L'oratorio aperto per ferie
Anche questa estate si è rinnovata la magia di vedere l'oratorio ripopolarsi di adolescenti e di bambini. Ma è solo un'occasione che scivola nella loro vita senza lasciare tracce? Avvenire ha dedicato in questo mese diversi articoli al fenomeno e Settimana news parla di "Oratorio nudo"...
Analisi. Siamo stati due mesi coi giovani degli oratori: leggete cosa abbiamo scoperto
...il rischio è quello di vedere l’oratorio in un’ottica protettiva (così un adolescente non sta in giro per strada e incontra brutte compagnie), o alternativa (così un adolescente non sta davanti allo schermo tutto il giorno). Don Bosco, santo inventore degli oratori, ci regala un’altra ottica: quella preventiva.
Essa parte da molto lontano, non si focalizza sui problemi emersi, ma sul preparare un terreno fertile e fecondo su cui far crescere i semi dell’adolescenza da far fiorire. Ma quali “problemi che non si sono ancora creati” possono risolvere le esperienze in oratorio? Ne elenco tre, senza la pretesa di essere esaustivo. Il primo sono sicuramente le relazioni tra pari, con gli adulti e con i più piccoli. Relazioni che si sviluppano senza un fine ultimo (ad esempio, gli allenatori per vincere il campionato) ma solo per il gusto di stare insieme. Il secondo è la scoperta di sé stessi, mettendosi alla prova in situazioni sfidanti: la fatica dello stare con i più piccoli o di compiere una camminata, le situazioni in cui possono emergere domande di senso fondamentali per la loro vita, scoprire i propri limiti e talenti. Il terzo è la responsabilità. In poche altre esperienze un adolescente può avere l’occasione di prendersi delle responsabilità (ad esempio, sull’organizzazione dell’oratorio estivo) verso gli altri (nella condivisione di tempi e spazi in vacanze comunitarie) e verso sé stessi (avendo occasione di fermarsi e riflettere su di sé).
Estate. Che bellezza quei giovani che animano i campi estivi degli oratori
Il sistema oratorio si trova in una situazione di stallo: da un lato aumenta la consapevolezza di dover procedere secondo drastiche logiche riformatrici, dall’altro sembra prevalere ancora la convinzione che il cambiamento possa limitarsi all’ennesimo sforzo adattativo, restando nel solco della tradizione.
“L’oratorio è nudo!”: come nella nota fiaba di Andersen, questa immagine provocatoria descrive la sua situazione attuale. Un’immagine forte che evidenzia il venir meno dei pilastri su cui si fondava il “mito” dell’oratorio: la figura carismatica del sacerdote, il protagonismo giovanile, il radicamento territoriale e l’identità cristiana condivisa.
A partire da questa consapevolezza nasce Campo Base. L’oratorio che verra?, un testo che invita a procedere con coraggio ad una diversa forma pastorale oratoriana giovanile, un nuovo “sogno”, come fu a suo tempo il sogno generativo di San Giovanni Bosco.