Parole di vita (raccolte a febbraio)

Sette consigli per contrastare il virus della tristezza
1) Umiltà e desiderio sincero di lasciarsi cambiare interiormente.
2) Preghiera quotidiana per chiedere l’aiuto di Dio per compiere fino alla fine il cammino intrapreso.
3) Moderarsi nel mangiare, nel bere, nel divertimento, nelle continue attività, nelle parole, nei pettegolezzi, nelle lamentele…
4) Staccare ogni tanto telefono, televisore, pensieri per stare in silenzio, ringraziare Dio, riflettere.5) Confessarsi, dicendo con sincerità i propri peccati, le proprie paure, la propria miseria.6) Compiere piccole opere di misericordia nella propria casa e nel proprio ambiente di vita.7) Staccarsi un po’ dai propri soldi e dai propri beni donando con generosità e senza farsi vedere.mons. Piero Delbosco diocesi di Cuneo - Fossano


Il pensiero della benedizione dell'arcivescovo di Milano, Mario Delpini:
Invoco la benedizione di Dio su questa nostra terra e su tutte le terre del pianeta.
In questo momento l’apprensione per sé e per i propri cari, forse persino il panico, si diffondono e contagiano il nostro vivere con maggior rapidità e con più gravi danni del contagio del virus.
Invoco la benedizione di Dio per tutti:
la benedizione di Dio non è una assicurazione sulla vita, non è una parola magica che mette al riparo dai problemi e dai pericoli.
La benedizione di Dio è una dichiarazione di alleanza: Dio è alleato del bene, è alleato di chi fa il bene.
Invoco la benedizione di Dio sugli uomini di scienza e sui ricercatori.
La gente comune non sa molto di quello che succede, dei pericoli e dei rimedi di fronte al contagio.
Il Signore è alleato degli uomini di scienza che cercano il rimedio per sconfiggere il virus e il contagio.
In momenti come questi si deve confermare un giusto apprezzamento per i ricercatori e per gli uomini e le donne che si dedicano alla ricerca dei rimedi e alla cura dei malati.
Si può essere indotti a decretare il fallimento della scienza e a suggerire il ricorso ad arti magiche e a fantasiosi talismani. La scienza non ha fallito: è limitata.
Siano benedetti coloro che continuano a cercare con il desiderio di trovare rimedi, piuttosto che di ricavarne profitti. Certo si può anche imparare la lezione che sarebbe più saggio dedicarsi alla cura dei poveri e delle condizioni di vita dei poveri, piuttosto che a curare solo le malattie dei ricchi e di coloro che possono pagare.
Che siano benedetti gli scienziati, i ricercatori e coloro che si dedicano alla cura dei malati e alla prevenzione delle malattie.
Invoco la benedizione di Dio per tutti coloro che hanno responsabilità nelle istituzioni.
La benedizione di Dio ispiri la prudenza senza allarmismi, il senso del limite senza rassegnazione. Il
consiglio dei sanitari e delle persone di buon senso suggerirà provvedimenti saggi.
Ogni indicazione che sarà data per la prevenzione e per comportamenti prudenti sarà accolta con rigore dalle istituzioni ecclesiastiche.
Invoco la benedizione di Dio su coloro che sono malati o isolati.
Vi benedico in nome di Dio perché Dio è alleato del desiderio del bene, della salute, della vita buona di tutti. Chi è costretto a sospendere le attività ordinarie troverà occasione per giorni meno frenetici: potrà vivere il tempo a disposizione anche per pregare, pensare. cercare forme di prossimità con i fratelli e le sorelle.
Mi permetto di invocare la benedizione del Signore
e di invitare tutti i credenti a pregare con me:
Benedici, Signore, la nostra terra, le nostre famiglie, le nostre attività.
Infondi nei nostri animi e nei nostri ambienti
la fiducia e l’impegno per il bene di tutti,
l’attenzione a chi è solo, povero, malato.
Benedici, Signore,
e infondi fortezza e saggezza
in tutti coloro che si dedicano al servizio del bene comune
e a tutti noi:
le sconfitte non siamo motivo di umiliazione o di rassegnazione,
le emozioni e le paure non siano motivo di confusione,
per reazioni istintive e spaventate.
La vocazione alla santità ci aiuti anche in questo momento
a vincere la mediocrità, a reagire alla banalità, a vivere la carità a dimorare nella pace. Amen
In una stanza silenziosa c’erano quattro candele accese. La prima si lamentava: «lo sono la pace. Ma gli uomini preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere». E così accadde. La seconda disse: «lo sono la fede. Ma gli uomini preferiscono le favole: non mi resta che lasciarmi spegnere». E così accadde. La terza candela confessò: «lo sono l’amore. Ma gli uomini sono cattivi e incapaci di amare: non mi resta che lasciarmi spegnere». All’improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse: «Ho paura del buio». Allora la quarta candela disse: «Non piangere. lo resterò accesa e ti permetterò di riaccendere con la mia luce le altre candele: io sono la speranza».
PARABOLA EBRAICA

