Attanasio (e gli altri due uomini trucidati in Congo): testimone di fede e di dialogo
L'uccisione in un attentato in Congo di Luca Attanasio, il giovane e brillante diplomatico che aveva l’Africa nel cuore, del carabiniere Vittorio Iacovacci che gli faceva da scorta e l’autista autoctono Mustapha Milambo, in forze proprio al WFP ha fatto ovviamente orrore e scalpore. Nel funerale di Stato il cardinale vicario De Donatis ha parlato di "testimoni di pace e di amore". “Luca, Vittorio e Mustapha – ha continuato il porporato – sono stati strappati da questo mondo dagli artigli di una violenza stupida e feroce, che non porterà nessun giovamento, ma solo altro dolore; dal male viene solo altro male".
Su Aleteia, riprendendo Avvenire, si legge un ritratto di Attanasio molto interessante:
Aveva 43 anni, si era laureato alla Bocconi nel 2001 e nel 2003 aveva iniziato la carriera diplomatica, dopo un breve percorso professionale nella consulenza aziendale ed un Master in Politica Internazionale. Lavora prima alla Direzione per gli Affari Economici del Ministero degli Esteri, presso l’Ufficio sostegno alle imprese, poi alla Segreteria della Direzione Generale per l’Africa. Successivamente è Vice Capo Segreteria del Sottosegretario di Stato con delega per l’Africa e la Cooperazione Internazionale (2004). Dopo altri incarichi tra cui uno a Berna, in Svizzera, dal 2017 viene nominato capo missione a Kinshasa, nel Congo. Dal 31 ottobre 2019 è stato confermato in Sede in qualità di Ambasciatore Straordinario Plenipotenziario accreditato in RDC (TPI).
Luca Attanasi lascia la madre, la moglie e tre figlie piccole. Era presidente onorario dell’associazione Mama Sofia, fondata a Kinshasa dalla moglie Zakia Seddiki per occuparsi di bambini e donne in difficoltà con il contributo della Conferenza Episcopale Italiana. Insieme avevano ricevuto a novembre il Premio Nassirya per la Pace 2020. In quell’occasione Attanasio aveva ricordato che «quella dell’ambasciatore è una missione, a volte anche pericolosa, ma abbiamo il dovere di dare l’esempio».
Don Angelo Gornati, attuale parroco di Cesate ma per diversi anni alla guida della parrocchia di Limbiate, ricorda Luca Attanasio che ha avuto come parrocchiano: «Luca era un ragazzo cresciuto all’oratorio di Limbiate. Era una luce che fa breccia nella nebbia, illumina e riscalda» dice. «Era capace di cogliere il lato positivo presente in ogni persona, di cucire i rapporti, di costruire ponti – ricorda ancora don Angelo – e ogni volta che tornava a casa dalle varie parti del mondo in cui veniva mandato, correva subito dalla famiglia, ma subito dopo veniva in parrocchia e all’oratorio». «Da adolescente, insieme ad altri suoi amici, Luca fondò il ‘gruppo Aurora‘ che aveva il compito di seguire ed andare a trovare gli anziani malati della comunità- spiega don Angelo -. Più avanti fondò anche un altro progetto che si occupava di ragazzi disabili, organizzando per loro gite e vacanze» (Avvenire).