Adolescenti violenti e scuole fragili. Di chi è la colpa? Della famiglia, della scuola o della società?
...prima di Sondrio, era accaduto in provincia di Caserta, con la prof sfregiata in volto da un suo studente pronta a fare autocritica, nel piacentino, con l’insegnante malcapitata finita all’ospedale per essere stata colpita al braccio da un suo allievo. E infine anche nella Valle del Savio, in Emilia Romagna, dove un alunno ha sferrato un pugno in faccia al suo insegnante.Si tratta di una vera e propria emergenza, che però, è giusto sottolineare, deve essere gestita a partire dal tessuto familiare, perché non è possibile attribuire sempre tutta la responsabilità alla scuola, luogo imperfetto, certamente, dove accadono situazioni gravi che vede protagonisti docenti o personale scolastico in generale, ma una volta individuati i responsabili non si scappa.Per gli alunni è diverso, perché ancora sono minorenni e in generale gli insegnanti non credono che denunce e/o riformatori siano la strada educativa giusta e provano a proteggerli, sperando in un serio intervento da parte dei genitori.Ma la misura è colma ed è tempo che anche le famiglie prendano coscienza dei propri errori.- La psicologa: ragazzi bombe a orologeria
«Non tollerano più un "no" e quando l'insegnante prova a far rispettare le regole, si ribellano fino anche alla violenza. Sono abituati a scontrarsi non più a confrontarsi». Parla così la psicoterapeuta Maura Manca, presidente dell'Osservatorio Nazionale Adolescenza, riferendosi agli episodi di aggressione in classe che nei casi più eclatanti entrano nelle pagine dei giornali. Come l'ultimo: un 17enne sfregia la professoressa in una scuola del Casertano. Basta un nonnulla a volte: «Una nota, un voto non gradito, li può indurre ad esplodere anche con estrema violenza. Sono bombe a orologeria», spiega la psicoterapeuta all'Adnkronos.- ABBIAMO FALLITO?
«Quello che i ragazzi mi raccontano a seguito delle loro "esplosionì" è: in quel momento ho visto nero, non mi sono reso conto di quello che facevo», evidenzia Manca convinta che bisogna anche uscire da certi stereotipi. «Il ragazzo violento oggigiorno non è più quello che ha profili di rischio particolarmente evidenti. È uno "'normale". È possibile che reprima emozioni, che non sia in grado di gestire i conflitti, che viva tutto come una frustrazione o un'ingiustizia - afferma Manca - Arrivano alla violenza perché manca loro un filtro adeguato».
La famiglia svolge un ruolo fondamentale. «Talvolta i genitori giustificano i figli deresponsabilizzandoli. E poi di fronte a quella che è una vera e propria aggressione, anche che non riguarda loro direttamente, non si può continuare a dire "è una bravata, una ragazzata". I familiari - conclude Manca - hanno innanzitutto il dovere di educare i figli alla gestione delle frustrazioni e dei conflitti». Altrimenti il pericolo è il moltiplicarsi dei casi di aggressività.
Gli ultimi fatti di cronaca lasciano i non addetti ai lavori navigare in un mare di sgomento e perplessità.
Genitori e ragazzi che aggrediscono gli insegnanti, la famiglia e la scuola , nella maggior parte dei casi, ridotte a un campo di battaglia dove gli scontri si "risolvono "con violenza inaudita.
Eppure, per gli addetti ai lavori, queste sono le ovvie conseguenze di un sistema educativo-sociale , o sarebbe meglio dire "diseducativo", che sta rafforzando sempre più ciò che invece vogliamo sradicare da una società fortemente compromessa .
Ogni giorno incontro bambini e giovani che vivono con grande disagio il rapporto con le figure di riferimento, vittime , spesso , di un concetto di educazione atavico, legato all'idea che educazione voglia dire punizione, sottomissione, botte, critiche, potere.