O Dio, tu sei la sorgente di ogni bene. Veniamo a te per invocare la tua misericordia.
A Te ci rivolgiamo attraverso l'intercessione di San Francesco, Lui che ha attraversato le barriere della paura per l'altro, Lui che si è fatto balsamo per lenire le ferite della sofferenza per stare accanto ad ogni uomo.
O Dio Tu hai creato l’universo con armonia e bellezza, ma noi con il nostro orgoglio abbiamo distrutto il corso della Natura e provocato una crisi ecologica  colpisce la nostra salute e il benessere della famiglia umana. Per questo ti chiediamo perdono.
O Dio, guarda con misericordia alla nostra condizione oggi che siamo nel mezzo di una nuova epidemia virale. Fa che possiamo sperimentare ancora la tua paterna cura. Ristabilisci l’ordine e l’armonia della Natura e ricrea in noi una mente e un cuore nuovo affinché possiamo prenderci cura della nostra Terra come custodi fedeli.
O Dio, affidiamo a te tutti gli ammalati e le loro famiglie. Porta guarigione al loro corpo, alla loro mente e al loro spirito, facendoli partecipare al Mistero pasquale del tuo Figlio. Aiuta tutti i membri della nostra società a svolgere il proprio compito e a rafforzare lo spirito di solidarietà tra di loro. Sostieni i medici e gli operatori sanitari in prima linea, gli operatori sociali e gli educatori. Vieni in aiuto in maniera particolare a quanti hanno bisogno di risorse per salvaguardare la loro salute.
Noi crediamo che sei Tu a guidare il corso della storia dell’uomo e che il tuo amore può cambiare in meglio il nostro destino, qualunque sia la nostra umana condizione. Dona una fede salda a tutti i cristiani, affinché anche nel mezzo della paura e del caos possano portare avanti la missione che hai loro affidato.
O Dio, benedici con abbondanza la nostra famiglia umana e disperdi da noi ogni male. Liberaci dall’epidemia che ci sta colpendo affinché possiamo lodarti e ringraziarti con cuore rinnovato. Perché Tu sei l’Autore della vita, e con il Tuo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, in unità con lo Spirito Santo, vivi e regni, unico Dio, nei secoli dei secoli. Amen
(Libero adattamento della preghiera divulgata dalla Chiesa di Hong Kong) 
«La vita consacrata, se resta salda nell’amore del Signore, vede che la povertà non è uno sforzo titanico, ma una libertà superiore, che ci regala Dio e gli altri come le vere ricchezze. Vede che la castità non è una sterilità austera, ma la via per amare senza possedere. Vede che l’obbedienza non è disciplina, ma la vittoria sulla nostra anarchia nello stile di Gesù» (Papa Francesco)
Ti ringrazio, Padre, per questo nuovo giorno. Donami la forza per affrontare gli impegni che mi aspettano. Aiutami a condividere costruttivamente con prudenza, a superare le difficoltà e ad essere amorevole.
Ti offro questo povero cuore che per tua bontà ha avuto buoni affetti; ma è troppo debole e insignificante per riuscire a fare il bene che vorrebbe, se non lo sostieni con la tua celeste benedizione; io te la chiedo, rimani con me, anima le mie azioni, le mie parole e i miei pensieri e per i meriti di Gesù tuo Figlio, mio Signore, possa contribuire al tuo Regno di pace e di amore e sia sempre fatta la tua volontà. 
Amen.

