Benedizione delle coppie gay: si e/o no
Ultimo passo in avanti è il nuovo rituale per le benedizioni che comprende anche le coppie gay. Come sempre c'è chi esulta e chi critica severamente. Chi esulta lo fa perché vede in questo passo una ulteriore segnale di accoglienza per tutti i credenti, senza eccezioni. Chi critica lo fa non solo in nome della Tradizione, ma anche secondo un ragionamento del tipo: si può benedire (dire bene) ciò che si ritiene un male (la relazione omosessuale) ? L'importante - si difendono i promotori - è che non si parli di matrimonio, ma -appunto - solo di benedizione.
Scrive don Tonio Dall'Olio (Mosaico di Pace):
Si benedicono le auto, i negozi e persino le armi. Si benedicono gli oggetti inanimati, le case, i monili. Nessun ministro di Dio ha mai negato una benedizione durante l'inaugurazione di un'attività commerciale di qualsiasi tipo. Per questo restava del tutto incomprensibile perché si continuasse a negare una semplice benedizione ad alcune categorie di persone. Peraltro a benedire non sono certo i preti ma Dio stesso, tant'è che si invoca la Sua benedizione. E c'è qualcuno che, in cuor suo e in tutta sincerità, si sente di affermare che Dio volti le spalle all'amore di due persone? Peraltro la benedizione di per sé non è l'autenticazione, ovvero la certificazione di uno stato, piuttosto è l'invocazione che si rivolge a Dio perché guardi con benevolenza, sostenga, accompagni, protegga… E allora la decisione di benedire anche le coppie cosiddette irregolari e quelle dello stesso sesso, riconduce finalmente l'atto del benedire nel solco del suo significato originario liberandolo dal controllo censorio, quasi poliziesco, del clero. Senza dimenticare che ci sono più che tracce di culture, civiltà e tradizioni in cui a benedire è il capofamiglia, la madre, la nonna. Viva, dunque, la liberazione della benedizione.
Dalla parte opposta Costanza Miriano (su Facebook):