Omelia di Pasqua (e del giovedì santo). Auguri a tutti!
PASQUA (veglia pasquale)
La notte profonda scaturita dalla morte violenta,
ingiusta inflitta al nostro Signore è illuminata dalla fede che il Signore ha
vinto la morte, che ci ha aperto, testimoniato e mostrato la strada della vita
eterna, della vita divina che dona a noi.
È notte anche per quel gruppo di donne che non si
arrendono, si avviano al Sepolcro per onorare il corpo di colui che hanno
amato e da cui si sono sentite amate, di colui che ha saputo loro parlare di
Dio in modo nuovo, autorevole, intimo: un Padre che vuole la vita, la libertà,
la gioia di noi suoi figli.
La notte, come la nebbia, avvolge anche il nostro mondo con guerre, ingiustizie, desolazioni, violenze, disperazione. Ma la
notte è rischiarata da una luce potente, l’egoismo può essere vinto da chi
accoglie l’amore del Risorto che ha vinto la morte. L’amore è più forte della
morte. L’amore ci dona la vita piena ed eterna, luminosa e beata. Dio è amore e
noi abbiamo creduto e in qualche momento sentito, sperimentato il suo amore per
noi.
Con la croce e poi con una grande pietra hanno
cercato di sigillare quella voce per molti fastidiosa, perché metteva in
discussione privilegi e certezze di comodo, in particolare di chi esercitava (a
proprio vantaggio) il potere religioso e politico. “Mettiamoci una pietra sopra”,
facciamo come se non fosse mai esistito colui che molti credevano essere il
Messia atteso, il Cristo, l’unto del Signore.
La "pietra che sigilla il sepolcro" rappresenta
la paura e la chiusura che possono ostacolare la speranza. La Pasqua è un
invito a superare questa "pietra", a trovare la luce, la vita e la
voglia di continuare a camminare. In particolare chi si sente
"scartato" e chi ha bisogno di speranza.
Scriveva il santo vescovo pugliese, don Tonino Bello:
Vorrei che potessimo liberarci dai macigni che ci opprimono,
ogni giorno: Pasqua è la festa dei macigni rotolati. La mattina di Pasqua le
donne, giunte nell'orto, videro il macigno rimosso dal sepolcro.
Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all'imboccatura
dell'anima che non lascia filtrare l'ossigeno, che opprime in una morsa di
gelo; che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l'altro.
È il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell'odio, della
disperazione del peccato.
Pasqua allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi,
l'inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi, uscito
dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto,
si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la resurrezione di Cristo.
È il primo giorno della settimana: finito il sabato, inizia
il giorno del sole (Sunday dicono gli inglesi) che diventerà il giorno del
Signore Risorto, la domenica (Dominus die), l’inizio di una nuova era
annunciata dai primi cristiani con il grido di gioia condiviso con chi si
incontrava: “Il Signore è veramente Risorto, alleluia”. Colui che è morto
davanti ai nostri occhi si è svegliato dalla morte, è entrato in una dimensione
nuova della vita. Il Padre lo ha resuscitato. È apparso ai suoi. Ha immesso nel
cuore dubbioso, timoroso e angosciato dei suoi discepoli uno Spirito di vita
che li ha resi credenti e credibili, entusiasti e coraggiosi, pronti (e a volte
desiderosi) a dare la loro stessa vita come ha fatto il loro Signore. Si è
svegliato, svegliamoci da questa vita assopita!
“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”: Gesù,
annunciano gli angeli, è “colui che è vivo”, il Vivente e colui che vivifica e che
ci dona la vita eterna.
Lui c’è, ma è altrove, è più avanti, cercatelo dappertutto
ma non fra le cose morte, è in giro per le strade, bussa alle case, aspetta che
gli si apra.
È risorto! E lo dicono con un verbo umile e concreto: Si è
svegliato. Non sanno come dire la risurrezione, e allora Luca, Marco, Matteo
usano i verbi del mattino, quando riprendiamo vita, lavori, amori, gioie e
fatiche.
Le donne, gli apostoli (increduli) e san Pietro:
Gli ebrei non credono nella testimonianza delle donne. Così
anche i discepoli rimangono increduli. Eppure l’annuncio pasquale è affidato
proprio ad alcune donne. I Vangeli non temono di affidare a loro il messaggio
più importante e incredibile della vicenda di Gesù. Pietro tuttavia va a
verificare. Vede la tomba vuota e i teli che coprivano il corpo martoriato di
un defunto che non è lì.