LA PAURA DI CAMBIARE (don Fabio Rosini)
“Siate pronti con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese”: è il capitolo XII del Vangelo di Luca. Vivere pronti a uscire, pronti a partire, vivere pronti a seguire il Signore Queste erano le norme della Pasqua. La Pasqua, come è raccontata nel capitolo XII del libro dell'Esodo, è la storia di una liberazione inaspettata. Bisogna stare una notte pronti a partire, pronti a lasciare le cose, pronti a togliersi di mezzo, perché Dio ci chiama da un'altra parte.
Mai assolutizzare i luoghi, mai assolutizzare i possessi, mai assolutizzare le situazioni: bisogna essere sempre con i fianchi cinti, perché tanto viene sempre il giorno del Signore che non è necessariamente il giorno della morte, ma il giorno in cui muoiono le cose, il giorno in cui finisce un'epoca. Quanta gente che sta lì in cose che deve lasciare, da cui deve allontanarsi. Quanti fidanzati che perpetrano l'assurdità di continuare un fidanzamento fuori luogo, vecchio e ormai stantio, che non porterà al matrimonio e lo sanno.
Quante persone attaccate ad operazioni che sono da ristrutturare completamente. Quante volte siamo affezionati alle nostre domande infantili, alle nostre ricerche di bimbi e chiediamo alla vita che risponda a domande antiche. Ma la vita non risponde a quelle domande: la vita è nuova, la vita ci destabilizza. Il Signore ci chiama a lasciarci stanare dalle nostre buche, dai luoghi dove ci rintaniamo.
È interessante che questo verbo che viene usato per Erode, “restò turbato”, viene usato - per altro in maniera ancora più rafforzata, con una particella posta prima del verbo - nel Vangelo di Luca, al capitolo primo, quando l'angelo Gabriele visita la Beata Vergine Maria: “Alle parole dell'Arcangelo Gabriele ella restò turbata”. Succede la stessa cosa pure a lei, solamente che quello sarà il momento della fede.
Cosa sono le destabilizzazioni? I momenti in cui passare alla fede. Cosa sono le cose in cui siamo deragliati? Anche Maria fu deragliata: “a queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto”. È questo l'inizio del racconto del più grande atto di fede della storia. Invece nel testo di Matteo, al capitolo secondo, c’è la storia di un grande rifiuto, di un grande no ad una novità, restando cementati, incollati nei propri possessi e non lasciarsi portare al sublime. E invece occorre lasciare che Dio passi, dire di sì a quello che sta facendo.
Dobbiamo saper accogliere i cambiamenti. Tante volte ci sono persone che restano lì, in un posto che devono lasciare a qualcun altro; tante volte non c'è spazio per i giovani, perché ci sono quelli anziani che non lasciano il loro posto, non fanno crescere, non sono padri, non vedono con gioia che cresce qualcun altro. Così anche Erode vorrà uccidere tutti i contendenti.
Maria farà nascere invece il nuovo re. Maria è colei che lascia spazio alla novità. È colei che si lascia portare alle cose che Dio ha pensato, che entra nel piano sublime di Dio.
(Dalla trascrizione di una meditazione sui Magi, 2° parte, Il turbamento) 
La vera storia della ribelle Bernadette: il biblista Alberto Maggi e quello che non si racconta su Lourdes
Signore, rendi la mia fede:
Piena, senza riserve e che essa penetri nel mio pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane.
Libera, che abbia il concorso personale della mia adesione, accetti le rinunce ed i doveri che essa comporta e che esprima l’apice decisivo di una personalità che ti sceglie ogni istante.
Certa, d’una sua esteriore congruenza di prove e d’una interiore testimonianza dello Spirito Santo, certa di una sua luce rassicurante, d’una sua conclusione pacificante, d’una sua assimilazione riposante.

