Omelia per la XIX domenica del tempo ordinario (A), 9 agosto 2020: "Signore, salvami!"
ELIA (1° lettura) lo sperimenta presente non in mezzo a grandi segni eclatanti come il vento gagliardo, il terremoto o il fuoco, ma nel "sussurro di una brezza leggera", nel silenzio interiore.
I DISCEPOLI (Vangelo) arrivano a comprendere che "davvero tu sei il figlio di Dio" dopo una notte di paure e di incertezze, dopo aver sperimentato nella propria fragilità e nel pericolo la salvezza che viene da Gesù.
E' un brano strano che probabilmente mescola elementi di cronaca con altri simbolici o quasi onirici. Strano è anche il comando perentorio ("li costrinse") a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva: hanno appena vissuto il miracolo della moltiplicazione dei pani e più che lasciarli entusiasmare dagli "effetti speciali" e prodigiosi, Gesù sembra volerli mettere di fronte alle loro paure e incertezze.
Attende (in preghiera) che si faccia notte inoltrata: tempo in cui il buio e il sonno fanno emergere gli incubi prodotti dalle nostre paure inconsce. Oltretutto il popolo d'Israele non è un popolo marinaro. Temono il mare e lo avvertono come un luogo di caos e di pericoli. Anche se fra i discepoli ci sono dei pescatori di professione, questo non li esime dal temere un lago insidioso (che chiamano mare) che di notte è spesso in balia di improvvisi temporali.
E così avviene anche quella notte, quando intravvedono Gesù camminare sulle acque e lo scambiano per un fantasma. Hanno paura, hanno poca fede: Dio appare nei momenti più bui della nostra vita come una realtà che forse è frutto di una nostra fantasia. Non ci fidiamo più di noi stessi, tantomeno ci fidiamo di Dio. Siamo, nei suoi confronti, pieni di dubbi.
Ma Dio è Signore della vita e del creato e il fatto che Gesù cammini sulle acque indica il potere che lui ha sul male: lui solo può darci una mano e tirarci fuori da una situazione negativa.
Pietro, anche lui spaventato, dubita e vuole un segno: "se sei tu" (espressione che richiama le tentazioni diaboliche) fammi camminare sulle acque verso di te, come te.
Gesù glielo concede e finché Pietro guarda a lui, "si mise a camminare sulle acque". "Pietro comincia ad affondare nel momento in cui distoglie lo sguardo da Gesù e si lascia travolgere dalle avversità che lo circondano. Ma il Signore è sempre lì, e quando Pietro lo invoca, Gesù lo salva dal pericolo" (Papa Francesco).
E' un'esperienza comune: quando ci fissiamo sulle avversità e sui nostri limiti, siamo in preda delle paure e affondiamo. Se alziamo lo sguardo a Dio ecco che ci appare colui che può (e vuole) salvarci e ritroviamo la forza e la speranza per affrontare le difficoltà. Non dimentichiamo che Pietro è colui che guida la chiesa: è la chiesa intera a fare continuamente questa esperienza: finchè si affida sulle sue forze, affonda. Quando si affida a Dio e si lascia guidare da lui, emerge e come una barchetta, prosegue il suo viaggio verso la meta.
La nostra poca fede, così come la poca fede di Pietro, è sufficiente per tendere la mano e afferrare quella di Dio che ci tira fuori. Una fede piccola può crescere!
La mano che Gesù ci offre è la sua grazia, la sua forza, la sua presenza. A noi chiedere il suo aiuto, lasciarlo salire sulla barca traballante della nostra vita e lasciare che sia lui a condurci verso la meta agognata.