E' vietato pregare per un presunto delinquente?
Fa riflettere la decisione del questore e del vescovo di Bari di vietare ad un parroco la Messa di suffragio per un noto malavitoso emigrato in Canada dove è stato ucciso sette mesi fa.
Che si debbano evitare spettacolarizzazioni e scandalizzare i fedeli con "affiliazioni" nei confronti di un presunto delinquente, non significa che si debba venir meno alla misericordia che nessuno esclude. "Pregare per i vivi e per i morti" è la settima opera di misericordia spirituale e celebrare una Messa in suffragio di un defunto (chiunque egli sia) è il modo più alto di pregare per i morti. Non dimentichiamo che Gesù mangiava con "pubblicani e peccatori" e ha canonizzato un ladro come primo santo giunto con lui in paradiso.
D'altra parte si resta perplessi di fronte al messaggio apposto nel manifesto pubblico:
“Il Parroco Don Michele Delle Foglie, spiritualmente unito ai familiari residenti in Canada e con il figlio Franco, venuto in visita nella nostra cittadina, invita la comunità dei fedeli alla celebrazione di una Santa Messa, in memoria del loro congiunto Rocco Sollecito”.Non mi risulta che sia il parroco a far pubblicare un annuncio funebre, né che venga contattato per concordarne il contenuto. Poteva sicuramente dissociarsi dall'uso del suo nome, ma comprendo la difficoltà a negare ai familiari una Messa di suffragio. Che poi al di fuori della Messa e della Chiesa possano svolgersi manifestazioni inneggianti alla mafia (come avvenne durante il celebre funerale del boss dei Casamonica) è compito del questore prevenire e intervenire (e penso che non gli manchino strumenti per evitare tali deplorevoli situazioni) senza arrivare a vietare una funzione religiosa.
Comprendo la decisione del vescovo che, ai giornalisti di Famiglia Cristiana, così ha motivato il suo duro intervento :
«Ritengo che don Michele Delle Foglie sia stato imprudente e pervicace nell’insistere a celebrare una messa di suffragio per il boss Rocco Sollecito dopo che un’analoga richiesta era stata vietata l’estate scorsa. Per i fedeli sarebbe stato un motivo di scandalo. E poi il parroco non mi aveva avvisato, io non ne sapevo nulla». «Qui», riprende l’arcivescovo, «non si tratta di non pregare per una persona defunta ma di evitare una manifestazione pubblica che avrebbe destato scandalo e disordine pubblico e con il rischio concreto di essere strumentalizzata dai familiari del defunto anche al di là delle intenzioni stesse, magari in buonafede, del parroco».Il questore aveva firmato un’ordinanza nella quale chiedeva al sacerdote di spostare la celebrazione alle 6 del mattino per evitare pubblicità all’evento e tutelare l’ordine pubblico, messa non celebrata neanche a quest'ora perchè -afferma ancora il vescovo-:
«Non si può far passare il messaggio che in vita si può agire da mafiosi, quindi in totale dispregio della morale cristiana, e poi da morti ricevere suffragi e omaggi pubblici. Ripeto: non è questione di non pregare per un mafioso ma il problema è di ciò che questo può significare. La Chiesa ha la facoltà talvolta di vietare anche i funerali, in casi particolari in cui il defunto abbia vissuto e agito in contrasto con la morale cristiana, e di vietare manifestazioni religiose come le processi a rischio di essere strumentalizzate dalla criminalità».