale ogni tanto andavo nella trattoria a due passi dall'arcivescovado bolognese osservando come in quei quattro passi per strada fossero numerose le persone che lo fermavano e lo salutavano, e come egli avesse uno sguardo e una parola per tutti. Ma ecco il primo contributo della Chiesa: umanità, fraternità, superamento delle solitudini, senso di comunità, gentilezza, calore umano, genuina accoglienza.
L'evangelizzazione passa da qui, senza umanità e comunità non c'è oggi nessun Vangelo che tenga.
È esattamente quello che papa Francesco vuole dei vescovi e dei preti: che abbiano "l'odore delle pecore", metafora evangelica per dire la capacità di vicinanza dei sacerdoti alla gente.
C'è però anche bisogno di un altro odore, quello dell'incenso. Intendo il bisogno di recuperare il senso del sacro e della liturgia perché troppo spesso le messe sono celebrazioni formalistiche e chiassose dove il senso del mistero si perde, dove non si prega, dove si ascoltano prediche scontate, non ci si raccoglie, non si medita, e ci sono ben poche tracce di spiritualità. Qui passa a mio avviso uno dei fronti più urgenti della missione della Chiesa italiana e sarebbe un errore fatale trascurarlo, o peggio ancora rendere la liturgia dominio dei tradizionalisti anticonciliari, gente non priva di forti accentuazioni fasciste e antisemite. La Chiesa italiana deve lavorare per ritrovare la sacralità e la bellezza antica della liturgia, e far riassaporare il suo mistero non a dispetto del mondo contemporaneo ma donando a questo mondo, ormai privo di riti degni di questo nome, ciò che esso ha perduto: il sacro, il mistero, la solennità. Anche questo mi aspetto dal cardinale Zuppi presidente della Cei e so che egli è in grado di lavorare al riguardo. Meno di una settimana fa eravamo seduti insieme nella Sala Rossa del Lingotto a ragionare sul teologo luterano Dietrich Bonhoeffer davanti al pubblico del Salone del Libro di Torino. Il tema era: "Trovare Dio in ciò che conosciamo", una frase che Bonhoeffer scrisse in una lettera del 30 maggio 1944. Ebbene, io mi attendo che il nuovo Presidente dei vescovi aiuti il nostro Paese a trovare Dio. Sono sicuro che anche i laici ne trarrebbero beneficio, perché non si tratta di tornare tutti in Chiesa in processione in fila per due, come forse avrebbero voluto i precedenti presidenti della Cei. Si tratta piuttosto di "mettere ordine nella propria vita", per riprendere l'espressione di Ignazio di Loyola che il cardinal Martini ricordava molto spesso, il che può avvenire solo in presenza di un principio ordinatore – che poi lo si chiami Dio, o giustizia, bellezza, verità, amore, bene, è una questione tutto sommato secondaria.
Dall'ordine introdotto nella propria vita nasce il coraggio, ciò di cui il nostro tempo ha un bisogno urgente, come dell'aria che si respira. Si tratta di dare coraggio a questo nostro tempo spaventato, spaventatissimo. Una volta insieme in trattoria gli proposi una grande assemblea sulla paura: tre, quattro, cinque giorni in cui convocare le più interessanti personalità italiane, credenti e no, a raccontare le loro paure. Mi ascoltò con interesse, poi non ne fece nulla, immagino non trovò il tempo. Ora però ha a disposizione le leve del comando della Chiesa italiana, non tanto, ovviamente, per fare l'assemblea, quanto per infondere coraggio. Etimologicamente coraggio significa azione del cuore, con il termine formato dal latino "cor-cordis" e dal suffisso -aggio che esprime l'azione specifica del sostantivo (come spia-spionaggio, vagabondo-vagabondaggio e così via). Zuppi ha un grande cuore, lo so, quindi le carte in regola per la missione più importante che lo aspetta.
La festa più grande e più bella l'hanno fatta i senza tetto di Trastevere, ieri pomeriggio, riuniti al bar San Calisto a stappare una birra in suo onore. Sono tutti amici suoi, lo chiamano per nome, Don Matteo. Il loro parroco. Un po' dipende dalla faccia, anche. Perché avere una faccia come quella è un dono: è un volto che ride anche da serio, che pazienta e accoglie da fermo. Un po' dipende dal carattere, certo, e dalla vocazione all'ascolto. Ha sempre tempo, per tutti, non si sa dove lo trovi. Si preoccupa se un ragazzo è scappato da casa, la madre lo chiama e lui lo cerca. Si ricorda i nomi dei figli di tutti, dei padri e dei nonni. Accetta il confronto con chiunque, se non hai fede non importa, entra.