Forte, non tema le contrarietà dei problemi, onde è piena l’esperienza della nostra vita avida di luce; non tema le avversità di chi la discute, la impugna, la rifiuta, la nega; ma si rinsaldi nell’intima prova della Tua verità, resista alla fatica della critica, si corrobori nella affermazione continua sormontante le difficoltà dialettiche e spirituali, in cui si svolge la nostra temporale esistenza.

Gioiosa, dia pace e letizia al mio spirito, e lo abiliti all’orazione con Dio e alla consacrazione con gli uomini, così che irradi nel colloquio sacro e profano l’interiore beatitudine del suo fortunato possesso.
Operosa e dia alla carità le ragioni della sua espansione morale, così che sia vera amicizia con Te e sia in Te nelle opere, nelle sofferenze, nell’attesa della rivelazione finale, una continua testimonianza, un alimento continuo di speranza.
E soprattutto Signore, fa' che la mia fede sia:
Umile e non presuma fondarsi sull’esperienza del mio pensiero e del mio sentimento; ma si arrenda alla testimonianza dello Spirito Santo, e non abbia altra migliore garanzia che nella docilità alla Tradizione e all’autorità del Magistero della santa Chiesa. Amen. 
...con una vita santa daremo “sapore” ai diversi ambienti e li difenderemo dalla corruzione, come fa il sale; e porteremo la luce di Cristo con la testimonianza di una carità genuina. Ma se noi cristiani perdiamo sapore e spegniamo la nostra presenza di sale e di luce, perdiamo l’efficacia. Ma che bella è questa missione di dare luce al mondo! E’ una missione che noi abbiamo. E’ bella! E’ anche molto bello conservare la luce che abbiamo ricevuto da Gesù, custodirla, conservarla. Il cristiano dovrebbe essere una persona luminosa, che porta luce, che sempre dà luce! Una luce che non è sua, ma è il regalo di Dio, è il regalo di Gesù. E noi portiamo questa luce. Se il cristiano spegne questa luce, la sua vita non ha senso: è un cristiano di nome soltanto, che non porta la luce, una vita senza senso... E’ proprio Dio che ci dà questa luce e noi la diamo agli altri. Lampada accesa! Questa è la vocazione cristiana. (Papa Francesco)
E’ ufficiale: San Leopoldo Mandic nominato patrono dei malati di cancro
Signore, tu sei la mia luce;
senza di te cammino nelle tenebre,
senza di te non posso
neppure fare un passo,
senza di te non so dove vado,
sono un cieco
che pretende di guidare un altro cieco.
Se tu mi apri gli occhi, Signore,
io vedrò la tua luce,
i miei piedi cammineranno
nella via della vita.

Signore, se tu mi illuminerai
io potrò illuminare:
tu fai noi luce nel mondo. Amen.

(Card. Carlo Maria Martini)
L'amico è quella persona che custodisce il nostro anima (R. Cheib, Famiglia Cristiana) 
Preghiera allo Spirito Santo
(Paolo VI)
Vieni, Spirito Santo.
Tu sei il Vivificatore,
il Consolatore, il Fuoco dell’anima,
la viva sorgente interiore.
Tu sei l’Amore, nel significato divino di questa parola.
Noi abbiamo di te assoluto bisogno.
Tu sei la Vita della nostra vita.
Tu sei il Santificatore che abbiamo ricevuto tante volte nei sacramenti.
Tu sei il tocco di Dio
che ha impresso nelle nostre anime il carattere cristiano.
Tu sei la dolcezza e insieme la fortezza della vera vita cristiana.
Tu sei il dolce ospite della nostra anima.
Tu sei l’Amico per il quale vogliamo avere attenzione interiore,
silenzio reverenziale, ascoltazione docile,
devozione affettuosa, amore forte.
Vieni, o Spirito Santo, rinnova la faccia della terra.
Amen.


