28 novembre: il Centurione, Rocco Siffredi e i migranti
Oggi, 28 novembre, è il primo lunedì di Avvento e la liturgia ci propone come esempio di fede (e di preghiera) il Centurione che intercede per la guarigione del suo servo malato. Le sue parole sono ripetute ad ogni Messa, poco prima di ricevere la Comunione: "Non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato".
Il commento del Papa (e di don Epicoco):
Forse il riconoscimento più commovente della povertà della nostra preghiera è fiorito sulle labbra di quel centurione romano che un giorno supplicò Gesù di guarire il suo servo malato (cfr. Mt 8,5-13). Egli si sentiva del tutto inadeguato: non era ebreo, era ufficiale dell’odiato esercito di occupazione. Ma la preoccupazione per il servo lo fa osare, e dice: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito» (v. 8). È la frase che anche noi ripetiamo in ogni liturgia eucaristica. Dialogare con Dio è una grazia: noi non ne siamo degni, non abbiamo alcun diritto da accampare, noi “zoppichiamo” con ogni parola e ogni pensiero… Però Gesù è la porta che ci apre a questo dialogo con Dio.
Gli articoli:
- La Gabanelli nel suo Dataroom (Corriere di oggi) parla di migranti: "10 anni di errori, ipocrisie, propaganda e il falso problema delle Ong".
- Sempre sul Corriere di oggi l'articolo di D'Avenia: "Spasimante": commentando una lettera sull'innamoramento definito dalla lettrice "una corrente elettrica":
Questa donna parla di corrente elettrica, la vita innamorata è infatti in-tensità (da tensione, energia), non intensità apparente che ci sfinisce perché è solo accelerazione (aumentiamo ritmo e numero di cose da fare ma restiamo fermi, come il criceto nella ruota). L’intensità non è iper-tensione, ma tensione tra due poli, noi e il mondo, cioè stare dinanzi a cose e persone con una precisa intenzione: partecipare al loro compimento.
I poli sono opposti non perché nemici, ma perché relativi (in relazione). Sono in-amorato se sto di fronte a qualcosa/qualcuno non per dominarlo (rendere servo), ma per permettergli di essere più pienamente. Mi innamoro: di una pianta se l’innaffio, delle parole se le scelgo, degli studenti se li aiuto a trovare la vocazione, della mia amata se la faccio sentire Amata. Quando Giovanni dice «Dio è amore: chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4) afferma che l’onnipotenza non è dominio ma servizio al compimento di ogni creatura. Se il dis-amore è quindi l’indifferenza a questo compimento, l’odio è addirittura l’impegno a ostacolarlo. (...)
Senza preghiera il quotidiano innamoramento mi è impossibile, perché le mie forze sono precarie. Precario ha infatti la stessa radice di preghiera: precario è chi sa di non avere e chiede. Preghiera è allora per me tutto ciò che mi dispone a ricevere il mondo andandogli incontro: leggere, meditare, camminare, scrivere, ascoltare, cucinare...sono «passività-attive», la vita accade se le permetto di farlo, le do spazio, divento cassa di risonanza.
L'ANGELUS di ieri di papa Francesco:
Nel Vangelo della Liturgia odierna ascoltiamo una bella promessa che ci introduce nel Tempo di Avvento: «Il Signore vostro verrà» (Mt 24,42). Questo è il fondamento della nostra speranza, è ciò che ci sostiene anche nei momenti più difficili e dolorosi della nostra vita: Dio viene, Dio è vicino e viene. Non dimentichiamolo mai! Sempre il Signore viene, il Signore ci fa visita, il Signore si fa vicino, e ritornerà alla fine dei tempi per accoglierci nel suo abbraccio. Davanti a questa parola, ci chiediamo: come viene il Signore? E come riconoscerlo e accoglierlo? Soffermiamoci brevemente su questi due interrogativi.
La prima domanda: come viene il Signore? Tante volte abbiamo sentito dire che il Signore è presente nel nostro cammino, che ci accompagna e ci parla. Ma forse, distratti come siamo da tante cose, questa verità rimane per noi solo teorica; sì, sappiamo che il Signore viene ma non la viviamo questa verità oppure immaginiamo che il Signore venga in modo eclatante, magari attraverso qualche segno prodigioso. E invece Gesù dice che avverrà “come ai giorni di Noè” (cfr v. 37). E cosa facevano ai giorni di Noè? Semplicemente le cose normali e quotidiane della vita, come sempre: «mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito» (v. 38). Teniamo conto di questo: Dio è nascosto nella nostra vita, sempre c’è, è nascosto nelle situazioni più comuni e ordinarie della nostra vita. Non viene in eventi straordinari, ma nelle cose di ogni giorno, si manifesta nelle cose di ogni giorno. Lui è lì, nel nostro lavoro quotidiano, in un incontro casuale, nel volto di una persona che ha bisogno, anche quando affrontiamo giornate che appaiono grigie e monotone, proprio lì c’è il Signore, che ci chiama, ci parla e ispira le nostre azioni.
Tuttavia, c’è una seconda domanda: come riconoscere e accogliere il Signore? Dobbiamo essere svegli, attenti, vigilanti. Gesù ci avverte: c’è il pericolo di non accorgerci della sua venuta ed essere impreparati alla sua visita. Ho ricordato altre volte quanto diceva Sant’Agostino: «Temo il Signore che passa» (Serm. 88,14.13), cioè temo che Lui passi e io non lo riconosca! Infatti, di quelle persone del tempo di Noè, Gesù dice che mangiavano e bevevano «e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti» (v. 39). Facciamo attenzione a questo: non si accorsero di nulla! Erano presi dalle loro cose e non si resero conto che stava per venire il diluvio. Infatti Gesù dice che, quando Lui verrà, «due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato» (v. 40). In che senso? Qual è la differenza? Semplicemente che uno è stato vigilante, aspettava, capace di scorgere la presenza di Dio nella vita quotidiana; l’altro, invece, era distratto, ha “tirato a campare” e non si è accorto di nulla.
Fratelli e sorelle, in questo tempo di Avvento lasciamoci scuotere dal torpore e svegliamoci dal sonno! Proviamo a chiederci: sono consapevole di ciò che vivo, sono attento, sono sveglio? Cerco di riconoscere la presenza di Dio nelle situazioni quotidiane, oppure sono distratto e un po’ travolto dalle cose? Se non ci accorgiamo oggi della sua venuta, saremo impreparati anche quando verrà alla fine dei tempi. Perciò, fratelli e sorelle, restiamo vigilanti! Aspettando che il Signore venga, aspettando che il Signore ci avvicini, perché Lui c’è, ma aspettando attenti. E la Vergine Santa, Donna dell’attesa, che ha saputo cogliere il passaggio di Dio nell’umile e nascosta vita di Nazaret e lo ha accolto nel suo grembo, ci aiuti in questo cammino di essere attenti per aspettare il Signore che è fra noi e passa.
Il fatto del giorno:
risale a qualche giorno fa (il 15 novembre), ma continua a suscitare molti commenti l'intervista in cui la pornostar, Rocco Siffredi, ha affermato che la sua dipendenza al sesso ha una natura diabolica e di aver pregato Dio di farlo morire. Qui su Aleteia e qui su La luce di Maria.