La fede, per Pietro e per noi tutti, cresce camminando, la
fede richiede un percorso fatto anche di cadute e di nuovi slanci, di dubbi e
incomprensioni, ma anche di intuizioni e piccole luci. Il Signore Risorto
cammina con noi, ci dona il suo Spirito perché ci insegni la verità tutta
intera, perché sia nostro Maestro e renda noi autentici e umili discepoli
desiderosi di imparare e di comprendere qualcosa di quanto è immensamente
incomprensibile.
L’augurio è che questa Pasqua ci faccia rotolare le nostre
pietre, ci immetta vita interiore, ci renda credenti e credibili testimoni di
un Dio vivo e vivificante che è presente in mezzo a noi.
Buona Pasqua.
Giovedì santo
La solenne celebrazione di oggi apre ufficialmente il Triduo
Pasquale, cioè ci introduce nella Pasqua di nostro Signore, mettendo al centro
l’Istituzione dell’Eucaristia (la Messa) e, di conseguenza, dei sacerdoti
chiamati a celebrare quanto lui ha compiuto e detto in questa ultima cena pasquale
ebraica a poche ore dal suo arresto, dalla sua passione, morte e resurrezione.
Con questo rito vuole mostrare e vivere un amore senza fine,
ovvero per sempre: per sempre in comunione con noi se noi accogliamo questo
dono e lo viviamo con Lui e tra di noi.
Il pane spezzato e il vino versato e condiviso offrono una
spiegazione di ciò che ricorderemo domani, venerdì santo, giorno della sua passione
e morte. Questi gesti non avrebbero un vero significato se non trovassero poi
pienezza e conferma con la sua passione e morte: è lì che si fa pane/corpo
donato per tutti, vino/sangue versato per la vita eterna di tutti noi.
A sua volta la sua passione e morte acquisiscono il timbro
divino di efficacia e potenza grazie alla sua resurrezione: se Gesù non fosse
risorto noi staremo a ricordare un grande uomo del passato, un martire, un
profeta…ma non colui che ci trasmette vita divina, che ci immette in comunione
col Padre.
Siamo nel contesto di una cena sacra che riunisce per l’ultima
volta in terra gli apostoli col loro maestro. Il cibo è ciò che ci permette di
vivere. Condividere il cibo significa quindi condividere la vita stessa. In
particolare condividere il corpo/sangue di Cristo significa condividere la sua
vita divina, ricevere la sua energia, entrare in comunione con Lui e,
attraverso di Lui, con il Padre e tra di noi.
Quando mette un pezzo di quel pane benedetto e consacrato
nelle mani degli Apostoli e, anche oggi, nelle nostre mani, è come se dicesse: “Sono
io, non temere, mi metto nelle tue mani, mi fido di te e mi affido a te, perché
tu diventi una cosa sola con me”. Ci fortifica e ci rende simili a lui, ci
unisce a lui e tra di noi.
“Avendo amati i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla
fine”: come? Giovanni è l’unico evangelista che non racconta l’Istituzione dell’Eucaristia,
ma in quel contesto racconta di un gesto che ne è la necessaria preparazione:
la lavanda dei piedi degli apostoli, compito riservato ai servi, gesto di amore
concreto, umile, di purificazione.
“Capite quello che ho fatto per voi?” Pietro non lo capisce
e non lo accetta. Non capisce che non possiamo dire di amare se non siamo
disposti di metterci in ginocchio al servizio di coloro che amiamo, che non c’è
amore più grande di chi dà la vita per il bene degli altri. Non si può
accogliere il corpo di Cristo e ignorare gli altri, non si può adorarlo sull’altare
e ignorare i bisogni di chi lui ama.
Inoltre: abbiamo bisogno di lasciarci purificare da Lui per poterlo
accoglierlo pienamente. Abbiamo bisogno del suo perdono per liberarci dei pesi
che ci rendono difficile il cammino. Abbiamo bisogno di amarci, perdonarci,
metterci al servizio, cercare il bene gli uni degli altri… “Anche voi dovete lavare
i piedi gli uni degli altri”.
“Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai
dopo”. C’è bisogno di tempo, di crescere nel rapporto con Dio, di amare, pregare,
alimentarci della sua Parola e del suo Corpo… Se rimanete fedeli a Lui capirete
quello che Lui ha, giorno per giorno, sta compiendo nella nostra vita. Se
rimanete fedeli al suo amore e al comando di amarci. Se vi lascerete lavare i piedi,
alimentare…