"La bellezza del creato è il sorriso della tenerezza che Cristo rivolge a noi tramite la materia. Egli è realmente presente nella bellezza dell'universo. L'amore per questa bellezza deriva da Dio che è disceso nella nostra anima e ritorna a Dio che è presente nell'Universo. Anch'esso è quindi simile a un sacramento" (Simone Weil, Attesa di Dio, p.125)


PER UN ESAME DI COSCIENZA
"Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio.
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5,19-22)
Gli elenchi sono indicativi e non hanno la pretesa di descrivere tutti i casi possibili e immaginabili. D'altra parte toccano le dimensioni fondamentali del nostro agire. Vediamolo a proposito delle opere della carne (o dell'egoismo).
"Fornicazione, impurità, libertinaggio...ubriachezze, orge e cose del genere": sono le azioni in cui l'egoismo si esprime come SBALLO DEI SENSI. Tutto viene finalizzato al piacere: il proprio corpo e il corpo dell'altro. Da possibilità di relazione il corpo diventa strumento da cui ottenere il massimo piacere. I comportamenti richiamati dicono che questa ricerca del piacere per sè, questo egoismo sensuale, si esprime soprattutto in relazione al sesso e alla gola. L'erotismo, reale e virtuale, l'abuso di alcol e stupefacenti sono una cartina al tornasole di una relazione sregolata con i propri bisogni.
"Idolatria, stregonerie": sono le azioni mediante le quali si cerca di accaparrarsi i favori di Dio. L'egoismo si esprime come negazione del vero RAPPORTO CON DIO. Là dove viene meno il giusto rapporto con Lui non resta che il nostro io con la proiezione delle sue paure e dei suoi idoli: allora si tenta di accaparrarsi i favori di Dio con qualche pratica magica. E non c'è bisogno di pensare subito a cose strane, che pur van diffondendosi, ma bastano i nostri inconfessati riti: la candelina per l'esame, la preghierina per trovare l'amore, l'amuleto portafortuna, un occhio all'oroscopo che non si sa mai...
"Inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie": sono le azioni che mirano a DANNEGGIARE L'ALTRO. Il prossimo visto come nemico, come concorrente è l'inevitabile altra faccia dell'egoismo. L'intelligenza, la bellezza, il fascino, la forza dell'altro/a diventano spine nel fianco. Allora l'altro diventa il bersaglio delle nostre frecciate.
Alle opere della carne si oppone il frutto dello Spirito".
(A. Fumagalli, Fiat voluntas tua, pp. 112-113)


Preghiera per la XXVIII Giornata Mondiale del Malato
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28)
Consolati da Cristo per essere noi stessi consolazione degli afflitti
Padre onnipotente, Signore del cielo e della terra,
tu hai rivelato ai piccoli i misteri del regno dei cieli.
Nella malattia e nella sofferenza
ci fai sperimentare la nostra vulnerabilità di fragili creature:
donaci in abbondanza la tua benevolenza.
Figlio unigenito,
che ti sei addossato le sofferenze dell’uomo,
sostienici nella malattia e aiutaci a portare il tuo giogo,
imparando da te che sei mite e umile di cuore.
Spirito Santo, Consolatore perfetto,
chiediamo di essere ristorati
nella stanchezza e oppressione,
perché possiamo diventare noi stessi strumenti
del tuo amore che consola.
Donaci la forza per vivere,
la fede per abbandonarci a te,
la sicura speranza dell’incontro per la vita senza fine.
Maria, Madre di Dio e Madre nostra,
accompagnaci alla fonte dell’acqua viva
che zampilla e ristora per l’eternità.
Amen.

