Cattolici destinati a scomparire? Altre riflessioni per dibattere sulla Chiesa di oggi
Sul dibattito Chiesa e cultura entra con forza anche Marcello Veneziani, noto ateo devoto, che scrive su "La verità" del 10 marzo: "La scomparsa dei cattolici non dipende solo dal Papa".
Rilancio anche un intervento di Fabrice Hadjadj, filosofo cattolico francese insignito nel 2021 della medaglia d'oro al merito della cultura cattolica presso la Scuola di Cultura Cattolica di Bassano del Grappa.
Infine segnalo un intervento recente di Enzo Bianchi su La Repubblica dell'11 marzo: "La Messa è finita". Parla di
una Chiesa sempre più ridotta alla diaspora e a piccole comunità che devono decidere se essere significative in un mondo di indifferenza, o diventare realtà sfilacciate fino a scomparire, o ancora rimanere come mere manifestazioni tradizionali, folcloristiche, da alcuni chiamata “religione popolare”.
La sua "ricetta" è diversa:
per un’appartenenza ecclesiale ci vuole una parola nella chiesa locale. Se non si ritorna a una comunità locale dove si ascolta la Parola e si diventa un solo corpo nell’Eucaristia lo sfilacciamento continuerà. Una Chiesa con una “Messa sbiadita”, dice l’autorevole sociologo cattolico Diotallevi, una “Messa che è finita” e una comunità che è tale di nome ma non conosce la sua essenza, che è la fraternità, non può attraversare l’attuale mutamento di portata epocale. Una chiesa al cui interno si combatte una guerra sui riti della Messa con un’epifania di cattiveria e violenza, con una nebulosa neotridentina che sui social attacca il Papa in modo indecente, e una Chiesa che appare incapace di manifestare la differenza cristiana e di annunciare la buona notizia della vittoria di Cristo sulla morte. Questo induce molti a lasciarla perché non trovano più in essa né il lievito del Regno di Dio né il sale della sapienza.
Diversa la posizione di Marcello Veneziani che, fra l'altro, scrive:
se credete di contare di più mettendovi semplicemente al passo dei tempi, sposando il linguaggio e le preoccupazioni correnti, perdete il senso radicale e originale della vostra missione e del vostro messaggio e il motivo per cui potete trovare attenzione nel mondo. Se non parlate di morte e resurrezione, di senso della vita e amor di Dio; di mistero e scommessa sul rischio della fede, non c’è bisogno di voi nel mondo. E se dimenticate i simboli, i riti, le liturgie, le rappresentazioni del sacro, per mimetizzarvi di più nel paesaggio corrente, vi confondete col mondo, passate inosservati, perdete la grazia del vostro linguaggio divino e differente, che solo può destare attenzione e ammirazione. Poi è inutile prendervela col supermercato delle religioni, la paccottiglia spirituale, la sottocultura new age, l’analfabetismo religioso, se rinunciate a coltivare la forza e il mistero della vostra testimonianza, del vostro linguaggio, della vostra capacità di parlare oltre la vita e oltre la morte, di esprimere il desiderio d’eternità. Quelle pseudoreligioni coprono un vuoto che voi lasciate incustodito…