Papa Francesco e lo sport (con contributi di Zanardi e Totti)
La Lev pubblica il libro «Mettersi in gioco» patrocinato da Athletica Vaticana
Dare il meglio di sé in campo e nella vita
Correndo insieme dalla povertà alla solidarietà di Tegla Loroupe
Zanardi: «Chi è davvero il fuoriclasse»
Cos’è il benessere? Fortuna, successo, denaro o piuttosto saper soddisfare la propria anima comprendendo davvero cosa fare nella vita. Se è questa la risposta, occorrerebbe domandarselo con lucidità. Perché capita di prendere decisioni che poi, a distanza di tempo, riconsideriamo. Vediamo gli altri correre verso una meta e, nel timore di lasciarci alle spalle qualcosa d’importante, proviamo ad agganciare il gruppo senza nemmeno domandarci dove il gruppo stia andando.
Se non è il correre l’aspetto più piacevole dell’avanzare verso un orizzonte, se il grande obiettivo altro non è che una buona scusa per fare qualcosa che amiamo, sapete che c’è? Correre è molto faticoso! Credo si capisca ciò che voglio dire. Sono un privilegiato, uno che dalla vita ha avuto in dono più di una occasione. E, lo ammetto, forse è grazie a questo che ho compreso la cosa fondamentale: per me, salire su un’auto da corsa o su una Handbike non era importante per provare a vincere; ho vinto, dopo e perché avevo compreso che desideravo tantissimo salirci.
Il mondo di oggi, ipertecnologico, consumista e in continua evoluzione, ha ramificato le strade percorribili al punto da poter anche spaventare un ragazzo che sta iniziando il suo percorso. Le possibilità sono tante e quel ragazzo, nel troppo, può anche far fatica a capire cosa sognare. Come riuscire allora? E noi, che di lì siamo in qualche modo già passati, che strumenti abbiamo per esortare i nostri ragazzi a essere curiosi, a spiegare loro che, per quanto difficile possa essere riconoscere la propria strada, sarà la stessa appartenenza a quel percorso a svelare come dentro ognuno di noi alberghi sempre abbastanza talento per riuscire? Indicare esempi positivi può essere la risposta che regala loro ispirazione. E, non importa l’ambito, sono certo che questa abbondi attorno a noi. In chi lavora con impegno e non solo nello sport. In tante delle nostre relazioni e anche nelle grandi vocazioni mostrate da alcune persone. Perché in fondo, ogni cosa fatta al meglio delle proprie capacità, rappresenta un grande gesto sportivo che ha il potere di ispirarci. Il segreto per accorgersene è saper guardare. Sembra semplice, ma non lo è.
Occorre egual talento ai nostri occhi per riconoscerlo nelle cose o in chi guardiamo per scorgere ispirazione in misura sufficiente a cambiarci la vita. Se questo è l’intento credo che lo sport faciliti il compito: su questo terreno ogni domenica accade qualcosa di evidente. E noi, con qualche capello bianco in testa, possiamo aiutare i nostri ragazzi a decifrare il messaggio che molti atleti ci passano quando tagliano un traguardo davanti a tutti. Quello che non risiede nel successo ottenuto in quell’attimo, perché si aggiunge soltanto al bene che ha colorato meravigliosamente il loro cammino. Passione è la parola. Quella cosa meravigliosa che fa accadere le cose e che può benedire la nostra vita se le consentiamo di guidarla. Capire quanto appassionato lavoro ci sia stato dietro la lunga costruzione del gesto di un atleta, ci aiuta a spiegare ai ragazzi chi sia davvero il fuoriclasse. Un uomo che ha capito per tempo quanto importante sia percorrere con gioia il cammino piuttosto che farsi dominare dall’illusione di doverlo concludere prima degli altri.
Davanti o meno al mondo con cui sei in gara, la felicità deriva da altro. Ogni giorno una cosa, un passo. Grande o piccolo che possa essere, colorerà la nostra vita facendoci avanzare fin troppo velocemente verso l’orizzonte che abbiamo deciso di inseguire. Questa è l’inconsapevole forma d’ispirazione che lo sport e i suoi grandi campioni possono regalarci. Forse, assieme ai capelli bianchi, l’unica cosa in comune che sento umilmente di avere col Santo Padre, che ha voluto realizzare quest’opera, è il desiderio di far riflettere nel modo migliore chi guarda e vive lo sport. Che assieme a tante storture, va detto, sa anche regalarci storie meravigliose di cui anche noi, volendo, possiamo essere protagonisti.
La prefazione firmata da Francesco Totti è stata pubblicata nell’edizione di sabato 29 agosto, in esclusiva, dal quotidiano «Avvenire». Ecco un breve stralcio del testo: «Sono particolarmente onorato del compito che mi è stato attribuito per il Santo Padre, potendo firmare le righe di apertura di un testo che si propone di raggiungere il “nostro” movimento, abbracciandolo idealmente, facendolo sentire il centro nevralgico di un messaggio che è fede, vita e speranza e sa sublimare i valori che ci caratterizzano e di cui cerchiamo di essere fieri testimonial [...]. Ho avuto l’onore di conoscere tre Pontefici. Il mio primo incontro è stato quasi fortuito con Giovanni Paolo II. Avevo solo sette anni [...]. Papa Francesco mi ha accolto [...] pochi mesi dopo la sua elezione. La sua umiltà mi ha messo subito a mio agio trasmettendomi sicurezza e umanità».
I cinque anelli intrecciati, simbolo e bandiera dei Giochi Olimpici, stanno proprio a rappresentare lo spirito di fratellanza che deve caratterizzare la manifestazione olimpica e la competizione sportiva in generale.
(Al Comitato olimpico europeo, 23 novembre 2013)
La disabilità che sperimentate in qualche aspetto del vostro fisico, mediante la pratica sportiva e il sano agonismo si trasforma in un messaggio di incoraggiamento per tutti coloro che vivono situazioni analoghe alla vostre, e diventa un invito ad impegnare tutte le energie per fare cose belle insieme, superando le barriere che possiamo incontrare intorno a noi, e prima di tutto quelle che ci sono dentro di noi. La vostra testimonianza è un grande segno di speranza.
(Al Comitato italiano paralimpico, 4 ottobre 2014)
Vorrei esortare ciascuno di voi a mettersi in gioco non solo nello sport ma nella vita, alla ricerca del bene, del vero bene, senza paura, con coraggio ed entusiasmo. Mettetevi in gioco con gli altri e con Dio, dando il meglio di voi stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre. Mettete i vostri talenti al servizio dell’incontro tra le persone, dell’amicizia, dell’inclusione.
(Alla Federazione italiana tennis, 8 maggio 2015)
Non lasciatevi “contagiare” dalla falsa cultura sportiva, quella del successo economico, della vittoria a ogni costo, dell’individualismo. È necessario ritrovare lo sport “amateur”, quello della gratuità, lo sport per lo sport.
(Alla Delegazione di atleti Special Olympics Italia, 9 giugno 2015)
Vi incoraggio, care amiche e cari amici sportivi, a vivere sempre più la vostra passione come un’esperienza di unità e di solidarietà. Proprio i veri valori dello sport sono particolarmente importanti per affrontare questo tempo di pandemia e, soprattutto, la difficile ripartenza. E con questo spirito vi invito a correre, insieme, la corsa della vita.
(Videomessaggio per il Meeting We Run Together, 20 maggio 2020)