SANTISSIMITÀ TRINITÀ, IL MISTERO (INCOMPRENSIBILE) DELL'AMORE
“Sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre Persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra.
Questa solennità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste e fu introdotta nella liturgia cattolica nel 1334 da papa Giovanni XXII. Propone uno sguardo alla realtà di Dio amore e al mistero della salvezza realizzato dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. Benedetto XVI così ha spiegato questa realtà: «La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati»
La solennità della Santissima Trinità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste, quindi come festa del Signore. Si colloca pertanto come riflessione su tutto il mistero che negli altri tempi è celebrato nei suoi diversi momenti e aspetti. Fu introdotta soltanto nel 1334 da papa Giovanni XXII, mentre l'antica liturgia romana non la conosceva. Propone uno sguardo riconoscente al compimento del mistero della salvezza realizzato dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. La messa inizia con l'esaltazione del Dio Trinità "perché grande è il suo amore per noi".
LE ORIGINI STORICE DI QUESTA FESTA
Sebbene il dogma trinitario fosse già stato codificato nella Chiesa sin dall'epoca del Simbolo apostolico fino all'VIII secolo la Chiesa non celebrò nessuna ricorrenza in suo onore. La prima testimonianza in merito ci viene dal monaco Alcuino di York, che decise la redazione di una Messa votiva in onore del mistero della Santissima Trinità (a quanto pare, in comunità d'intenti con San Bonifacio, apostolo della Germania). Tale Messa era però soltanto un fatto privato, un ausilio alla devozione personale — almeno fino al 1022, in cui fu riconosciuta ufficialmente dal Concilio di Seligenstadt. Nel 920, intanto, Stefano vescovo di Liegi aveva istituito nella sua diocesi una festa dedicata alla Santissima Trinità e per la sua celebrazione aveva fatto comporre un Ufficio liturgico. Il suo successore, Richiero, mantenne tale festività — che andò col tempo diffondendosi, grazie anche all'appoggio dell'Ordine monastico (in particolare di Bernone, abate di Reichenau agli inizi dell'XI secolo), tanto che un documento del 1091 dell'Abbazia di Cluny ci attesta che la sua celebrazione era ormai ben radicata. Nella seconda metà dell'XI secolo, Papa Alessandro II espresse il suo giudizio su questa festa: pur rilevando la sua ampia diffusione, non la ritenne obbligatoria per la Chiesa universale, per il fatto che «ogni giorno l'adorabile Trinità è senza posa invocata con la ripetizione delle parole: Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto, e in tante altre formule di lode».
Nonostante ciò, la festa proseguì nella sua diffusione (sia in Inghilterra, per opera di San Tommaso di Canterbury, sia in Francia, grazie anche all'ordine cistercense), tanto che, agli inizi del Duecento, l'abate Ruperto afferma: «Subito dopo aver celebrato la solennità della venuta dello Spirito Santo, cantiamo la gloria della Santissima Trinità nell'Ufficio della Domenica che segue, e questa disposizione è molto appropriata poiché subito dopo la discesa di quel divino Spirito cominciarono la predicazione e la fede e, nel battesimo, la fede, la confessione del nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.» (Ruperto abate, Dei divini Uffici, I, XII, c. I). Visto il riconoscimento de facto di tale festività in tanta parte della Chiesa, Papa Giovanni XXII, nella prima metà del Trecento, in un decreto sancì che la Chiesa cattolica accettava la festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutte le Chiese locali
Nonostante ciò, la festa proseguì nella sua diffusione (sia in Inghilterra, per opera di San Tommaso di Canterbury, sia in Francia, grazie anche all'ordine cistercense), tanto che, agli inizi del Duecento, l'abate Ruperto afferma: «Subito dopo aver celebrato la solennità della venuta dello Spirito Santo, cantiamo la gloria della Santissima Trinità nell'Ufficio della Domenica che segue, e questa disposizione è molto appropriata poiché subito dopo la discesa di quel divino Spirito cominciarono la predicazione e la fede e, nel battesimo, la fede, la confessione del nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.» (Ruperto abate, Dei divini Uffici, I, XII, c. I). Visto il riconoscimento de facto di tale festività in tanta parte della Chiesa, Papa Giovanni XXII, nella prima metà del Trecento, in un decreto sancì che la Chiesa cattolica accettava la festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutte le Chiese locali
LA SPIEGAZIONE DI BENEDETTO XVI
Nell’Angelus del 2009 papa Ratzinger così spiegò questa solennità: «Quest’oggi contempliamo la Santissima Trinità così come ce l’ha fatta conoscere Gesù. Egli ci ha rivelato che Dio è amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” (Prefazio): è Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. “O Signore, Signore nostro, / quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!” (Sal 8,2) – esclama il salmista. Parlando del “nome” la Bibbia indica Dio stesso, la sua identità più vera; identità che risplende su tutto il creato, dove ogni essere, per il fatto stesso di esserci e per il “tessuto” di cui è fatto, fa riferimento ad un Principio trascendente, alla Vita eterna ed infinita che si dona, in una parola: all’Amore. “In lui – disse san Paolo nell’Areòpago di Atene – viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore».
UN MISTERO INCOMPRENSIBILE MA NON CONTRO LA RAGIONE
Il mistero della Santissima Trinità è un mistero e come tale non può essere compreso. Ma non per questo è qualcosa d’irragionevole. Nella dottrina cattolica ciò che è mistero è sì indimostrabile con la ragione, ma non è irrazionale, cioè non è in contraddizione con la ragione. La ragione conduce all’unicità di Dio: Dio è assoluto e logicamente non possono esistere più assoluti. Ebbene, la ragionevolezza del mistero della Trinità sta nel fatto che esso non afferma l’esistenza di tre dei, bensì di un solo Dio che però è in tre Persone uguali e distinte. Nel Credo si afferma: «Credo in un solo Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo». Quale è il Padre, tale è il Figlio e tale è lo Spirito Santo. Increato è il Padre, increato è il Figlio, increato è lo Spirito Santo. Onnipotente è il Padre, onnipotente è il Figlio, onnipotente è lo Spirito Santo. Tuttavia non vi sono tre increati, tre assoluti, tre onnipotenti, ma un increato, un assoluto e un onnipotente. Dio e Signore è il Padre, Dio e Signore è il Figlio, Dio e Signore è lo Spirito Santo; tuttavia non vi sono tre dei e signori, ma un solo Dio, un solo Signore (Simbolo atanasiano).
UN’ANALOGIA PER CAPIRE
Per capire qualcosa della Trinità, ma senza la possibilità di esaurirne il mistero, si può utilizzare questa analogia. La Sacra Scrittura dice che quando Dio creò l’uomo, lo creò a sua “immagine” (Genesi 1,27). Dunque, nell’uomo si trova una lontana ma comunque presente immagine della Santissima Trinità. L’uomo possiede la mente e la mente genera il pensiero. Il pensiero, contemplato dalla mente, è amato, e così dal pensiero e dalla mente procede l’amore. Ora mente, pensiero, amore, sono tre cose ben distinte fra loro, ma assolutamente inseparabili l’una dall’altra, tanto che si può dire che siano nell’uomo una cosa sola. Nella Trinità il Padre è mente, che da tutta l’eternità genera il suo Pensiero perfettissimo (il Logos). Il Pensiero, generato eternamente dal Padre, sussiste, come persona distinta, ed è lo Spirito Santo. Ma come la mente, il pensiero e l’amore sono nell’uomo tre cose distinte, ma assolutamente inseparabili, così il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sebbene sussistano come persone distinte, sono però un Dio solo.