Ogni giorno guardo quegli occhi e vedo lacrime, sofferenza, delusione, incertezza , disorientamento.
E vedo rabbia, troppa.
La stessa che può portare ad aggredire ciò che non si riconosce più come "altro da noi " ma come nemico da distruggere.
Se il rapporto educativo si risolve , o si "dissolve", in un "devi", nelle percosse, in un " sei un deficiente", cosa vogliamo aspettarci poi da chi respira sulla propria pelle tali forme di violenza?
E incontro genitori che si lamentano , stanchi, delusi da figli che non hanno regole, confini, che non mostrano rispetto, che "scivolano via", nell'onnipresente e rassicurante virtuale.
Se il risultato è questo , forse il progetto educativo di noi genitori andrebbe rivisto.
Dai figli non arriverà mai disciplina, rispetto e responsabilità se non si è seminato nel terreno del legame educativo il buon esempio, la coerenza, il rispetto delle regole, il rispetto per la persona, prima di ogni altra cosa .
Ci interroghiamo ? Ci chiediamo se rispettiamo? Se siamo coerenti? Quanto stiamo investendo , in termini di risorse e tempo, sul rispetto dei confini, dei limiti che vogliamo vengano rispettati? Lamentarsi e criticare il figlio "sregolato" non ci aiuta a risolvere il problema, semmai a rafforzarlo.
Tutti a parlare di rispetto, di dialogo , di confronto, di condivisione, e poi siamo i primi a tradire questi concetti, perché , per molti genitori, con i figli ci vuole il bastone, altrimenti non si piegano.
C'è qualcosa che non va. Qui c'è ancora tanta gente che è convinta di educare, invece sta diseducando al rispetto.
Una mamma l'altro giorno mi ha detto: " Nemmeno quando ho preso la cinta si è spaventato".
Ed io rabbrividisco di fronte allo sgomento che si prova di fronte a ragazzi che picchiano un insegnante, di genitori che mostrano chi è il più forte, di certo non il più emotivamente intelligente.
Ma di cosa ci sorprendiamo? Storie di tutti i giorni.
Eppure si parla tanto, si cerca di trasmettere messaggi chiari, c'è chi scende in campo, in guerra, combattendola ogni giorno con altri strumenti, quelli che non fanno male, quelli che non lasciano lividi ma spazio alle parole, quelle buone, quelle accoglienti, non giudicanti.
Le istituzioni , quelle che prima di decreti e leggi dovrebbero vivere la realtà vera, dove sono?
Quando si inizierà a pensare di rivedere seriamente la realtà scolastica, i programmi, di puntare su nuove competenze, di occuparsi di famiglia, di comunicazione, di formazione?
La richiesta educativa - formativa è impegnativa ed esigente , è diversa, ma sembra che nessuno la stia considerando. Che altro deve succedere ancora ? Dimenticavo... Siamo il paese del dopo, forse nemmeno più di quello .Marcella Ciapetti
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- La difesa a tutti i costi è la sciagura dei ragazzi.Perché l'intervento dei genitori "contro" la scuola è un errore che ricade prima di tutto sui figli.
...a Foggia in una scuola secondaria di I grado, dove il vicepreside, dopo aver rimproverato uno studente, è stato aggredito e preso a pugni dal padre dell’alunno che lo ha colpito violentemente alla testa e all’addome...
I genitori che arrivano a urlare contro gli insegnanti, ad attaccarli davanti ai figli e ad aggredirli fisicamente, forse non si rendono conto che fanno dei danni importanti. In questo modo si insegna ad un figlio a gestire i conflitti e le frustrazioni con la forza e la prevaricazione, si legittima la violenza come modalità di relazionarsi agli altri, si toglie un ruolo all’insegnante, si rinforzano i comportamenti fuori dalle regole e si alimenta una sensazione di impunibilità, in cui tutto è dovuto.- Alunni violenti contro insegnanti. Cosa devono fare i genitori e la scuola e qual è il ruolo dei talent show?
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