Omosessualità e vocazione: il Papa chiede scusa, ma non arretra
L'espressione triviale, probabilmente non compresa nel suo disprezzo, con cui Papa Francesco ha parlato della "troppa frociaggine" nei seminari, ha prodotto molte polemiche, le scuse del Papa e alcune interessanti riflessioni a riguardo:
Avvenire: I gay nei seminari, il Papa si scusa: «Mai inteso offendere»
Ad ogni modo la posizione della Chiesa non è cambiata rispetto a questo tema. Si può citare a tal proposito un'istruzione del dicastero vaticano per il Clero del 2005, nel pontificato di Benedetto XVI. In quel documento c’era scritto che «la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al seminario e agli ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay».
L’istruzione è stata confermata nel 2016 con papa Francesco. L’argomento non è nuovo neanche in ambito Cei con i vescovi che stanno rivedendo la ratio formativa dei seminari stessi. E persino nei dialoghi a porte chiuse con Francesco. Nel 2018 l’allora cardinale presidente Gualtiero Bassetti fece intendere di non essere favorevole, anche sulla base della sua lunga esperienza di educatore in seminario e riferì le raccomandazioni del Papa per una oculata scelta dei candidati al sacerdozio. Nihil novi, dunque.
Costanza Miriano su Facebook:
A me dispiace che l'espressione usata dal Papa sia stata diffusa. Mi dispiace se qualche persona che prova attrazione verso lo stesso sesso si sia sentita ferita. Credo che i presenti avrebbero dovuto, come i figli di Noè davanti alla nudità del padre, distogliere lo sguardo e coprire il padre con un lenzuolo, e non diffondere.
D'altra parte però penso che sia un bene che il giudizio della Chiesa sia stato alfine ribadito chiaramente, perché ogni espressione del Papa era stata usata finora in modo disonesto. Quando disse "chi sono io per giudicare un omosessuale che cerca Dio?", la parte "che cerca Dio" è stata costantemente omessa, e tutta la carità che la Chiesa ha verso chi ha una ferita è stata usata in modo disonesto per negare l'esistenza di quella ferita.
Sicuramente alcune espressioni ambigue, come in Fiducia Supplicans, avevano contribuito ad alimentare la confusione, e i militanti (anche quelli dentro la Chiesa) avevano avuto gioco facile a gettare legna sul proprio fuoco. Quindi alla fine questo chiarimento rimette qualche punto fermo, al netto delle ferite.
Chi dice che gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso sono intrinsecamente disordinati non è omofobo, ma ribadisce semplicemente la Verità che la Chiesa propone all'uomo. Cerchiamo di farlo sempre con carità, e senza ferire.
Vita: Francesco e l’omosessualità: la verità oltre i meme