Omelia per la XXII domenica del T.O./B: pratiche religiose o religione del cuore ?
A prima vista
la questione centrale di questo brano evangelico sembra essere quella della
PURITA' ovvero del rispetto dei riti e delle tradizioni antiche.
Quando si
parla di purità non si intende parlare di condizioni igieniche, ma di pratiche
religiose a cui i farisei, ebrei benestanti particolarmente ligi alle
tradizioni, prestavano una cura quasi maniacale.
Si riteneva
che il male, ciò che allontana da Dio, provenisse dalle cose esterne, in
particolare da cibi e persone ritenute impure. Bastava stare lontano da tutto
ciò e rispettare le norme igieniche di purificazione per garantirsi la purezza,
la vicinanza e la benedizione di Dio. Il ragionamento era, in sintesi: io non
mi contamino e sto a posto.
Oggi potrebbe
essere tradotto con la convinzione che praticando particolari riti e devozioni
mi garantisco la benevolenza di Dio, una sorta di assicurazione contro le
disgrazie che sa più di magia e superstizione che di vera adesione a Dio.
Contro il rischio
di una religione esteriore, Gesù inaugura la religione del cuore, dell'interiorità:
siamo noi che rischiamo di allontaniamo da Dio (non certo lui e non certo gli
altri). Se onoriamo Dio con la bocca e non con il cuore siamo come chi dice di
amare una persona, gli ripete continuamente di amarla, ma in realtà non la ama:
non basta dirlo! Non basta seguire le “tradizioni degli uomini”: se non ci
aiutano a vivere la legge di Dio (“amerai Dio e il prossimo”) servono a ben
poco.
Più volte
nella Bibbia, e in questi brani, si parla di CUORE. Il cuore, nel
linguaggio biblico, non è come per noi sinonimo di sentimenti, ma di “vita
profonda”, è la sede di tutta la nostra vita: da lì partono idee, progetti,
pensieri e decisioni. Il cristianesimo così è una religione del cuore non perché
sia faccenda sentimentale, ma perché è un impegno che investe tutta la nostra
vita trasformando lentamente le nostre idee e i nostri progetti, i nostri
pensieri e le nostre azioni invitandoci a vivere e pensare così come viveva e
pensava Gesù stesso.
Per questo è
tanto duro Gesù: si rischia di svuotare il cristianesimo, di ridurlo ad un
insieme di riti e di pratiche formali, superficiali, che non toccano la nostra
vita, ma solo una parte ben piccola di essa. Quante volte ci ripetiamo il
rischio di essere cristiani un'ora soltanto a settimana (quando và bene) e di
essere ben altro appena usciamo dal portone di Chiesa. Quante volte veniamo
additati da chi rimane fuori come ipocriti: buoni in Chiesa, ma diavoli in casa
propria, con i parenti e i vicini. E io ripeto: immaginate se non venissero
in Chiesa. Probabilmente sarebbero ancora peggiori. Perché noi non veniamo a
Messa perché siamo migliori di chi non viene, ma per poter ricevere l’aiuto per
essere migliori di quello che eravamo prima di entrare; per chiedere il perdono
e la luce e la forza per migliorare.
Accanto al
tema dell'ipocrisia c'è quello dell'origine del male. Dice Gesù che non sono le
cose esterne a rendere impuro, cattivo l'uomo, ma ciò che esce dal suo interno,
dal suo cuore. Qui infatti nascono i propositi di male: impurità, furti,
omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia,
calunnia, superbia, superficialità. È un lungo elenco che potrebbe essere
sufficiente per un buon esame di coscienza, perché chi di noi non è caduto in
qualcuno di questi “propositi di male”?
Siamo “puri” perché
non abbiamo a che fare con persone e situazioni “pericolose” (non frequentiamo “cattive
compagnie”, evitiamo di soffermarci su spettacoli osceni o violenti…), ma
potremmo così solo essere dei frustrati che evitano di vivere per paura di
sbagliare. L’alternativa è vivere la purezza interiore che rende pure anche le realtà
e le persone che incontriamo:
Ricordo
vagamente una storiella che parlava di due santi ospiti in una locanda. Il
primo, grande fustigatore del male che alberga nella società, durante la notte
si ritrova nella sua camera una prostituta che cerca di provocarlo. Lui prende
un bastone e con violenza la caccia dalla sua camera e supera così la terribile
tentazione. L'altro, il giorno seguente, si trova nella stessa situazione. È un
santo noto per l'amore che ha per Dio e, veduta la prostituta, si gira
dall'altra parte del suo letto e continua placidamente a dormire.
L’uso di
internet, l’uso dei soldi … può essere fonte di impurità, di peccato. Ma
internet, come i soldi e tanto altro sono STRUMENTI: dipende da come li
usiamo! Dipende da noi! Dai nostri propositi!
Cosa dobbiamo
allora fare per purificare il nostro cuore, la nostra vita? Chiedere aiuto a
Dio, farci sostenere e stimolare da persone buone e positive, ricordarci della
nostra fragilità e dunque “non giocare con il fuoco”.
Penso che una
risposta possiamo coglierla dalla lettera di san Giacomo che ci è stata
proposta:
“Accogliete
con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla
salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non ascoltatori
soltanto, illudendo voi stessi”... Partite dal cuore stesso della Parola: amare
Dio e il prossimo, a partire da quello più debole, considerare la nostra
fragilità e il nostro continuo bisogno di perdono e conversione per chiedere
aiuto a Dio e non insuperbirci nei confronti degli altri peccatori. Con una
vita che: “pratica la giustizia, e dice la verità che ha nel cuore, non sparge
calunnie con la sua lingua. Non fa danno al suo prossimo e non lancia insulti
al suo vicino. Non presta il suo denaro a usura e non accetta doni contro
l’innocente”.
Se faremo
così non ci lasceremo contaminare da questo mondo e, soprattutto, eviteremo di
contaminarlo ulteriormente con il nostro peccato, ma lo renderemo più bello e
accogliente con il nostro sforzo di amare tutti, sempre e nonostante tutto.
IL VANGELO (in nero la parte "liturgica"):
Marco 7,1-8.14-15.21-23
1Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni
degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni
dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3–
i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati
accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4e,
tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano
molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di
oggetti di rame e di letti –, 5quei farisei e scribi lo
interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione
degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
6Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti,
come sta scritto:
Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
7Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione
degli uomini». 9E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il
comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. 10Mosè
infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice
il padre o la madre sia messo a morte. 11Voi invece dite:
“Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn,
cioè offerta a Dio”, 12non gli consentite di fare più nulla per
il padre o la madre. 13Così annullate la parola di Dio con la
tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e
comprendete bene! 15Non c’è nulla fuori dell’uomo che,
entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a
renderlo impuro». [16]
17Quando
entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla
parabola. 18E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di
comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può
renderlo impuro, 19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre
e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. 20E
diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. 21Dal
di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male:
impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità,
inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte
queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
24Partito di
là, andò nella regione di Tiro.