Che cosa è l’Anno Liturgico Il Ministrante Preghiera per il Ministrante Anno Liturgico Schema Avvento - Generale Scheda Avvento - Le due parti dell'Avvento Scheda Avvento - Vangeli domenicali Scheda Avvento - Rito Ambrosiano L’anno liturgico inizia con l’Avvento e termina con la solennità di Cristo Re, che si celebra la 34ª domenica del tempo ordinario. Il suo fondamento è la domenica, perché è il giorno della risurrezione di Gesù, il giorno in cui i primi cristiani celebravano la Pasqua settimanale. Esistono tre tipi di anno liturgico (A, B, C) in base al Vangelo che viene letto principalmente in quell’anno: A = Matteo; B = Marco; C = Luca . Il Vangelo di Giovanni viene letto soprattutto nelle feste. L’anno liturgico si divide in sette tempi TEMPO DI AVVENTO – ATTESA È il primo periodo dell’anno liturgico, durante il quale la Chiesa attende la venuta del suo Signore. È formato dalle quattro settimane che precedono il Nata...
Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli del cenacolo, gonfia di passione la vita dei tuoi presbiteri. Riempi di amicizie discrete la loro solitudine. Rendili innamorati della terra, e capaci di misericordia per tutte le sue debolezze. Confortali con la gratitudine della gente e con l’olio della comunione fraterna. Ristora la loro stanchezza, perché non trovino appoggio più dolce per il loro riposo se non sulla spalla del Maestro. Liberali dalla paura di non farcela più. Dai loro occhi partano inviti a sovrumane trasparenze. Dal loro cuore si sprigioni audacia mista a tenerezza. Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ciò che accarezzano. Fa’ risplendere di gioia i loro corpi. Rivestili di abiti nuziali. E cingili con cinture di luce. Perché, per essi e per tutti, lo sposo non tarderà. *** Preghiera per il parroco – anonimo Signore, Ti ringraziamo di averci dato un uomo, no...
Ancora da mio libro: " Cattolici VIP in Italia. Persone di fede conosciute o da conoscere " Il Cesnur (Centro studi nuove religioni ) calcolava nel 2009 la presenza in Italia di circa 200 veggenti e guaritori – o sedicenti tali – a cui ogni anno si rivolgerebbero circa 60 mila italiani. Sono in genere cattolici che cercano l’aiuto in persone che vengono ritenute dotate di carismi di guarigione o che hanno delle visioni spirituali, in genere della Madonna, che donano loro una capacità di ascoltare la volontà di Dio o di avere dei contatti con i defunti… Tutte queste manifestazioni non hanno alcun tipo di riconoscimento ufficiale da parte della chiesa. In alcuni casi c’è una condanna ecclesiale che comporta la sconfessione della presunta apparizione, in altri casi c’è in corso uno studio diocesano per verificarne la veridicità. In un caso c’è anche la condanna giudiziaria per truffa: è quella comminata all’ex veggente pugliese Paolo Catanzaro diventato nel frattempo transgende...
Un gioco-quiz che ha sempre funzionato a catechismo (sia per i bambini della comunione che per quelli della cresima) è questo alfabeto del Natale che propongo (da Qumran ) in diverse versioni e con l'aggiunta di altri elementi. 1) L’alfabeto del Natale Una specie di Passaparola. Bello se vi procurate una ruota con le lettere come nel quiz! Un punto ad ogni risposta esatta. Inizia chi è in svantaggio. La squadra che sbaglia o non sa rispondere passa il gioco all’altra. A: cosa fecero i Magi alla vista di Gesù? adorarono B: in quale città nasce Gesù? Betlemme C: Cosa decreta Cesare Augusto? ...
L’ABC della Crociata dell’Amore 1. Rispetta ogni uomo perché Cristo vive in lui. Sii sensibile verso ogni altro uomo, tuo fratello. 2. Pensa bene di tutti – non pensare male di nessuno. Prova a trovare qualcosa di buono persino nelle circostanze peggiori. 3. Parla sempre bene degli altri – non dire male del prossimo. Ripara un torto fatto con la parola. Non promuovere discordia fra la gente. 4. Parla con ciascuno nella lingua dell’amore. Non alzare la voce. Non maledire. Non dare dispiaceri. Non fare versare lacrime col tuo agire. Tranquillizza e mostra un cuore gentile. 5. Perdona tutto – a tutti. Non serbare rancore nel cuore. Stendi sempre per primo la mano per riconciliarti. 6. Agisci sempre a favore del prossimo. Fa’ del bene a tutti, come tu vuoi che si faccia a te. Non pensare a quello che qualcuno ti deve, ma a ciò che tu devi agli alt...