La preghiera di Papa Francesco alla Madonna per difendere l’Amazzonia:

Madre della vita,
nel tuo seno materno si è formato Gesù,
che è il Signore di tutto quanto esiste.
Risorto, Lui ti ha trasformato con la sua luce
e ti ha fatta regina di tutto il creato.
Per questo ti chiediamo, o Maria,
di regnare nel cuore palpitante dell’Amazzonia.
Mostrati come madre di tutte le creature,
nella bellezza dei fiori, dei fiumi,
del grande fiume che l’attraversa
e di tutto ciò che freme nelle sue foreste.
Proteggi col tuo affetto questa esplosione di bellezza.
Chiedi a Gesù che effonda tutto il suo amore
sugli uomini e sulle donne che vi abitano,
perché sappiano ammirarla e custodirla.
Fa’ che il tuo Figlio nasca nei loro cuori,
perché risplenda nell’Amazzonia,
nei suoi popoli e nelle sue culture,
con la luce della sua Parola, col conforto del suo amore,
col suo messaggio di fraternità e di giustizia.
Che in ogni Eucaristia
si elevi anche tanta meraviglia
per la gloria del Padre.
Madre, guarda i poveri dell’Amazzonia,
perché la loro casa viene distrutta
per interessi meschini.
Quanto dolore e quanta miseria,
quanto abbandono e quanta prepotenza
in questa terra benedetta,
traboccante di vita!
Tocca la sensibilità dei potenti
perché, se anche sentiamo che è già tardi,
tu ci chiami a salvare
ciò che ancora vive.
Madre del cuore trafitto,
che soffri nei tuoi figli oltraggiati
e nella natura ferita,
regna tu in Amazzonia
insieme al tuo Figlio.
Regna perché nessuno più si senta padrone
dell’opera di Dio.
In te confidiamo, Madre della vita,
non abbandonarci
in questa ora oscura. 
Amen.

Papa Francesco: “la vecchiaia non è una malattia”, “andate a cercare gli anziani che vivono soli”

Attraverso Gesù possiamo dare un nome chiaro al male, e vincerlo (Epicoco):
Sarebbe interessante prendere dalla pagina del Vangelo di oggi il chiaro elenco di come il male si manifesta concretamente nella nostra vita. L’occasione è data dall’incontro che Gesù fa con l’indemoniato di Gerasa: “Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre”. Quante volte la nostra vita sembra consumarsi nei sepolcri, e cioè sentendo che quello che viviamo sa di morte più che di vita. Non a caso usiamo parole del tipo: mi sento mortificato, sento la morte dentro, mi sembra come se non ci fosse più nulla d’interessante da vivere. Il male fa esattamente questo: ci fa vivere circondandoci dalla sensazione di morte. Il secondo sintomo del male è l’incapacità dei legami, delle relazioni: “nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi”. Senza legami, senza relazioni la nostra vita risulta alienata. Sono i legami che ci costringono a tenere i piedi per terra. Ma quando il male si affaccia dentro la nostra vita la prima cosa che fa è far ammalare le nostre relazioni. Se tu sei diviso dagli altri in realtà sei solo. E se sei solo sei vulnerabile, manovrabile, fragilissimo. Il terzo sintomo è essere noi stessi la mano che ci fa del male: “Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre”. È una faccenda scandalosa che raramente accettiamo, e cioè che i primi responsabili della nostra sofferenza siamo noi stessi. Infatti molte volte creiamo da soli le condizioni per soffrire, e quando ci viene proposta una via d’uscita facciamo di tutto per non prenderla. Così da una parte gridiamo aiuto, ma dall’altra facciamo in modo che nessuno possa davvero aiutarci. Gesù è colui che ha il potere di liberarci da un male così.

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