Vita sessuale tra Chiesa e società: “NUOVI” CRITERI MORALI (I parte)
Ventinovesima puntata delle mie riflessioni sulla "vita sessuale tra Chiesa e società"
Dopo
aver riflettuto su alcune situazioni particolari e concrete, concludo
analizzando i criteri morali che possono offrirci indicazioni preziose su come
valutare le scelte e le azioni umane. Per quanto ne dicano i suoi detrattori -
preoccupati di tradire la Tradizione millenaria della Chiesa e di arrendersi
alla istanze del mondo - papa Francesco
non ha proposto alcuna rivoluzione, casomai una riforma evangelica e i criteri
morali da lui evidenziati sono sempre appartenuti alla Chiesa stessa, solo prima
messi al margine, in second’ordine rispetto ad altri.
Giustizia e misericordia
“La misericordia ha
sempre la meglio sul giudizio”[1]
Nell’udienza
del 3 febbraio 2016 papa Francesco si è soffermato ad analizzare il rapporto
tra giustizia e misericordia, due realtà che appaiono in contrapposizione, ma
che sono pienamente unite in Dio che è “giustizia perfetta e insieme
misericordia infinita”. Ma – chiarisce il papa - la giustizia di Dio è diversa
dalla giustizia umana che tende semplicemente ad arginare il male infliggendo
una pena al colpevole. “Questa strada – prosegue il papa - non porta
ancora alla vera giustizia perché in realtà non vince il male, ma semplicemente
lo argina. È invece solo rispondendo ad esso con il bene che il male può essere
veramente vinto”. Dio
Padre fa giustizia perdonando, incoraggiando, sostenendo… Non fa giustizia
punendo, ma amandoci con misericordia. Commentando la nota parabola del Padre
misericordioso e dei suoi due figli, papa Francesco nel 2013 affermava:
Se nel nostro cuore
non c’è la misericordia, la gioia del perdono, non siamo in comunione con Dio,
anche se osserviamo tutti i precetti. Perché è l’amore che salva, non la sola
pratica dei precetti. E’ l’amore per Dio e per il prossimo che dà compimento a tutti
i comandamenti. E questo è l’amore di Dio, la sua gioia: perdonare[2].
E in
un’altra occasione ammonisce: “Se non sappiamo unire la compassione alla
giustizia, finiamo per essere inutilmente severi e profondamente ingiusti”[3].
Quante
volte in nome della giustizia (“non è giusto!” diciamo) distruggiamo relazioni
importanti e dimentichiamo di esercitare l’arte della misericordia. Quante
volte appellandoci alla legge, alle regole, alla consuetudine, rischiamo di
mettere sul collo dei fratelli pesi insostenibili. Pretendiamo il castigo, la
punizione per chi ha compiuto il male e ha infranto delle regole e gli
accordiamo “misericordia” solo se è stato sufficientemente umiliato e chiede
perdono come un mendicante. Per la nostra mentalità la misericordia deve avere
dei confini e dei criteri di merito per non risultare “ingiusta”. È quanto
recriminano anche gli operai della nota parabola del padrone della vigna[4]
che mormorano: “non è giusto che la paga di noi, che abbiamo lavorato tutto il
giorno, sia la stessa di coloro che hanno lavorato solo per poche ore”. Non è
giusto essere considerati “come loro”: noi valiamo di più e meritiamo di più!
La giustizia umana è punitiva, retributiva e meritocratica; quella di Dio è
misericordiosa:
Amico – risponde il
padrone a chi si lamentava – io non ti faccio torto. Non ti eri accordato con
me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a
quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio?
Oppure il tuo occhio è malvagio perché io sono buono? (Matteo 20,13-15)
Dio
vuole che tutti gli operai trovino lavoro e che possano portare a casa il
necessario per far mangiare la propria famiglia: la sua giustizia è
misericordiosa perché tiene conto del bisogno dell’altro e non solo dei suoi meriti.
Perché ama l’altro e ha compassione delle sue sofferenze e dei sui limiti.
La morale cristiana – ci ricorda ancora
papa Francesco - è la risposta commossa di fronte a una misericordia
sorprendente, imprevedibile, addirittura “ingiusta” secondo i criteri umani, di
Uno che mi conosce, conosce i miei tradimenti e mi vuole bene lo stesso, mi
stima, mi abbraccia, mi chiama di nuovo, spera in me, attende da me. La morale
cristiana non è non cadere mai, ma alzarsi sempre, grazie alla sua mano che ci
prende[5].
D’altra
parte essere misericordiosi non significa essere indulgenti, di “manica larga”
e, in fondo, conniventi con il male. Ai confessori più volte papa Francesco ha
ricordato:
Tante volte si confonde la misericordia con l'essere un confessore di
manica larga ma pensate: né il confessore di manica larga né il confessore rigido
sono misericordiosi perché nessuno dei due prende per mano il penitente come un
fratello, non lo prende per mano, non lo accompagna nel percorso di conversione,
(…) invece il misericordioso lo ascolta e lo accompagna perché la conversione
incomincia forse oggi, ma deve continuare con la perseveranza aiutando il
penitente a camminare nella giustizia[6].
Il
cardinal Kasper ha voluto chiarire:
Si confonde misericordia con un laissez-faire superficiale,
con una pseudo-misericordia, e c’è chi sentendo parlare di misericordia
subodora il pericolo che in tal modo si favorisca un’arrendevolezza
pastorale e un
cristianesimo light, un essere cristiani a prezzo scontato. Si vede così nella
misericordia una specie di ammorbidente che erode i dogmi e i comandamenti e
svaluta il significato centrale e fondamentale della verità. Siamo però di
fronte a un grossolano fraintendimento del senso biblico profondo
della misericordia, perché essa è allo stesso tempo una fondamentale verità
rivelata e un comandamento di Gesù esigente e provocante[7].
Riferendosi
a Gesù, Albert Camus scrisse: “Nella storia dell’umanità c’è stato un momento
in cui si è parlato di perdono e di misericordia, ma è durato poco tempo, più o
meno tre anni, e la storia è finita male”[8].
Contestiamo la mancanza di lieto fine (per Camus, probabilmente, la parola
Resurrezione significava poco), ma concordiamo sul fatto che è stata proprio la
misericordia di Gesù a scandalizzare e far reagire violentemente l’élite del
suo popolo. La rivelazione di un Dio che ama in questo modo non poteva piacere
a chi ha fatto della legge l’unica misura del valore umano.
Chiamato a scegliere
tra la legge e la misericordia, Gesù sceglie la misericordia senza mettersi
contro la legge, perché sa distinguere il peccato dal peccatore. La legge è
essenziale quale istanza in grado di rivelare il peccato e di farci distinguere
il bene dal male; ma una volta infranta la legge, di fronte al peccatore
concreto deve regnare la misericordia![9]
[1] Gc 2,13
[2] Papa Francesco, Angelus del 15 settembre 2013
[3] Papa Francesco, Veglia di preghiera per la famiglia, 3
ottobre 2015
[4] Mt 20,1-16
[6] Papa Francesco, Discorso
ai partecipanti al corso promosso dal
Tribunale della Penitenzieria Apostolica (12 marzo 2015).
[8] A. Camus, La
caduta, Bompiani 1956
[9] E. Bianchi, L’amore
scandaloso di Dio, San Paolo 2016, pp.77-78.